talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

15 giugno 2006

Due ore libere


Ieri sera avevo due ore libere dopo il lavoro. Sono uscito alle 19.00 più o meno e avevo appuntamento alle 21.30 con Raffo e sua cugina. Due ore possono diventare due anni se ti gira male. Mi sono bevuto un paio di birre. Anzi tre. Ho girato tre locali diversi, soltanto dopo mi sono reso conto che i bar dove mi sono fermato erano tre tappe mie interne, di un percorso personale.

Non so se vi capita mai di rendervi conto soltanto dopo che non avete fatto casualmente quello che avete fatto ma che dietro è come se ci fosse una regia. Non si sa bene chi sia il regista, ma sembra che ci sia. Nel primo bar, a Campo dei Fiori, ci avevo discusso con mio fratello qualche tempo fa. Una discussione in piena regola, con tanto di diverbio e sua mancata soluzione.

Nel secondo bar, dal Faraone a Piazza Madonna dei Monti, tempo fa ci avevo ricevuto una telefonata al fulmicotone, con lite annessa e smadonnamenti allegati. Anche lì la disputa era finita male, senza soluzione positiva del diverbio, anzi, con una rottura in piena regola dei rapporti.

Seduto al tavolino fuori di questi due bar si erano consumate delle situazioni insanabili. Avevo tentato di sanarle, senza riuscirci. Si vede che il paesaggio che guardavo mentre combattevo a quattr’occhi con mio fratello e quando consumavo la rottura telefonica con questa persona mi era rimasta nel background della testa. Non so se mi spiego, però risedendomi negli stessi bar è come se il paesaggio che aveva fatto da sfondo a queste due rotture brucianti per me mi riportasse alla mente qualcosa di spiacevole. Ma non capivo che cosa. L’ho capito oggi, per questo lo sto scrivendo.

Ieri, seduto a Campo dei Fiori, con la statua di Giordano Bruno davanti agli occhi, senza saperlo stavo ripercorrendo con gli occhi le stesse immagini che vedevo mentre discutevo con mio fratello. Idem con la fontana di Madonna dei Monti, con il kebabbaro all’angolo, con i bambini che giocavano intorno alla fontana. Con la donna dai capelli neri che troneggia sempre a Madonna dei Monti, quella attraente e molto femminile, che si trovava sempre lì quella volta che chiudevo questa telefonata quasi urlando con questa persona che da allora non ho più sentito.

Adesso capisco meglio perché quando vedo questa donna dai capelli neri e il suo cane non sono più così contento. Non sono contento perché mi riporta alla mente quella spiacevolissima chiamata telefonica. Non è certo colpa della donna se casualmente si trovava nella mia visuale mentre subivo uno dei più violenti attacchi di bile della mia vite. D’altra parte, non posso certo dimenticare che ci fosse proprio lei sotto i miei occhi quel giorno di merda, al Faraone, con la birra davanti, mentre ricevevo questa chiamata del cazzo.

E dentro di me ho cercato invece di recuperare l’immagine che avevo di questa donna prima di questo spiacevole episodio. Di ricordare la sensualità di questa donna, che abitando lì,vedo spesso e volentieri visto che al Faraone a Madonna dei Monti ci vado sempre a bermi una birra dopo il lavoro. E’ un peccato che ci vada di mezzo lei, a parte che non la conosco nemmeno, però era bello prima sedermi lì e guardarla parlare al cellulare portando in giro la sua carica esplosiva di sensualità. Era davvero un bel passatempo. Non è più come prima.

Nel terzo bar invece ci sono andato poco prima di andare all’appuntamento con Raffo e sua cugina. Si trova all’inizio di via della Scrofa. Qualche tempo fa lavoravo lì vicino e ci passavo sempre davanti. Anche se allora non c’era questo bar, ma un altro locale. Poi hanno cambiato gestione e l’hanno ristrutturato. In realtà, lì nel terzo bar non mi era successo nulla di male prima. Però, dopo i due bar che avevo visitato poco prima ovviamente ci è andato di mezzo anche questo terzo bar. Sono sicuro che d’ora in poi quando andrò a farmi una birra lì mi verrà in mente ieri sera e la bile che mi è venuta in corpo a rivivere certe situazioni davvero di merda.

Cambiando discorso, l’altra sera sono andato a vedere Volver al Tibur. Non mi ha fatto impazzire il film, la cosa che mi piaceva di più era che fosse stato girato nella Mancha, mi veniva in mente tutto il tempo don Chisciotte della Mancha. A me don Chisciotte mi è simpatico, mi ricorda me stesso, uno che abusa dei sogni, una specie di drogato dei sogni. Poi, le pale colpite dal vento nel film Volver mi facevano venire in mente tutto il tempo i mulini a vento di don Chisciotte e ieri sera quando mi trovavo in questi tre bar mi sembrava di essere come il vento di Volver, che gira fra le pale del film di Almodovar e io che giro nei bar come un refolo di vento.

Pensando a Volver, ci sono due momenti che ti viene da piangere, che quel paraculo di Almodovar sembra che ti strappi le lacrime dagli occhi. La prima, quando Penelope Cruz canta la canzone Volver, che poi ho scoperto che la voce originale è quella dell’attrice che nel film interpreta sua figlia, che nel film le danno quattordici anni di età, ma in realtà ne ha 22 di anni. Per me ne dimostra più 14 che 22. Poi, quando la Cruz incontra sua madre. Mi sono trattenuto dal piangere, però si capiva che in questi due passaggi del film il regista voleva suscitare il pianto.

Mi è venuta in mente l’ultima volta che sono andato al cinema a vedere Almodovar. Qualche anno fa, a vedere Tutto su mia madre, ci ero andato con una donna. Ho pianto come una fontana tutto il tempo, la donna mi prestava i Tempo per asciugarmi le lacrime, non riuscivo a fermarmi, moccicavo da tutte le parti. In questi film secondo me all’ingresso dovrebbero venderti i kleenex con i pop corn questi vigliacchi di cineasti.