talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

09 aprile 2006

L'amore per Sofia


Un po’ di tempo fa, di fronte ad una scamorza fumante pronta per entrare nel mio stomaco, un amico mi domanda a bruciapelo perché a suo tempo ho deciso di studiare filosofia. La scamorza continuava a fumare, ma dopo questa domanda non so perché non avevo più fame. Mentre vedevo quel ben di dio che andava in fumo, trasformandosi in un pezzo di formaggio colloso, ho iniziato a pensarci.

Poi ho risposto che non lo sapevo davvero, ma che al momento di dover scegliere ero andato per esclusione. Fin da piccolo alla domanda classica cosa farai da grande non ho mai dato una risposta. Continuo a pensare che avevo ragione allora, a quell’età come fai a sapere cosa vuoi fare da grande. Il mondo dei grandi ti sembra sempre così lontano, perché porsi dei problemi così grandi?

Non sono cambiato troppo da allora. Quando incontro qualcuno che pensa di sapere cosa sta facendo, che è convinto al 100% di quello che dice, che non ha un briciolo di dubbio, non so perché quella persona mi fa paura. Quelli che hanno le idee troppo chiare secondo me sono noiosissimi, mi viene da sbadigliare subito. Sai già che non cambieranno mai opinione, e chi ha voglia di discutere con chi non è disposto a mettersi in discussione? Chi invece ammette i suoi errori, quelle persone le stimo perché vuol dire che sono consapevoli dei milioni di piccole correzioni che costantemente limano e modellano il nostro stare nel mondo.

Quando avevo cinque anni mi ricordo che andavo a dormire e prima di addormentarmi mi domandavo chissà come sarò a otto anni. Poi, arrivavo a otto anni e mi domandavo chissà come sarà avere undici anni. A undici facevo lo stesso per i tredici, e così via. Poi, a un certo punto, ho iniziato a non domandarmelo più.

Ecco, forse per questo ho pensato che la filosofia poteva essere una buona scelta, almeno avrei smesso di farmi domande stupide per dedicarmi a questioni serie. Se per questioni serie intendiamo qualunque cosa, perché l’amore per Sofia, quella gran gnocca di Sofia della filosofia, è l’amore in sé per il sapere, la curiosità e lo sbalordimento, come diceva Aristotele, di fronte a qualunque scoperta. Per questo mi piace la settimana enigmistica, perché è tuttologa.

Ovviamente, era un errore, pensare che la filosofia fosse qualcosa per barboni eruditi, perché la filosofia è l’amore per la vita e per gli uomini che vivono e muoiono come possono, perché la filosofia non è nient’altro che continuare a porsi domande per le quali non c’è una risposta ma continuare a porsele. E’ come amare una donna, la filosofia, c’è la domanda, la risposta a volte arriva (raramente positiva) ma quello che conta è amarla, quella gran gnocca di Sofia.

Poi, un motivo che mi ha spinto a studiare la filosofia, quella gran gnocca di Sofia, è che l’idea di fare l’avvocato o altre professioni come quella non mi piaceva per niente. Non so bene su quali basi, però a pelle gli avvocati, i dottori, i professionisti in genere non mi hanno mai attirato come persone, mi sembravano Big Jim e io ho sempre preferito Diabolik, che stava con Eva Kant, dai, la zia di Immanuel. A volte li invidio, i professionisti, perché mi sembrano così sicuri di sé. Poi mi passa, abbastanza presto, quando penso alla cravatta è un attimo, mi passa.

Il fascino del filosofo invece l’ho sempre subito. Sarà per quei busti di marmo, che ritraggono Socrate e Platone, sarà perché mi piaceva leggere cose di cui non capivo niente, sarà perché si mettevano sempre quelle larghe tuniche addosso, che sembrava che stessero comodi vestiti così, a passeggiare peripatetici sotto la stoà a sparare le loro minchiate spacciandole per cose serie.

Ma soprattutto, sarà perché la mia prof di filosofia al liceo era una capra e non potevo credere che la filosofia si riducesse alle lezioni di questa prof tremenda, una donna sanguigna e bruttissima. Sofia per me, forse l'ho già detto, era una gran gnocca. Ero convinto di questo.

