talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

08 aprile 2006

La stagione delle piogge


Oggi a Roma c’era il sole, mi dirai che novità. E no, è una novità, sono sei mesi che piove sempre a Roma, anche se sui depliant turistici ci vedi sempre e soltanto la foto di Gary Cooper o Cary Grant, è lo stesso, in Vespa con dietro Anita Ekberg. In questi sei mesi a Roma sembrava di stare a Bangkok, pioveva sempre, lo sanno bene il mio culo bagnato, che mi sono venute le piaghe sul mio motorino, che oggi c’è ancora il sellino impregnato d’acqua, filtrata nella gomma piuma, di tutta la pioggia di questi sei mesi. Che forse lo dico piano la stagione delle piogge è passata. Belin, era l’ora.

Oggi c’è il sole e allora ci facciamo un bel programmino con la Pina. Prima la spesa, veloce, che se no finisce come l’altra settimana che il frigo sembrava il deserto del Madi, non riuscivo a dormire per la fame e mi sono toccati i Cioco Pops, che non c’era niente altro da mangiare. Ci facciamo la speedy-spesa, poi un bel giretto turistico in città non ce lo leva nessuno.

Andiamo al Sir e ce la sbrighiamo rapidamente, sto diventando un professionista della spesa, a proposito, se qualcuno vuole che gli faccio io la spesa, basta dirlo. Gli faccio la consegna a domicilio, cinque euro più la benzina, se volete vi faccio la spesa base io, senza bisogno della lista. Ormai sono standardizzato.

Sono un professionista soprattutto nella spinta del carrello, è la cosa che mi viene meglio in assoluto. Dribblo che sembro radiocamondato, non scontro nessuno, passo liscio negli interstizi dove nessuno oserebbe mai avventurarsi, fra vecchiette, bambini, nonni tutti accatastati lì, davanti al 3x2. Poi, lì al Sir, ormai mi muovo come una donna in profumeria, con leggerezza, sembro una pattinatrice sul ghiaccio, mi ci manca il tutù.

So anche consigliare le signore sui formaggi – “no, quello no, signora, prenda quell’altro, quello con il pepe”, "grazie ragazzo" – E sono talmente magister spesarum de sacchettibus sex aquas ferrarellis che entro con gli occhiali da sole e ci vedo, al neon del Sir. Sono da vista, gli occhiali, sembro Poncherello alla guida del carrello, ma non ho bisogno di girare con il doppio paio di occhiali, sono multi tasking a livelli che un coltellino svizzero davvero mi fa una pugnetta.

Sono talmente multi tasking al Sir che mentre spingo faccio rotolare nel carrello le cose con la forza del pensiero. Ho sviluppato questo nuovo potere neuro sensoriale, io le robe esposte abbiamo un rapporto magnetico, gli basta il mio sguardo, che dico, il pensiero e scivolano nel carrello. Lo voglio brevettare, il mio metodo, però prima devo verificare se funziona soltanto al Sir oppure se è replicabile anche in altre catene di supermarket – per cui mentre spingo penso “cavatelli, volate nel carrello, non fatevelo ripetere due volte che se non compro i rigatoni” - perché comunque se la metti sul competitivo funziona meglio anche con la pasta.

E voilà, i cavatelli volano di filata nel carrello. Non so se mi spiego. Gli yogurt oggi li ho saltati – non mi sono fermato davanti al frigo dei latticini, a casa ho fatto scorte per i prossimi sei mesi, ho 46 confezioni di yogurt che maniman restavo senza, prese da Trombetta tre giorni fa - perché l’ho detto, questa cosa del professionismo della spesa la sto prendendo sul serio e mi esercito con piccoli raid infrasettimanali al supermarket. Bisogna allenarsi, come quando vai in palestra, che se no gli addominali si allentano.

L’altra volta da Trombetta, sotto casa, c’era una ragazza di colore che sembrava uscita direttamente da East Enders, la mia soap opera preferita quando stavo a Londra, per capirci la versione londinese di Un posto al sole versione suburbi, che da un po' stopensando di proporre alla rai una versione in inglese di un posto al sole, A place in the sun, il orblema sono i doppiatori. Aveva un paio di mocassini rossi questa donna di colore da trombetta, troppo vistosi, rossi, si vede che non era italiana, perché erano dei mocassini eleganti e le italiane al supermercato ci vanno scasciate. In tuta ci vanno al supermarket le italiane, con i figlioletti e i bigodini ancora addosso, però al cellulare organizzano le loro scappatelle, almeno questo capita al Sir, mentre scelgono che tipo di senape comprare e alla fine prendono sempre quella di Digione, perché si vede che fanno la settimana enigmistica anche loro. E lo sanno tutti che Digione è la città della senape.

Dopo il Sir, torniamo a casa, smistiamo le vettovaglie, mi faccio un mega frullato kiwi e mele – sto smaltendo una paccata di kiwi che non finisce più, ho fatto le scorte l’altra settimana, per beneficienza, poi i kiwi dice che aiutano contro l’impotenza, non è ancora un mio problema, ma non si sa mai, prevenire è meglio che combattere, e comunque i kiwi dal nome mi sembra che sono il tipico nome di un frutto pieno di vitanime a b e c, magari e, mercurio, sodio, potassio, che sicuramente fanno bene, e magari senza saperlo fanno bene anche contro i brufoli, che in questi giorni mi sembra di essere la controfigura di qualche film di gangster, che c’ho la fronte che sembra crivellata di pallottole sanguinolente, invece sono cadaveri spremuti di brufoli – e siamo pronti per uscire.

