talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

19 marzo 2006

Cose che capitano


Se dio esiste, oggi non era in Via Merulana. Vi assicuro che l’ho chiamato, non gliele ho certo mandate a dire stamattina. Ma lui non si è sentito, ha alzato le orecchie il coniglio. Magari esagero un attimino, però se dio c’è, come si legge sui cartelli stradali in autostrada (ma è vero che dio c’è è un segno convenzionale perché lì, dove c’è scritto dio c’è sui cartelli o sui muri, c’è lo spaccio di droga?) allora si vede che era da un’altra parte.

Ok, parto dall’inizio. Questa mattina mi sveglio con tutto comodo, è il 3 gennaio, in redazione non c’è un cane, vado al lavoro per fare due o tre cosette. Per questo mi accendo Radio 3, ascolto la rassegna stampa, con calma mi faccio il caffè, yogurt, succo Santal al pompelmo, sigarette, mi faccio la barba, non mi schiaccio il brufolo (sto imparando ad essere paziente, me lo tengo per dopo), mi faccio la doccia, non rispondo al cellulare, e caso più unico che raro, decido di fare due “commissioni”.

Premessa, io le commissioni non le faccio mai, la parola commissioni non fa parte del mio vocabolario, ma in via eccezionale, in una giornata come oggi di nullafacenza completa, decido di darmi un tono e mi faccio un bel programmino. Prima di andare in redazione a non fare nulla, al massimo un po’ di melina a centrocampo, decido che posso (udite udite) andare a ritirare le fotografie al negozio e restituire il dvd del film che abbiamo visto ieri sera. Il raggio d’azione delle mie due commissioni in croce è il marciapiede di Via Merulana, poco dopo il teatro Brancaccio. Ci vado in motorino.

La prima incombenza, ritirare le foto, passa via liscia come l’olio. Entro, mostro lo scontrino, aspetto che due suore honduregne riescano a fare lo spelling del loro nome al negoziante, prendo il pacco di foto del Messico ed esco. Facile.

Faccio venti metri in discesa, verso San Giovanni, arrivo all’altezza del dispenser del noleggio di dvd. Cerco la tessera magnetica, non ricordo bene dove l’ho messa. Frugo nelle diciotto tasche che ho addosso (giaccone, pantaloni, tasche interne, tasche di dietro dei pantaloni) poi in un barlume di lucidità ricordo vagamente che potrei averla messa nel portafoglio. Lo apro e la trovo. Ok.

Infilo la tessera nel buchetto. Non la prende. Invece di leggere sul display, la infilo di nuovo, entra un po’, e qui commetto l’errore. Spingo, così la tessera resta incastrata nel buchetto. Potrei fermarmi lì, ma rincaro la dose. Invece di cercare di sfilarla con le unghie (forse ce l’avrei potuta fare) prendo una moneta da cinquanta centesimi e spingo la tessera ancora più all’interno. La vedo ormai incastrata, troppo in profondità per pensare di poterla estrarre (al massimo ci volevano delle pinzette per farlo). Incastrata.

Un piccolo brivido di panico mi attraversa la schiena partendo dall’osso sacro per arrivare attraverso il midollo spinale all’altezza del collo. Abbasso per caso lo sguardo e leggo distrattamente sul display del marchingegno “rete non disponibile”. Panico doppio.

Sono le undici di mattina, il sole splende in Via Merulana, e dio di certo è a farsi una lampada da qualche parte. Oppure dal parrucchiere, ad aggiustarsi la barba bianca. Prendo atto della situazione. Sono davanti al noleggio dei dvd in via Merulana, sono le undici di mattina, sul cartello sopra la maniglia c’è scritto:

orari d’apertura e chiusura

lunedì – venerdì 11.00 – 13.00

Un piccolo particolare mi ghiaccia il sangue nelle vene. Sopra al numero 11.00 il proprietario del negozio, un hippy con barbetta lunga, capelli alla Sandokan racchiusi in un elastico con coda di cavallo color misto sabbia-olio per trattori, ha aggiunto con un tratto pen rosso una postilla spaventosa: 11.00 circa, con il disegnino di una faccetta che ride, del tutto simile al logo dei verdi o a qualche emoticon del messenger. In pochi secondi mi trasformo in una statua di sale che fuma come un turco in un bar del centro di Istanbul nell’ora di punta.

Sono bloccato in piedi davanti alla vetrina del video noleggio, con in tasca le foto che ho appena ritirato, nell’altra il dvd del film spagnolo “Crimen perfecto”, molto bello tra le altre cose, dello stesso regista del film “La Comunidad”, pellicola spagnola di tutto rispetto, con richiami almodovareschi e colori sparati nella miglior tradizione della filmografia iberica dagli anni ’80 in poi. E aspetto che l’hippy del video noleggio compaia all’orizzonte, manco fosse Gesù che esce dalle acque. Ecco, comincio a pensare a Gesù.

