talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

07 luglio 2006

Come quando fai un sogno


Come quando fai un sogno, c’è la persona che conosci bene lì in cinema scope, però ha qualcosa di diverso. Mi è successo stanotte, ho sognato un mio amico, stava ridendo mentre mangiava, portava la camicia a maniche corte, le braccia erano tutte chiazzate di nero. Aveva una macchiatura nera sugli avambracci, era bicolor il mio amico, ma non era un tatuaggio, era proprio bicolor.

Come quando per sbaglio metti il sale nel caffè.

Come quando prendi lucciole per lanterne, che non ho mai capito cosa vuol dire ma ci stava bene qua.

Come quando volti lo sguardo per non vedere che se no stai male, è troppo forte quello che vedi e allora guardi per terra.

Come quando ti compri le scarpe nuove e nel negozio ti sembravano il tuo numero però poi scopri che ti vanno piccole, ma ormai le hai già un po’ sformate allora te le tieni e va a finire che le regali a qualcuno.

Come quando hai fame, apri il frigo, non c’è niente che ti piace ma mangi lo stesso, magari apri la maionese e col cucchiaino raschi le pareti.

Come quando non sai bene cosa c’è che non va ma senti uno spunzone nella pancia, da dentro, come un coltello, da dentro, che ti sta aprendo la pancia, da dentro, hai presente, un coltello, da dentro, che ti apre in due, da dentro, ma la lama non la vedi anche se lo sai, tu lo sai, tu soltanto lo sai, che dentro qualcosa c’è che ti taglia in due.

Come quando hai voglia di cambiare bar. Oggi sono andato a via del Biscione, a farmi un’insalata, arrivi al bancone e chiedi un’insalata per favore, ti riempiono il contenitore di plastica di quella verde, poi tu decidi cosa vuoi aggiungere. Oggi ho scelto l’uovo sodo, la donna dietro al bancone l’ha sgusciato e me l’ha ghigliottinato davanti, era sodo l’uovo, le ho fatto aggiungere le olive nere, no erano verdi, snocciolate. Mi piace questo posto a via del Biscione, prova a scriverlo e vedrai il correttore automatico te lo scrive piscione, belin, ma chi l’ha programmato il correttore automatico del word, un dislessico? Comunque, oggi ci sono tornato a via del Biscione, è la terza volta che ci vado, mi piace perché ci sono gli sgabelli e i tavolini alti di legno e le catene di metallo sotto, negli sgabelli e nel tavolino, poi c’è la tovaglietta con la mappa di Roma, colorata, usa e getta. Poi c’è questa scala ripidissima, di metallo, che ogni volta le donne del bancone salgono su, dentro al tetto, si vede che lassù c’è la dispensa, prendono le vettovaglie, le vedi che entrano nel soffitto, poi scendono, guardo sempre sotto la gonna quando ce l’hanno, come fai a non guardare, hanno le gambe belle bianche, poi salgono veloci, così quando gli scompare dentro la testa, dentro al soffitto, tutti che guardano sotto la gonna, è normale. Poi, paghi e te ne vai, non c’è mai gente, di solito ci sono pochi turisti, romani mai.

Come quando vedi un bel film o leggi un bel libro, che dici perché di lavoro non posso fare quello che guarda bei film e bei libri e poi dici ma non si può mica, poi cosa mi leggo di sera, prima di dormire, che ho letto tutto il giorno bei libri. Un brutto libro magari.

Come quando non vale, ma te ne freghi e cerchi di barare ma lo sai che te lo leggeranno in faccia.

Come quando tiri dritto, per la tua strada, anche se ci sono tante belle deviazioni ai lati, vedi i cartelli, della statale blu, i cartelli blu della statale, non quelli verdi dell’autostrada, e tu svolteresti ad ogni incrocio, però poi tiri dritto e fai finta di niente. Ma la curiosità ti resta, allora fino al casello continui ad immaginare chissà cosa c’era di là, se giravo di là, ma poi ti passa, poi non si può, perché nella statale il casello non c'è belinone.