Oggi, il tour soleggiato alla Cary Grant lo decido io. La Pina sono due giorni che è annoiata, quando dice così è un casino, mi ha raccontato sua mamma che la prima volta che ha detto “mi annoio, sempre le stesse cose, mangiare, dormire, mangiare” andava ancora all’asilo. Avrà avuto tre anni. Oggi aveva anche le voglie capricciose, si è comrata le fragole al Sir. Come dire, una ragazzina precoce, pensa adesso che è una donna bella e fatta, una professionista, e che il mio compito dovrebbe essere quello di intrattenerla e riempirle la vita. Pensa come sta messa la Pina, ma pensa come sto messo io, con le mie carcasse di brufoli spremuti sulla fronte.

Meno male che c’è il sole, e la porto su all’Aventino. Guardiamo san Pietro dalla fessura della chiesa, si chiama la Porta dei cavalieri - l'ho letto su Google - che si vede la cupola così, in miniatura, e lei comincia a concedere i primi sorrisi tirati, manco mi facesse un favore a me che l’ho portata in uno dei posti più belli di Roma.

C’è un matrimonio, in una chiesa lì, vicino al buco della serratura da dove si vede San Pietro che da lì sembra quasi bello, ci affacciamo in chiesa e la Pina se ne va via schifata. Gli sposi stanno per uscire, lei dice “andiamo, va, che è meglio”. Non commento, oggi c'è il sole, all’uscita gli invitati sono pronti con il riso e i fiori da gettare sulla coppia. Noi, per non saper né leggere né scrivere, ci spostiamo in un parchetto di fianco, si vede benissimo il Tevere, penso che il mare, quello vero, a un fiume gli farà sempre il culo sul terreno dell’acqua. E' come la scianca fra una piscina e una vasca da bagno, può anche chiamarsi Jacuzzi ma la piscina è meglio, anche se non puoi metterti con i piedi attaccati al getto della Jacuzzi che è una sensazione da fanta pedicure.

Tornando indietro, senza volerlo, vediamo l’uscita degli sposi. Lancio di riso moscio, invitati trattenuti, lui porta capelli alla Ridge di Beautiful, e se li ravviva sembra uno di Io Donna, che fa la pubblicità del balsamo Wella. Sembra finto. Lei non si vedeva, era nascosta da una tenda da campeggio, un canadair, ma forse era il vestito da sposa.

Siamo entrati dentro al cortile di un’abazzia, Sant’Anselmo, bellissima, con una fontanella che lanciava in verticale un pisciuelo d’acqua molto riposante e fino fino, mosso dalla brezzolina - sarà il ponentino - che si stagliava di fianco alla statua in bronzo del santo, il santo con il naso più adunco della storia dei santi, sembrava il naso di Franco Battiato, anzi la statua era una statua di Franco Battiato travestita da Sant’Anselmo. Sullo sfondo c'era una palma, sembrava di vedere Franco battiato in un'oasi, ci mancava il cammello. Ci dobbiamo tornare all’Aventino, perché in quel cortile di sera d’estate ci fanno i concerti spiritual.

Poi, scendiamo giù sul Lungotevere, la porto a villa Celimontana la Pina, che quando si annoia è meglio metterla al sole, che c’è un bel calduccio. Mi fermo dal giornalaio, sono le due, la saracinesca è già mezza abbassata, gli chiedo “che me lo dà il Corriere?”. Il giornalaio se ne stava andando, mi guarda un po’, mi squadra, e dopo tre secondo mi dice “vabbè, và, te lo do il Corriere”, dice ed è completamente sdentato, ma belin, c'hai l'edicola, rifatti i denti almeno per magnà ti servono.

Sorrido, gli sdentati mi piacciono di loro, mentre entro mi fa “attento alla capoccia” ma prendo una testata nella saracinesca abbassata, ma c’ho il casco, per fortuna, non mi faccio niente, ridiamo, esco e andiamo a sdraiarci sul prato di Villa Celimontana.

A villa Celimontana leggo il giornale a torso nudo, torso di mela, mi levo anche le scarpe e le calze, mi piace sentire l’erba sotto i piedi, poi stamattina mi sono lavato, non puzzo, e la maglietta c’ha le macchie bianche che prima non capivo mai cos’erano ste macchie, l’ho capito da poco tempo, è il deodorante, che quando mi infilo la maglietta mi lascia il bianco, che quindi non è sporcizia. Leggo delle elezioni, che prima in motorino ho controllato dove devo andare a votare, in via Bonghi. Al Caimano ieri a Napoli gli urlavano “duce duce” in piazza, stiamo messi bene, e del corpo a corpo fra Bossi e la Mussolini ad una delle prime riunioni storiche della Cdl.

Poi, arriva prima una barbona che vuole una sigaretta. E’ una barbona ma porta gli occhiali più belli della storia del cinema, meglio di quelli di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany. Gliela do. Poi, uno con il cane che ci chiede una cartina. “Non ce l’ho”. I raggi Uva mi penetrano nella pelle, le lenti dei miei nuovi occhiali da sole fanno il loro porco lavoro, grande acquisto dall’occhialaia marpiona vicino a San Lorenzo, che mi lisciava tutto mentre mi consigliava “una montatura particolare per un uomo particolare” (a quanti clienti l’avrà detta questa stessa frase?) poi, i morsi della fame sono arrivati puntuali come la domenica sportiva.

Andiamo a via dei Giubbonari e ci sfondiamo di pizza al taglio, con una Moretti. Seduto lì, masticando con mandibole efficienti e competitive, vedo una ragazza che si scioglie dall’abbraccio pitonesco del suo uomo, sento una donna dare appuntamento al suo amante che intanto “mio marito va a vedere la Roma”, noto l’insegna del Monte di Pietà sotto l’enorme bandiera del banco di Roma e toccandomi la fronte sento che i miei brufoli si stanno assorbendo mentre rutto di gusto l’ultimo sorso di Moretti.