Alle 11.10 la situazione mi è sempre più chiara. Rischio di passare la mattinata lì, in piedi, sul marciapiedi, in attesa che la macchina risputi la mia tessera magnetica, e io possa finalmente levarmi da quella situazione assurda, sgradevole, inattesa, fastidiosa.

Per ammazzare il tempo - la carogna che sento montare sulle mie spalle (“ciao Paolo, tutto a posto?”, mi dice dietro all’orecchio per sfottermi un po’) - fumo. Una, due, tre Fortuna. Intanto, guardo la gente passare e peggio ancora la gente guarda me. Arriva un’americana, che mi chiede quando apre il video noleggio. Le dico alle undici. Ma sono ormai le undici e un quarto. Lei alza i tacchi, va all’edicola, ripasserà alle 11.30 senza fermarsi. Io sono ancora lì.

Arriva un ragazzino sui quindici anni. Aspetta anche lui. Meno male che non sono più solo lì. Il ragazzino dice che il tizio del video noleggio arriverà presto, almeno vengo a sapere che non è in vacanza, la sera prima c’era. “Il negozio era aperto”, dice il ragazzo, che ha un accenno di basette (basette di età puberale) e una quantità di punti neri nelle orecchie che non vedevo così da vicino dai lontani tempi del liceo.

Comincio a camminare in tondo, davanti alla porta a vetri del negozio. Intrattengo una simpatica conversazione sulla difficoltà di indossare una maschera in scena per più di due ore con l’immagine di Sky Walker, che vicino a Obi Uan Chenobi campeggia nel manifesto appeso all’interno del video noleggio. Sky Walker concorda con me che tenere quella maschera nera sul set a volte lo fa sudare, parliamo in inglese, anni e anni di British Council a volte servono. Kerry di “Sex and the City” ride, mi sembra che mi prenda per il culo apertamente dalla foto che la ritrae in primo piano di fianco a quella di “Star Wars Episodio III”.

Mi metto il cuore in pace. Giuro a me stesso che lo aspetterò, l’hippy del video noleggio lo voglio vedere in faccia quando arriverà. Lo voglio frantumare con i raggi laser presi in prestito da Superman, che mi guarda da vicino. Faccio una lunghissima scopata con Angelina Jolie, che in effetti lì in Via Merulana ci stava tutta, scesa dal manifesto con Bred Pitt di fianco.

Mi sposto di qualche metro e compro un altro pacchetto di sigarette (ho fatto le scorte invernali) e alle 11.35, fra un passeggino e l’altro con mamme, nonne, cellulari, sacchetti della spesa al Sir che mi passano davanti senza tregua, arriva una barbona e si mette in mezzo a me e al ragazzo con i punti neri che sembrano pozzi petroliferi dopo un quarto d’ora che li fisso senza sosta. La barbona, che indossa cappello rosso di lana con visiera con scritto “Lourdes” sopra, piumino Ciesse del 1976, raccattato chissà quando e chissà dove, blu scuro, pantaloni di flanella scozzesi, calze multicolor e un paio di scarpe da competizione (rosse, suola gommata alta, anti pioggia dell’81) mi domanda dopo aver guardato dentro, posando il suo carrello della spesa di plastica trasparente, pieno di asciugamani, “è chiuso?”.

Dentro di me prendo un machete e l’ammazzo con un colpo secco che le fa saltare la testa e vedo il cappello con scritto Lourdes sopra volare nell’aiuola dell’albero di Via Merulana. Nella realtà, le dico “sì, aspetto da 35 minuti che apra”. La risposta è pleonastica ma gliela do lo stesso, per dignità, anche se l’ho vista benissimo abbassare la maniglia della porta e verificare con le sue mani che non si apre. Nel frattempo, il mio cellulare squilla tre volte. La chiamata di protesta di una pierre aziendale invece di innervosirmi (deve dirmi che ho scritto delle inesattezze in un articolo del giornale) mi distrae. Almeno posso raccontare a qualcuno cosa mi sta succedendo.

Alle 11.45 vedo Gesù in versione hippy che arriva verso il negozio. E’ lui, uscito da Colle Oppio, lo accolgo manco fosse il messia in persona, penso che allora dio c’è, lo perdono in tempo reale, non mi lamento nemmeno dell’attesa, aspetto che aperta la porta ripristini il collegamento del servizio, infilo la tessera, che nel frattempo il buchetto aveva risputato fuori con naturalezza, inserisco il dvd in una specie di bocca meccanica con un tapit roulant in miniatura che teoricamente dovrebbe riprendersi il dvd ricacciando fuori la tessera. Non funziona, forse il marchingegno non riconosce il codice a barre sull’involucro del dvd, lo riprendo dal rullo in miniatura e lo consegno in mano a Gesù senza dire niente. Alzo i tacchi e me ne vado.