talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

21 aprile 2012

La sindrome di Scerbanenco

Belin, hanno cambiato l'impostazione del blog e lo sto provando per la prima volta. E' un po' diverso, ma ci farò il callo. L'altro giorno stavo pensando al prossimo post da scrivere. Come sempre, quando ci penso troppo poi non lo scrivo. E' meglio quando mi siedo e scrivo senza pensarci troppo. Se no poi alla fine non so cosa scrivere o mi confondo, o mi invescendo o faccio il Pulitzer.

Stavo pensando mentre attraversavo la strada a Sant'Andrea della Valle che volevo scrivere un post sul rapporto fra scrittore e pagina bianca. La pagina bianca è come una pista di sci quando ha appena nevicato, quando tu sei in cima alla discesa e te la godi dall'alto, intonsa, sembra un panettone vergine, dove ci farai le tue serpentine sopra e le disegnerai belle rotonde. Un bel panettone, che poi quando sei sull'impianto di risalita lo guardi dall'alto e riconosci i solchi dei tuoi sci e sei contento.

La pagina bianca è come l'uovo di pasqua al cioccolato, Pernigotti, un secondo prima di romperlo a martellate.

La pagina bianca di fronte allo scrittore è come un duello, un bel duello western e tu sei Klint Eastwood pronto a premere il grilletto alla velocità della luce per ucciderla, sta pagina bianca, e riempirla con le tue cose. E poi soffi sulla canna della colt prima di rimetterla nella fondina, sotto il poncho lurido, tu e la tua barba di sei settimane.

E' un bel match, la pagina bianca, perché se ti arriva il blocco dello scrittore, che alla fine è un po' come il gomito del tennista o il pollice valgo, sono tutti affari tuoi, scrittore. Perché sei tu che non riesci a scrivere, forse soltanto perché non hai il coraggio di lasciare andare le mani sulla tastiera. E lasciale andare ste mani, belin.

Perché alla fine se sei scrittore, resti scrittore anche se non scrivi. Non so se mi spiego, è come uno che sa sciare, continua a saper sciare anche senza gli sci ai piedi, in mezzo al traffico o alla fermata dell'autobus, perché se gli mettessero gli sci ai piedi lui scierebbe anche in via Merulana senza neve. Resti scrittore d'estate, d'inverno, di giorno, di notte sempre. Mica ti passa, non è un mal di testa e di certo non basta l'aspirina per fartelo passare. Il bernoccolo dello scrittore, il gomito del tennista. I piedi a papera. L'occhio di triglia.

Insomma, ci sono un sacco di volte che io scrivo anche se non sto scrivendo, dentro la mia testa, soltanto che poi mi dimentico e non so più scrivere quando sono di fronte al computer. Però, resto sempre uno scrittore, perché dentro la mia testa scrivere ho scritto. Amen.

La pagina bianca per lo scrittore è un po' come tirare un rigore a calcio: vai sul dischetto, devi fare gol. Sei il rigorista anche se lo sbagli. Anzi, a maggior ragione sei il rigorista quando lo sbagli. Certo, se la butti dentro è meglio. "Baresi, der alte Fuchs", diceva il telecronista quando sbagliò dagli 11 metri nella finale del mondiale '94. Belin se l'ha tirato, l'ha tirato fuori.

L'altro giorno, ci stavo pensando e mi sa che anche io ho un po' la sindrome di Scerbanenco, c'è chi scrive il romanzo lungo 800 pagine e chi invece, come Giorgio Scerbanenco, è il maestro del racconto breve e delle idee a raffica. Poi magari se fosse stato in grado di approfondire quello che scriveva diventava un romanziere da paura, però anche così sputaci sopra a Scerbanenco.

L'altro giorno c'era la notizia che al Pulitzer non sono stati in grado di trovare un romanzo da premiare nella sezione narrativa americana. Ora, tutti dicono che la giuria è stata onesta, se non c'era un romanzo degno del premio, meglio lasciare il premio vacante per un anno. Non sono d'accordo, secondo me vuol dire che la giuria non è stata capace di fare il suo lavoro perché sicuramente un romanzo degno del premio c'era. Non hanno cercato abbastanza. Adesso mi voglio comprare il Re pallido di David Foster Wallace, che era in lizza per il Pulitzer, e vedere se non era degno del premio.

Oggi a proposito del Pulitzer mancato sulla Stampa il direttore diceva che la giuria ha fatto bene, che così il premio mantiene il suo prestigio ecc. Non sono d'accordo, perché una partita di calcio resta una partita di calcio anche se le squadre fanno schifo, idem per un romanzo: resta un romanzo anche se non ti piace e se non ti piace non è che dai due premi alla categoria online e lasci vacante la narrativa.