Ecco, un’altra delle ragioni che mi hanno spinto a studiare filosofia all’università di Genova è stata questa: la bruttezza e pochezza intellettuale della mia prof di filosofia. Una donna davvero spiacevole, era anche gobba ma portava sfiga lo stesso. Forse, se la prof di filosofia fosse stata diversa, magari più femminile e più carina, avrei fatto l’avvocato. Chi lo sa, questione oziosa tipica del filosofo, tipica di me, che non interessa a nessuno. E magari oggi avrei una riga di sacchi e di Sofia mi sarei già stancato, quella gnocca che non ho mai incontrato.

Un’altra cosa che mi ha spinto a scegliere filosofia era che mio padre non voleva assolutamente che la facessi, filosofia all'università. Poi, il fatto che c’erano soltanto 19 esami per concludere il corso di laurea, era la facoltà con meno esami di tutte, e pensavo che così facendo mi sarei laureato – la laurea, come voleva mio padre – con il minimo sforzo studiando cose “interessanti” e poi avrei cominciato a lavorare prima, diventando indipendente perché la ricerca di Sofia notoriamente ti porta lontano nella vita. Che illusione, pia illusione. Ma senza illusioni dove sarei adesso, e dove sarebbero tutti gli altri che come me si illudono di poter raggiungere qualcosa di più (le mutande di Sofia)?

Mi è sempre piaciuto studiare. Lo so che di solito la gente non lo dice a voce - a voce alta - però nel mio caso è così. Leggere, studiare, imparare cose nuove e sconosciute, cose lontane dalla mia vita di tutti i giorni, è una delle attività che mi danno più soddisfazione da sempre. Proiettarmi fuori di me, fuori dai vincoli della vita di tutti i giorni, per me è una necessità mentale, una questione di igiene mentale. Senza curiosità non sarei più io, e Sofia sarebbe una donna in carne ed ossa.

Poi, ho sempre pensato che la cosa che più mi attirava della filosofia era il metodo, la forma mentale che ti inculca il procedere filosofico, fatto di piccoli passi in avanti, dopo molti passi indietro, di lato, a zig zag. Insomma, mi sembrava che la filosofia, in definitiva, fosse la cosa più vicina alla mia indole, scettica e cinica, quasi nichilista e con i piedi piatti. Secondo me la filosofia ha i piedi piatti.

Le cose che ricordo dei miei studi sono pochissime. Ricordo di aver studiato tantissime cose, teorie di ogni genere, dalla metafisica dei costumi all’etica. Nomi strani, teorie dure da digerire. Quando lessi "Essere e tempo" di Heidegger, sono stato così suggestionato dal dasein e mi sono talmente immerso nella lettura del geworfener entwurf, che mi sono preso un’influenza e sono stato a letto una settimana, io che non mi ammalo mai, almeno fisicamente, ho una salute di ferro.

Alla fine, il pensiero filosofico non è consolatorio per niente, è un rasoio di Ockam piazzato sul culo che ti fa il pelo e contropelo appena metti il piede in fallo, cioè tutti i giorni, per un fantasioso come me è come incontrare il casellante di Busalla quando non hai una lira per pagare il tragitto e contemporanemanete ti si è smagnetizzato il bancomat.

Non ci sono facili soluzioni, soltanto l’onesta ammissione dei nostri limiti, accompagnata al sano esercizio di metterlo in quel posto a quell’Ockam, con il suo rasoio a farti barba e capelli sulle tue chiappette strette.

Però, che dire, capire qual è il campo di gioco della nostra esistenza è già un bel passo in avanti, almeno sai a che gioco stai giocando, te ne rendi conto prima che sia tutto finito in un puf inconsapevole e cerchi in qualche modo di vivere meglio che puoi, con la tua bella dose di umiltà e realismo e legittime aspettative di felicità o quanto meno di serenità. Aspettando sta Sofia, che palle.

