talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

23 maggio 2011

Rastaman sotto casa


L’altra sera ero davanti al negozio del signor Carlo, il vinaio sotto casa, con Pietro nel passeggino. Stavamo facendo due chiacchiere, la Giusy era dal macellaio lì di fianco. A un certo punto è arrivato uno dei tanti beoni sbevazzatori che comprano il vino sfuso o la birra dal signor Carlo e che poi bevono seduti lì di fianco, sul gradino vicino al negozio di massaggi cinesi in via Boiardo. Stava per entrare, quando Pietro dal passeggino lo guarda e gli chiede al beone ma come ce li hai i capelli?

Il tizio si ferma, io e il signor Carlo ammutoliamo, io penso che magari il beone si arrabbia, e invece risponde con un’altra domanda, rivolto al passeggino dice You know rastaman? Il clima di tensione si stempera, meno male che non gli ha chiesto perché sei nero? Una volta l'ha fatto, con un altro tizio per strada. Meno male che non se l'è presa.

Il tizio, sui cinquant’anni, ha i capelli rasta più rasta di San Giovanni. Pietro li guarda, i capelli treccina, il tizio rasta man si china sul passeggino e gli fa toccare la matassa di treccine al bambino, che ovviamente ci sguazza. E continua la conversazione, You know Bob Marley? You know rastaman? Io lo guardo e sorrido, sono senza parole, Pietro continua a smanacciare nella matassa, io mi immagino una piantina di marjuana che gli cresce in tempo reale nelle manine. Alla fine, il signor Carlo si riprende e lo porta dentro, Bob Marley, e gli dà le sue Peroni.

Poi, Bob Marley esce, si va a sedere con i suoi colleghi sul gradino di fianco, davanti alla saracinesca abbassata vicino alla massaggiatrice cinese, un’altra amica di Pietro, lui è l’unico nel quartiere che riesce a parlarle anche se il suo italiano è un misto incomprensibile di mandarino e romanesco.

Poi, la Giusy esce dal macellaio, andiamo dal signor Carlo a comprare l’acqua e una torta al cioccolato Montebovi, passiamo davanti al gruppetto di beoni e siamo diventati i loro migliori amici, tutti fanno festa a Pietro, che li saluta e continua a parlare con Bob Marley, io dico a Giusy che appena entriamo in casa bisogna disinfettare le mani del bambino, perché ha messo le mani in quella matassa, lei dice che ci passerà sopra l’ammoniaca.

Il giorno dopo, domenica mattina, esco con Pietro in bicicletta per andare al solito giro al Carlo Felice e scopro che siamo diventati i migliori amici dei rastaman di via Boiardo. I tre del giorno prima, Bob Marley e altri due neri uno col cappellino e i capelli rasati e l’altro con i riccioli, salutano Pietro come se fosse un rastaman pure lui, fra un po’ gli offrono la boccia di Peroni. Gli dicono di stare attento alle buche del marciapiede in bici, e non sono poche. Lui li saluta come se fossero i suoi migliori amici e gli stessero per fare le extension e mi dico, meglio amici che nemici i rastaman.

I rastaman sono diventati i padroni del gradino sotto casa da un po’ di tempo. Hanno sfrattato quelli di prima, gli zingari che chiedono l’elemosina intorno alla Basilica che anche loro si riforniscono dal signor Carlo di vino sfuso dei Castelli. Ma detto fra noi i rastaman sono più simpatici.

Non è la prima volta che Pietro fa amicizia con qualche sbandato. Lui parla con tutti, l’altra volta stavamo andando al Carlo Felice, lui bardato con la sua bici di Spiderman e il caschetto dell’Uomo Ragno e le ginocchiere e le gomitiere dell’Uomo Ragno – ci metto più tempo a bardarlo che a farlo andare in bici – e ha visto da lontano un altro semi sbandatello zingaro, che vive qui davanti e tutti lo conoscono nel quartiere, lo hanno adottato, perché lava la macchina a chiunque. Sono diventati amici e ogni volta che si incrociano Pietro si ferma e parlano. L’altra volta voleva portarseli al bar del Carlo Felice, lui e un altro amico suo, per fortuna alla fine se ne sono andati. Ma detto fra noi è una bella fortuna che il bambino si faccia ben volere da tutti, belli e brutti.

Anche se a volte è un po’ imbarazzante: una volta a uno di questi senza tetto gli ha chiesto perché sei senza denti? Perché hai i denti rotti?. Per fortuna è intervenuto un altro e gli ha risposto che lui è senza denti perché non ha i soldi per rifarseli nuovi. E poi continuava a chiedermi perché non ha i soldi per rifarsi i denti? Perché ha i denti rotti? Belin, non sapevo cosa rispondergli.

Un’altra domanda che gli piace fare in giro in bici è ma tu sei vecchio? Ma tu sei vecchia? Per fortuna i vecchietti non se la prendono mai, anzi. Gli piace e poi raccontano un sacco di cose. Una volta ha visto un vecchietto col bastone, in cima ad una scalinata, il vecchietto se l’era appena fatta tutta in salita e aveva il fiatone, vicino a Colle Oppio. Era appoggiato ad una ringhiera, in cima alla scalinata, aveva il fiatone. Pietro gli ha chiesto: ma tu sei vecchio? Perché sei vecchio? Il vecchietto ha detto sì, sono vecchio, col fiatone, e sua moglie lì dietro giù a ridere, sì è vecchio, la bocca della verità.

