talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

02 maggio 2006

E’ morta sua madre e mi manda due mail

E’ appena morta sua madre, mi chiama per lasciarmi in consegna tre pezzi da fare, tre pezzi aperti che devo chiudere per domani. Non si scompone, mi chiama alla sua postazione, mi dice semplicemente “è morta mia madre, devi fare questi pezzi, dovevo farli io ma adesso li devi fare tu”.

E’ la mia capa, sua madre finalmente è morta, era malata da tempo, di tumore, mezza faccia gliela avevano già asportata, un tumore alla mandibola. Sono mesi che ci va tutti i weekend, Roma – Firenze e ritorno, in treno, a trovare la madre già senza faccia. Adesso è morta. Me l’ha detto come se stesse parlando di noccioline, di una multa, delle previsioni del tempo (brutto). Però era seria e la mandibola la serrava. Però non lo vedevi dalla faccia che le era appena morta la madre.

Che la madre è morta l’avevo scoperto tre minuti prima. Lei, la mia capa al giornale, stava parlando al cellulare con sua figlia, avrà tredici anni le stava dicendo “vado a Firenze, la nonna è morta, sono cose che succedono, fanno parte della vita, fai i compiti”.

La mia capa poi ha messo giù il cellulare, mi ha chiamato, “Paolo, vieni qua”. non mi chiama mai di là, alla sua scrivania, di solito viene lei di qua da me. Mi apre internet davanti e mi dice “fai sti tre pezzi, devo andare a Firenze”. Mi chino sulla sua scrivania di fianco a lei, non dico niente su sua madre, le dico solo cosa deve fare per mandarmi gli allegati, non li trovava sul desktop, sul suo desktop. Eppure gli allegati sono lì, come sempre, sul desktop.

Ma non li vedeva, ci passava sopra col mouse senza fermarsi. Le ho detto “fermati lì, mandami una mail, allega quei due pezzi lì, dai li vedi. Fermati. Invia. Non ti preoccupare, li faccio io i due soppalchi e i libri, le foto le cerco io, non ti preoccupare”. Poi, preme invia, mi manda la mail con gli allegati, sono già di qua nella mia stanza, schiaccio invia e ricevi, le vedo le mail che sono arrivate dalla mia capa, la sento che si alza e dice “vado a Firenze, chiudete voi il giornale”.

Nessuno apre bocca, nemmeno il caporedattore, nemmeno il grafico, siamo soltanto in tre, intorno al suo pc, a dirle come si fa a mandare una mail con l’allegato, si mette la giacca, raccoglie la borsa e va alla stazione.