talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

01 aprile 2006

Soft drink


Oggi ero seduto all’Insalata Ricca, quella a piazza del Pasquino, che poi il Pasquino è una delle cose più belle che ci sono a Roma, forse perché è una figura pagana, vai a sapere, o magari perché con quella faccia spaccata sembra un pugile che si è preso tante botte e allora mi sembra più simpatico di tanti santi e santoni di marmo che ci sono in giro a Roma. Di sicuro il Pasquino è meglio della Bocca della Verità, che non so se ultimamente ci avete messo la mano ma non ve lo consiglio perché è una delle esperienze più ributtanti che mi sono capitate. Infili la mano, dopo la coda per arrivare alla bocca da sempre spalancata, c’avrà ormai una paresi sta bocca a furia di restare così aperta - sembra uno di quelli che vanno dal dentista e restano per tutta la vita lì, sul lettino con la bocca aperta, gli ci manca soltanto il risucchiatore di saliva, che dopo cinque minuti c’hai la bocca più secca del Mar Morto – insomma infili la mano nella Bocca della Verità e toccare il fondo è schifoso, sembra di infilare la mano in un barattolo di smegma, di caciotta frullata, di pelle morta e grassa, di viscidume, su una distesa di lumache.

Ecco, dentro la bocca della verità, vicino al tempio di Vesta e tutto il resto, non lontano da quelli che fanno jogging a Circo Massimo fra le bottiglie vuote di Peroni lasciate lì dopo il Live8 c’è una lumaca spiaccicata e tutta sta gente che ci mette apposta la mano dentro. Che poi, per curiosità, ho osservato le facce dei turisti che si fanno fare la foto con la mano dentro la bocca della verità, un classico della Città Eterna, e nemmeno uno che esprimesse lo schifo che sicuramente provava con le dita a contatto con quella cosa putrida che c’è là in fondo, la cosa più lurida che c’è sotto il Cupolone dopo i cessi di Termini, anzi di Ostiense.

Tornando al Pasquino, anzi all’insalata Ricca, oggi ero seduto lì, in attesa della mia pizza diavola e l’occhio mi è cascato sull’espositore di dolci e bibite. E l’ho vista, una bella lattina di Chinotto. Qualche giorno fa mi sono bevuto un bel Chinotto a Largo Argentina, un soft drink da sempre sottovalutato, che si accompagna alla perfezione soprattutto con i panzerotti di spinaci. E mi è venuto in mente di fare una bella hit parade dei miei soft drink preferiti, messi giù a caso, come mi vengono (per spiegare che le bevande verranno citate a casaccio e non in ordine di preferenza o in nessun altro genere di ordine).

A me il chinotto piace per quella punta di amarognolo che ti lascia in bocca. Poi, la trovo una bevanda per tutte le stagioni, l’altro modo di bere scuro è una pubblicità che mi ha sempre convinto, fin da piccolo quando da bambino mi bevevo il chinotto nella latteria di via Trento, sotto casa. Poi mi prendevo un cono da cinquecento lire, limone e fragola oppure crema di riso marron glacé (allora nella crema di riso c’erano ancora i chicchi di riso, adesso da un po’ di tempo non li trovo più).

Oltre al chinotto, un'altra bibita che mi ha sempre dato delle gioie, soprattutto quando hai molta sete, è la gassosa, anche se io l’ho sempre chiamata gazzosa, con due zeta, non so voi come la chiamate, per me è la gazzosa. Sempre in latteria, sotto casa in via Trento, mi compravo spesso e volentieri due bottiglie di gazzosa della Lurisia, che l’etichetta era verdognola e c’era la sagoma di un uomo col caschetto e la lucetta rotonda, penso fosse uno speleologo, uno che in ogni caso aveva a che fare con le montagne. Credo che fosse un buon simbolo per la Lurisia, perché associavi alla gazzosa l’immagine di uno che va sotto terra, dove ci sono le fonti naturali di gazzosa, e le va a imbottigliare direttamente lì, nei laghi di gazzosa che sono diffusissimi nel sottosuolo in Piemonte o Val D’Aosta, ora non ricordo bene dove si trova Lurisia, ma da quelle parti di sicuro. Di certo non sulle alture di Genova, lassù al massimo c’è il Brugneto, il bacino artificiale che dà l’acqua alla città e di solito è mezzo vuoto e ci andavamo spesso a pisciare dentro, dalla diga e per questo non bevevo mai l’acqua del rubinetto da piccolo.

Poi, c’è la sanguinella, dolcissima, a volte troppo dolce per i miei gusti amari. Rossissima, la fanno con le arance rosse, quelle con cui fanno anche il succo di frutta della Santal. Però adesso mi concentro sui soft drink gassati, dopo passo alla categoria delle bevande non gassate. La sanguinella la compravamo sempre al Supersconto di Piazza Merani, dopo le partitone infinite a calcio nel cortile della Pascoli. Alla fine, era un po’ stucchevole, però quando hai sete va bene lo stesso.

Il ginger non mi è mai piaciuto, la mia coerenza con questo giudizio un po’ tranciante si manifesta nel fatto che nemmeno il Crodino e il Campari soda mi hanno mai convinto più di tanto. Non che non li beva, se non c’è altro mi bevo anche il San Bitter se è per quello. Ma se proprio devo scegliere, gli analcolici li abolirei dalla faccia della terra, mi ricordano quelle donne che non te la danno però ti fanno tranquillamente un pompino.