L'altra volta siamo usciti dal Carlo Felice, lui era sulla bici di Spiderman, siamo passati davanti ad una panchina, e lui si è messo a urlare ma quello è il nonno Gimmi!!! Il tizio è un malato mentale, che stava seduto sulla panchina in via Carlo Felice, e vagamente assomiglia a mio padre, hanno gli stessi capelli bianchi con la riga da una parte. Gli ho detto no, non è il nonno Gimmi, ma gli assomiglia molto.

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14 maggio 2011

Passeggiata a China Town


L’altra settimana sono andato al Mc Donald’s di Termini, quello dentro, di fronte ai binari. C’era un sacco di gente, era domenica, in coda davanti a noi c’erano dei ragazzi con i borsoni del Cesena Calcio, erano gli unici italiani insieme a noi lì in coda. C’erano un sacco di stranieri, ma a occhio e croce non erano turisti. Un sacco di tunisini, filippini, indiani, srilankesi che prendevano la confezione per i bambini, quella con dentro la sorpresa.

Io al bambino gli ho preso il chicken mc’nuggetts, una confezione da nove, di solito se ne mangia sei ma quella sera aveva fame e se li è mangiati tutti, insieme alle patatine. Il succo non gli piaceva all’arancio, ma non c’erano altri gusti e le bevande gassate non gli piacciono, così non ha bevuto. Peggio per lui, per fortuna mentre tornavamo a casa abbiamo incontrato gli amici al bar e si è bevuto l’acqua.

Se ti guardi intorno un po’ bene intorno a Termini il 50% della gente se non di più non è italiana, l’Esquilino è un posto dove le vie dovrebbero avere i nomi in cinese, ci stavo pensando oggi mentre camminavamo dietro a piazza Vittorio, lì ci sono più cinesi che romani, ma alla fine anche i cinesi parlano in romanesco. Una volta alle giostre di piazza Vittorio ho visto un ragazzino cinese che parlavo come Totti, aveva la maglia della Roma, di sicuro è più romano lui di me. Belin.

Oggi quando siamo passati dietro a piazza Vittorio c’era un parrucchiere cinese pieno a uovo di gente, c’era la fila di gente che aspettava fuori, faceva impressione, sembrava la coda delle Poste per andare dal parrucchiere. Poi siamo andati al Marconi, il pub è sempre il pub, e quando fa caldo e arriva l’estate la birra del pub è meglio della pubblicità, bella fresca, con l’acquetta gelata sul bicchierone che ti disseta soltanto a guardarla.

Mi sono mangiato una Irish Breakfast, un piattino leggero, due uova, due salsicce, fagioli, bacon, un bel piatto per tutte le stagioni, ero indeciso se farmi invece un super wurstel, ma ho deciso di cambiare un po’ il menù. La cosa bella del Marconi è che quando arriva l’estate te ne puoi stare fuori, ai tavolini d’acciaio, e farti una bella birra gelata e se hai fortuna c’è pure un po’ di vento. Adesso che hanno finito i lavori alla facciata è anche meglio, l’anno scorso c’era l’impalcatura che dava fastidio.

Mentre eravamo seduti lì sono arrivate due donne nere come Seedorf, fichissime, sono entrate, altissime. Belin, all’Esquilino c’è di tutto, figurati che dal Marconi, poco dopo, ho visto un tizio che usciva con la maglietta nera di Casapound, quelli contro i negri e gli stranieri, che all’Esquilino la fanno da padroncini. Chissà se ha visto le due nere che erano sedute al tavolo lì dentro, magari è diventato più progressista. O magari a lui non gli piacciono le nere proprio perché sono nere.

All’Esquilino dopo siamo andati da D’Amore, mi sono fatto un cannolo siciliano da centotrenta grammi, freschissimo, chissà perché mi vengono queste voglie quando ci sono 30 gradi all’ombra, però ho digerito tutto senza intoppi. La Giusy e Tina sono andate nel nuovo negozio di chincaglierie cinesi, lì di fianco da D’Amore, hanno pure fatto shopping. Però si vede che era un cinese particolare, con gusti tutti suoi personali, perché vende roba tutta diversa dagli altri cinesi in zona. Si vede che è un cinese con i suoi gusti, anche i cinesi hanno una loro identità personale. Nel senso che sembrano un po’ tutti uguali, ma forse ai loro occhi anche noi italiani siamo tutti uguali. Questo cinese qui vende delle maschere fichissime, a un euro e trenta, tutte colorate. Non le avevo mai viste in altri negozi cinesi.

Prima, quando eravamo usciti, Pietro ha salutato la cinese che ha il negozio di massaggi nel nostro palazzo. Sulla porta c’è scritto “Massaggi”, era con un uomo e con suo figlio sui dieci anni, era tutta contenta che Pietro l’ha salutata. Ma Pietro saluta tutti per strada. Oggi, poi, gli abbiamo comprato una pistola d’acqua, da un cinese, il tutto mille di via Conte Verde, era vuota ma lui sparava a tutti i passanti. Vecchiette, jogger, indiani, cinesi, italiani, adulti, bambini ecc. Una vecchietta gli ha detto, mi hai colpito, non è vero perché la pistola era vuota, e il jogger gli ha risposto, sparandogli con il dito. Era tutto contento. Eravamo con il suo monopattino, niente bici di Spiderman oggi. Alle giostre di piazza Vittorio qualche giretto si è fatto. Faceva caldo. E orami sotto i portici le bancarelle ci sono sempre, nei weekend.

L’altro giorno Muriel mi ha mandato

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