Studiando, i concetti che più mi sono rimasti impressi sono pochissimi. Il ruolo dell’immaginazione produttiva nel sistema delle categorie kantiane è uno di questi, secondo cui l’immaginazione è la facoltà più importante perché tutto l’apparato razionale di cui l’uomo si vanta possa funzionare. Un uomo privo di immaginazione e fantasia non ha grosse chances di capire cosa vuol dire vivere, perché applica la ragione senza rendersi conto che la sta applicando, lo fa meccanicamente e non c’è niente di peggio della vita meccanica, anche se facendo il robot soffri meno. Però, godi anche molto meno. Se fai il semplice robot, ma alla fine mi basterebbe ssere un meccanico o un idraulico, se potessi fare un bel rewind a cinque anni direi voglio fare l'idraulico. Ma c'era già Sofia, che tramava, nel mio lettino, femme fatale d'una Sofia.

A volte, l’autocoscienza filosofica è una spina difficile da sopportare per chi si sente filosofo. A volte sarebbe bello liberarsi di questa eterna coscienza di sé e delle proprie azioni, che è lo strumento principale del pensiero filosofico. E’ un esperimento impossibile, eliminare la coscienza. Se sei filosofo non smetti di esserlo mai, nemmeno quando sei al bagno (ti porti il cruciverba) nemmeno quando stai imbarcando una tipa (lei se ne accorge subito dal fumo che ti esce dalle orecchie per fingere di fare la persona seria, impersonando l'immagine del filosofo che c'è incastonata nel suo cervelletto).

Non so se riesco a spiegarmi. Una delle cose che mi ricordo del mio corso di filosofia è la massima di Wittgenstein:

“wovon man nicht reden kann, darueber soll man schweigen (ciò di cui non si può parlare è meglio tacerlo). In soldoni, se non sai una roba, stai zitto.

Che alla fine vuol dire che uno dovrebbe parlare soltanto delle cose che conosce, in qualche modo. Ma questa massima fa a pugni con la natura umana, soprattutto quella del filosofo, che è immaginifica e fantasiosa in sé, per sé e per gli altri. Penso di avere ragione in questa cosa, perché altrimenti non si capirebbe il successo di riviste come Novella 2000, che vivono di gossip e sono i manuali di filosofia dei nostri giorni (ci sono anche le foto). Manuali che anzi proliferano e si arricchiscono con il sentito dire, non mancano mai nei templi della fitness e nei saloni di parrucchiera, cartine di tornasole del gradimento filosofico contemporaneo.

Siamo infarciti di atteggiamenti filosofici anche senza saperlo. L’uomo non può fare a meno di immaginare e pensare e soprattutto parlare di cose che non conosce, perché la curiosità e la meraviglia e l’immaginazione e la fantasia che prova di fronte all’ignoto lo spingono ad esprimersi su ciò di cui non sa, pensando di poter incidere sul serio sulla realtà, sul corso degli eventi. Se no, perché la starei ancora cercando, Sofia?

E’ così, Wittgenstein, non puoi pretendere che non si parli e non si sogni e non si immagini qualcosa di diverso, qualcosa di più rispetto a quello che si conosce e che ci è dato sapere. Qualcosa di diverso da quello che si può vedere e sentire nella minima cerchia di spazio e tempo in cui siamo immersi, in cui ci muoviamo. Lo capisci o no, Wittgenstein, si vede che ai tuoi tempi la tivù non c’era ancora.

E’ questo il pungolo del filosofo, andare oltre ciò che ci è concesso sapere per sapere di più, per sapere dell’altro. Altrimenti, l’uomo resterebbe sempre ancorato alle sue certezze, non si avventurerebbe oltre il suo naso, resterebbe attaccato alle sue cose ma soprattutto lo farebbe serenamente invece di sentirsi ingabbiato nella sua piccola e insignificante raltà e routine quotidiana come un criceto che corre nella ruota ed è contento di farlo. Ma l’uomo per natura vuole di più. Non lo fermi, con la ragionevolezza. Lo sappiamo tutti e due, Wittgenstein, basta che ascolti le discussioni della gente al bar. Ti sembra che parlino di cose reali? No, della realtà ne hanno abbastanza, vogliono tutti Sofia.