Niente contro i pompini, anzi, fosse per me, quasi quasi è meglio di una scopata, ma dipende un po’ anche da come te lo fanno perché se risucchiano troppo o non sono in grado di cambiare marcia, di scalare, dico, sentendo quando è il momento di andare piano, veloce, piano e non ingoiano, allora è meglio una sega ben fatta. In fondo, una sega come te la fai da solo è impossibile che te la faccia un altro, ma se vai con una penso che sarete d’accordo con me, certo non ci vai per farti fare una sega, che la maggior parte delle volte ti fanno anche male perché si rompono le palle e gli fa male la mano. Solo una volta me ne hanno fatta una degna di nota, di sega dico, ma si perde nella notte dei tempi.

E poi c’è il meglio dei soft drink, una vera rarità: la spuma. La spuma è una dimensione dello spirito, con quel colore simile al ginger, ma che poi è tutta un’altra cosa, con quel colore simile al Crodino, che però è soltanto un suo lontano parente. La spuma, Tassoni, è una cosa da impazzire. Qua a Roma ce l’hanno dietro a Piazza Farnese, in un bar che sembra fermo negli anni ’70, con le bottiglie di Bianco Sarti esposte, al sole in vetrina. Certo, un pompino ben fatto è sempre una cosa che ti riconcilia con il mondo, soprattutto quando hai superato quella soglia di pudore per cui non ti trattieni e le vieni in bocca e tutto il resto, senza farti troppi problemi, perché se se lo prende in bocca vuol dire che schifo non le fa e se non ingoia è come quelle persone che ordinano la napoletana ma scartano i capperi.

La Coca Cola, diciamocela tutta, è una delle gioie della vita, insieme alla pizza e ai pansoti al sugo di noci della Maria, nei vicoli, dietro a via Roma. La Diet Coke non mi piace, la Pepsi invece sì, mi piace moltissimo, a volte più della Coca Cola. L’aranciata amara ha un suo perché, asprigna com’è, la preferisco alla Fanta e in generale diciamocela tutta l’aranciata della San Pellegrino è la migliore, soprattutto quella in bottiglia, quella bottiglietta panciuta, penso che in effetti le bibite che bevi dalla bottiglia di vetro siano molto più buone, non so se siete d’accordo. Credo di aver appena confuso l’aranciata San Pellegrino con l’Orangina, è lei che ha la bottiglietta panciuta, scusate. Anche la Coca Cola in bottiglia di vetro da un litro è nettamente più gustosa, sembra più frizzante di quella in lattina o bottiglia di plastica, non trovate?

Una categoria di bevande frizzanti che non ho ancora ben accettato fino in fondo è quella dell’acqua tonica, della Schweppes in particolare. Indispensabile per farti un buon gin tonic, la Schweppes liscia non mi ha mai dato troppe soddisfazioni. Nemmeno il Lime, quello per il gin lemon mi ha mai convinto più di tanto. Mi viene ora in mente una cosa imperdibile, la Lemonsoda. Belin, che buona la Lemonsoda, con quei pezzettini di limone che vagano fra le bollicine, troppo dissetante, poi la pubblicità, “Lemonsoda, Lemonsoda, e scopri che hai l’età, per il gusto per la grinta che solo lei ti dà....”. Ecco, la Lemonsoda per me è nella stessa fascia del Chinotto, in pole position, robe grosse, cose serie. Poi, la Lemonsoda mi fa venire in mente le Morositas, che l’latro giorno sul giornale ho letto che Vittorio Sgarbi sta con quella della pubblicità delle Morositas, Canelle ce l’hai presente, il culo più bello della tivù insieme a quello della pubblicità delle Roberta, che una volta in Vespa ho dato una mina a quello davanti perché mi ero tuffato di testa in un cartellone nove per sei della Roberta, che chissà quanti incidenti stradali avrà causato.

Rapidamente, la classifica dei succhi di frutta per me è dominata dal succo di pompelmo Santal, secondo il multi vitamine Ace (quello da due litri), terzo il succo d’arancia, poi a seguire il succo di mela (mele rosse, se ci sono, le mele verdi sono un po’ più stucchevoli) e a seguire i vari succhi di frutta in bottiglietta (pera, albicocca, pesca). L’ananas non mi fa impazzire, anche se lo bevo, se proprio non c’è altro. Comunque, primo chinotto, seconda Lemonsoda terza Coca Cola.

3 Comments:

At 10:09 AM, Anonymous Anonimo said...

paolone porca troia la cedrata,
come fai a dimenticarti della cedrata

 
At 10:56 AM, Blogger talentaccio said...

cazzo, ma mi sa che mi sono sbagliato, quando scrivevo spuma volevo dire cedrata, belin, imperdonabile, la cedrata della debora a piazza merani, hai troppo ragione, per questo dovete leggere cosa scrivo così non scrivo minchiate. paolo

 
At 11:15 AM, Anonymous Anonimo said...

infatti quella tassoni è la cedrata! con la confezione tutta verde di cedri, troppo buona in pole position con il cremino!

 

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