talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

27 maggio 2006

Ma come si fa


L’altro giorno ero in macchina, non guidavo da un sacco di tempo. Ero in macchina, avevo appena messo in moto, una Focus nuova di pacca. Il tergi lunotto era azionato dal giorno prima. Non riuscivo a fermarlo. Ero seduto lì, avevo messo in moto, però stavo fermo, il tergi lunotto continuava ad andare da solo. Spostavo la levetta, non era mia la Focus. Era in affitto. Non conoscevo i comandi. Alla fine, ho telefonato a uno con la Ford, mi ha detto come fare a fermarlo. Bisognava spingere la leva in avanti. Da solo non ci sarei mai arrivato.

Guidare sul lago è bellissimo. Guidare mi piace da morire. C’era un tempo bellissimo, sul lago, in mezzo alle montagne. Erano mesi anzi anni che non vedevo le montagne. Le amo le montagne. Poi, la cosa bella del lago è che vedi la fine. Guardi l’acqua ma poi ci sono le sponde del lago. Ti immagini che se sei lì, in mezzo al lago, in qualche modo a riva ci torni. Se non altro perché la riva la vedi sempre.

Il mare invece ti ci perdi con lo sguardo. Vedi l’orizzonte, ma se guardi dalla parte sbagliata, verso il mare aperto, a volte ti perdi. Certe volte quando guardo il mare lo sguardo mi si perde nell’orizzonte e mi manca la terra sotto i piedi io con la mia zattera in mezzo alle onde, che a volte arriva la tempesta e tu sei lì, in mezzo al mare, e non puoi fare altro che pregare.

Poco fa ho aperto Repubblica.it e ci sono rimasto male. Anzi malissimo. In home page c’è la notizia del terremoto a Java, che ha distrutto Yogyakarta. In questi giorni ho scritto il mio romanzo, adesso è finito, sono arrivato al capitolo 17 anche se in realtà era il 16, mi sono sbagliato, ho saltato un capitolo, si vede che avevo voglia di finirlo al 17. I capitoli dal 13 al 15 più o meno del mio romanzo, non so come intitolarlo, pensavo di chiamarlo Mailand, sono dedicati a Java e all’Indonesia. Soprattutto a Yogyakarta. Ci sono rimasto di sale quando ho visto le foto su Repubblica.it di tutta quella distruzione del terremoto. C’erano le foto del Borobudur, non ho capito se il terremoto lo abbia danneggiato, spero davvero di no, è bellissimo il tempio del Borobudur.

Adesso che ho finito il mio romanzo mi sento come svuotato. E’ come se mi avessero preso e mi avessero messo sottosopra per svuotarmi, come una bottiglia. Non so se mi spiego. Come uno che lo prendono, lo rovesciano e gli cadono tutte le cose dalle tasche solo che a me mi cadevano le cose da dentro e si andavano a fissare sulla carta del mio romanzo. Sono 60 pagine, il mio romanzo.

Domani vado alla minimum fax, sono troppo fiero, mi fanno l’editing dei primi capitoli del mio romanzo. Mi fanno le pulci al romanzo, per me possono farmi pure le zecche al mio romanzo intanto l’ho scritto, è questo che conta. Dice che uno scrive sempre lo stesso romanzo. Io il mio l’ho scritto semmai lo cambio, lo limo un po’, lo abbellisco lo sego e lo poto come un bonsai. Però intanto le radici sono belle piantate nella carta del mio romanzo.

In questi giorni mi sono sentito strano in tangenziale al volante della Focus. Erano anni che non guidavo in tangenziale a Milano. Tornare nel traffico di Milano mi ha dato l’impressione di rituffarmi in una dimensione familiare, non ci ho messo mica tanto a rimettermi in carreggiata, li conosco i clacson dei milanesi, gli voglio bene. Era strano guidare nella mia città, perché Milano sarà sempre la mia città, quella gran puttana di Mailand, la adoro.

E mi sentivo a casa mia nel traffico e nell’aria grigia a scansare quei coglioni in bici a Mailand, che secondo me hai voglia di morire se vai in bici a Milano.

Al lago invece mi è venuto in mente tutte le volte che ci sono passato con mio padre, in macchina, con mio fratello e mia madre, in macchina, verso la Valtellina. Ci passavamo sempre per andare a Livigno, in vacanza, sul lago di Como. D’estate. Bello il lago, poi si vedono le rive dall’altra parte, non come il mare che se guardi a lungo l’orizzonte ti sembra di diventare tutt’uno con quella linea lì, l’orizzonte.

Era da un sacco di tempo che non scrivevo il mio blog. Mi mancava. Ma da un mese a questa parte ho scritto il mio romanzo, mi sono dovuto concentrare, è stata dura. Per fortuna adesso ho finito, 60 pagine, 17 capitoli, mi fanno l’editing dei primi capitoli alla minimum fax, sono davvero contento, sono curioso di vedere cosa mi dicono del mio romanzo. Ero davvero incazzato quando scrivevo il mio romanzo, molto ma molto incazzato. Adesso sono calmo. Mi sembra come se scrivendo il mio romanzo ero come il mare, l’acqua del mare, oppure io in mezzo al mare, che non vedi la riva.

Adesso invece che scrivo nel mio blog mi sembra di essere in un lago, l’acqua è calma, sono al volante della Focus, guido, il tergi lunotto ha smesso di andare per i cazzi suoi raschiando il vetro dietro, vedo le rive e le montagne che delimitano l’acqua. Non sono più in mezzo alle onde del mare con la mia zattera, che porca troia in questi mesi mi sono preso una tempesta nelle mutande.

L’altro giorno con la Focus sono passato davanti a via Sammartini, dove vivevo all’inizio a Milano. C’erano dei lavori, era tutto diverso, stanno costruendo un parcheggio sotterraneo. Non mi sono fermato. Non mi sono nemmeno emozionato. Poi, mi sono comprato la Repubblica, c’era l’inserto Vivi Milano, c’era un articolo, hanno aperto l’Argelati, c’era una foto della piscina, si vedeva il palazzone dove vivevo. Mi sono emozionato un po’. Come si fa. Se tu lo sai dimmelo, a non emozionarsi dico, quando vedi l’Argelati. Come si fa. Dimmelo tu.

Ieri ero in via Opita Oppio e Pirandello mi ha detto che molti artisti hanno scritto o fatto le cose migliori quando erano in analisi. A me Pirandello mi pompa sempre, mi sembra il mio personal trainer, solo che non mi pompa i muscoli, mi pompa la personalità e mi pompa l’autostima. Hai voglia di pompare, Pirandello. Però sei simpatico, Pirandello, soprattutto quando mi dicevi che anche Fellini ha fatto le cose migliori mentre era in analisi. Quando per darmi fiducia in me stesso mi hai detto che otto e mezzo l’ha girato mentre era in analisi. Quando mi hai detto che Fellini l’ha detto a tutti che otto e mezzo l’ha creato mentre era in analisi. Semmai, Pirandello, ti dico grazie. Ma te lo dico lo stesso, stavo come una merda secca all’inizio. Adesso va meglio, sono più calmo, mi sembra di essere un lago e non un mare forze nove. E’ già buono così.