Un’altra cosa della filosofia che mi piaceva era che fare il filosofo non è un mestiere. Fare il filosofo è un po’ come fare il figo, non serve a niente e a me le cose inutili non so come mai mi sono sempre piaciute. E’ un modo di essere, l’inutilità, una specie di sfregio a tutta questa produzione, a tutto questo sudore versato sul lavoro, sulle relazioni, sul mantenimento di un’integrità e di una coerenza che ne ha ammazzati di più del vaiolo, la coerenza e l’integrità. Sono tutti cicatrizzati integrali e coerentemente cicatrizzati.

Per questo è possibile che un lattaio sia filosofo, e anche un benzinaio o un commesso di Trombetta siano più tosti di Kant. E’ vero che ci sono delle regole e tutto il resto, ma la filosofia più che altro è uno stato mentale, nasce da un amore. L’amore per Sofia, non l’ho mai incontrata Sofia, non la conosco. Scherzo, dai, l’amore per la conoscenza. Anche se Sofia mi piacerebbe conoscerla, prima o poi, Wittgenstein o no. E mi piacerebbe anche vedere una puntata della ruota della fortuna con Kant, Raffo e il lattaio di via trento, secondo me vince il lattaio, sono quasi sicuro.

Insomma, la filosofia è l’amore per la conoscenza. A me conoscere cose mi dà soddisfazione, conoscere cose e persone, scoprire comportamenti e reazioni, usando tutte le mie facoltà, tutti i mezzi, studiando, aprendo gli occhi e chiudendoli, facendomi male spesso e volentieri, senza rinunciare però ad andare oltre i miei limiti. So che è un piccolo inganno, non è possibile andare oltre, allora diciamo meglio, accettando i miei limiti, ma cercando di sfruttarli al meglio, nel bene, per essere contento di me devo sentirmi stanco alla sera, cioè che ho fatto muovere il cervello e tutto il resto. Perché puoi conoscere le cose anche soltanto guardandole, toccandole e annusandole oppure mangiandoti un bel piatto di parsoti al sugo di noci. Priam o poi, Sofia, ti ci porto nei vicoli e davanti ai pansoti mi svelerai il tuo mistero (magari sei una gran culona, ma va bene così, sono tollerante per natura).

Dai sensi alla parte di intelletto che mi è stata concessa e che tento di coltivare più che posso, leggendo i giornali e ascoltando la rassegna del gr parlamento ogni mattina, alla radio, prima di uscire, ancora rontronato di sonno. Perché il filosofo deve tenersi al corrente, deve leggere, si deve esercitare, deve muoversi mentalmente, non può chiudersi dentro di sé, come un Leibniz qualunque monade che non sei altro, Leibniz pensavo che fossero soltanto dei biscotti e invece è un filosofo pure lui. Un parruccone incipriato, quel Leibniz. Come Kant, sì Immanuel, che se va bene è fratello di Eva, la donna di "lui", Diabolik (che tra parentesi, inter nos, se per caso qualcuno mi dice il nome di battesimo di Diabolik, giuro che lo invito a cena dove vuole. Questo è un tarlo che mi mangia dentro da anni luce: come si chiama veramente "lui", Diabolik? quando vanno a letto, "lui" e Eva Kant, lei cosa gli dice: "lui", ti prego, sì, ancora; "lui", come fai a essere così maschio; "lui", che muscoli che hai; "lui" sei crudele ma è per questo che ti amo, "lui").

Non può rimanere ancorato, il filosofo, a convinzioni che passano, è inevitabile per lui (non per Diabolik, cretino, il filosofo) cambiare idea. Perché ci sono troppe idee per pensare perché che ne esista una sola superiore alle altre, più degna delle altre, più vera delle altre. Tutte le idee sono degne di rispetto, hanno pari dignità, un po' come le quote rosa, come tutte le persone, più o meno, hanno pari diritti, a parte i genoani. E Sofia, che se la incontro uno schiaffone se lo merita, sarete d'accordo, spero. Bisogna tollerare, aprire la mente, cercare di capire gli altri. Se non sparano troppe minchiate, se no poi ti uccidono di minchiate e non ti ripigli più e non è giusto farsi sommergere dalle minchiate altrui, come si legge nel famoso trattato sulla stupidità umana del Cipolla.