Come quando ti rendi conto che passa tutto, come un bel risciacquo dei denti, che ti guariscono le gengive infiammate, o come lo sciacquone del cesso, che torna tutto bianco lindo e profumato dopo che lo tiri, finisce tutto là sotto, nei tubi della terra, chissà dove finiscono questi tubi, ma chi li avrà montati tutti questi tubi, come quando ti viene in mente che potresti scioglierti dentro al lavandino del bagno, o nella doccia, e finire anche tu nei tubi, e farti un giro delle tubature sotto terra a vedere com’è, magari c'è buio però mi porto la torcia elettrica non sono mica scemo che ci vado così al buio.

Come quando passo in via Merulana, angolo largo Brancaccio, e c’è sempre puzza di piedi, mi volto sempre per vedere se c'è un piedone, non c'è mai, ma la puzza resta mefitica chissà perché c'è soltanto lì.

Come quando chiedo una lager e mi portano una Bulldog e me la bevo lo stesso anche se non mi fa impazzire perché non ho voglia di polemizzare con il cameriere e me la faccio piacere perché se no poi tutti mi dicono che sono un rompipalle, che lo sono lo stesso, non chiamo il cameriere solo per pigrizia e poi sono timido.

Come quando mi sono reso conto che i peperoni, soprattutto alla griglia, non è che mi fanno proprio schifo ma è difficile ammetterlo perché ho sempre detto a tutti che i peperoni mi fanno cacciare e ho anche fatto delle scene apocalittiche quando arrivava la peperonata che adesso invece lo confesso me la mangerei volentieri ma non posso mica ordinarla, se no chissà cosa succede.

Come quando l'altra volta quasi di nascosto mi sono mangiato il pollo con i peperoni, al ristorante, non l'avevo ordinato io, l'aveva avanzato una di quelle anoressiche, io mi ero fatto una amatriciana olimpionica ma avevo ancora fame, nessuno se lo cagava quel piatto di pollo con i peperoni allora ho preso due piccioni con una fava che mi fa schifo scriverlo due piccioni con una fava però ci stava bene qua.

Come quando ho deciso che i cachi sono il mio frutto preferito, anche se le ciliegie detto fra noi gli fanno il culo ai cachi, ma non lo dico a voce alta così non si montano la testa le ciliegie.

Come quando vado a letto, leggo, sento la sindone del mio corpo che si imprime sulle lenzuola dell’Ikea e lasciano quell’odore quasi solido di traspirazione corporea. Sembra che là sotto si formi la mia controfigura, come un trasferello, in due dimensioni.

Come quando sei in ascensore e ti viene da scoreggiare ma te la tieni ancora per tre piani. Non fare agli altri quello che non vorresti facessero a te.

Come quando vado in motorino, sento le buche sulle ruote ma ormai sono tutt’uno con i sampietrini e in realtà non sento più niente.

Come quando mi sogno la donna vestita di bianco che cade dal balcone ma non muore perché al piano di sotto il cornicione è molto largo, è un sogno, e quindi si salva e torna al piano di sopra come se niente fosse.

Come quando ho deciso che non ho più voglia di odiare nessuno, ma è difficile, sono uno caldo io, e a volte l’odio mi sgorga dai pori, sembra sudore, sudo odio a volte, come quando bevevo solo alcol puro e mi puzzavano le ascelle di vodka.

Come quando torno a casa e invece vorrei andare in Islanda. Prima o poi ci vado in Islanda, mi prendo una nave dalla Norvegia e mi faccio la crociera nel mare del Nord. In Islanda i cognomi finiscono tutti in dotter, figlia di, come quando l’altra volta ero al bar e-

1 Comments:

At 1:09 AM, Anonymous vale said...

mi piace come, quello, quando...scrivi

 

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