Ricordo che dopo la laurea giurai a me stesso che non avrei mai più aperto un libro di filosofia in vita mia. La promessa l'ho mantenuta fino ad oggi, che in un solo giorno, a dieci anni dall laurea, mi sono letto in serie "L'arte di essere felici" e "L'arte di trattare con le donne" di quel simpaticone di Schopenauer, un tipo che ti mette di buon umore, soprattutto il giorno delle elezioni, quando ti cachi sotto di restare altri cinque anni sotto il teleshopping del nostro paese. Uno che dà fiducia, insomma, quel Schopenauer. Che dopo oggi, secondo me prima che riapro un altro libro di filosofia passano altri dieci anni. Allegria, come direbbe Mike, leggiti Schopenauer e riparti di slancio.

Mi ero rotto le palle di studiare e di restare nel mondo delle astrazioni. Mi sono costretto a prendere in mano la realtà dal lato del trapano, a imparare a fare delle cose manuali, leggere un libro di filosofia mi sembrava inutile ecc. E’ durato per un po’ questo ostracismo per la filosofia, ma mi è passata. Questo rifiuto della cultura, che mi sembrava una cosa inutile, che mi serviva soltanto a soffrire. Poi, ho cambiato idea. Alla lunga, se sei filosofo non c’è niente da fare, te la tieni. Magari non sarai capace di cucinare un fantastico piatto di pasta con un sugo delizioso, però avrai sempre dalla tua il tuo cervello in movimento, le tue passioni lì, dentro di te, ansiose di saperne di più. Di muoversi. Non so se sono riuscito a spiegarmi. Spero di sì, adesso c'ho fame e quindi spero davvero che tu abbia capito, perché me ne voglio andare e non ho tempo di dilungarmi in discettazioni (tiè, beccati sot parolone per l'intanto).

Comunque, a onor del vero, se ho scritto sta sbrodolata assurda che, sarai contento tu per primo è in dirittura d'arrivo, è perché la Samp ha perso oggi a Empoli (settima sconfitta su otto partite) e dovevo far passare il tempo senza rischiare di accendere la tivù, per questo sono addirittura venuto al alvoro, oggi che è domenica, per non aver la tentazione di prendere comunque in mano il telecomando e fare hara hiri con el mie dita minchione e zappatrici (nel senso di zapping, ovviamente, Sofia lo dico per te perché ho idea che tu sia un po' rincoaway orzoway).

Belin, se andiamo avanti così la B è più di una chimera metafisica, belin Socrates resta con noi signore la sera, non farmi pensare che l'anno prossimo siamo di nuovo in B e magari c'è il derby, con loro, i genoani che vengono su e ci incontramo di nuovo a metà strada. Va bene che il mondo è fatto a scale, ma mentre cerco Sofia fatemela cercare con la Samp in A, cosa vi costa, intanto Sofia non la trovo, lo sappiamo tutti e due. E secondo te, scusa, se ero seduto davvero davanti a una scamorza pronta e fumante la lasciavo freddare così, sparando minchiate su Sofia, che se va bene va a letto con qualcun altro da anni e anni? Va bene tutto, ma un po’ di sano realismo a volte non guasterebbe mica.

2 Comments:

At 2:18 AM, Anonymous Anonimo said...

Cacchio!sei logorroico e x questo simpatico..cacchio xchè credevo fosse un blog in cui si cercasse me.Sai,tempo fa a rm,incontrai un ragazzo che ho visto qualche volta in giro,bellissimo,che una volta mi guardò e disse:"Sofia..".Con tono consapevole poi.Lasciai rm e nn lo rividi mai più.Nn so nulla di lui ma qualche volta mi si riempiono gli occhi di lacrime,credo gli piacessi.Lui mi piaceva molto.Perciò se sai di qualcuno che cerca una sofia di carne,dimmelo xchè ci ritorno negli stessi posti a rm ma lui nn c'è più..La filosofia stoica,ad esempio,potrebbe aiutare a superare questi traumi sentimentali...perdonatemi lo sfogo,ma ho paura che sia morto in qualche dove ed io ancora lo aspetto.Maria

 
At 6:32 PM, Anonymous Anonimo said...

SEI FORTE...!!

 

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