talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

24 aprile 2006

E' scoppiata la bugna


Oggi il sole splende e sono felice perché è scoppiata la bugna. C’avevo questa bugna globale nel culo, una pustola tutta rintanata dentro, che mi stava facendo impazzire. Non sapevo più come stare seduto dal male pulsante che mi procurava. Per fortuna, questa mattina, dopo una notte insonne di dolore (mi faceva male anche da sdraiato) – sembrava che tutto il dolore dell’universo mondo si fosse concentrato nel lato sinistro della parte interna della mia chiappa - puf, è scoppiata. Meno male, non riuscivo più a stare seduto.

Detto questo, la storia della mia bugna nel culo è nata tre giorni fa. Non so perché, anzi lo so ma non lo dico, mi comincia a pulsare pericolosamente l’osso sacro. Un po’ più a sinistra del coccige, dove rimangono le vecchie vestigia dell’osso caudale. L’indelebile ricordo calcificato che qualche millennio fa noi essere umani avevamo la coda. Ne è passata di acqua sotto i ponti, oggi abbiamo il silicone, la coda sarebbe davvero fuori luogo sui nostri corpi scolpiti e volendo glabri. Insomma, pulsa che ti ripulsa, ho iniziato a preoccuparmi. La bugna me la sentivo proprio fin dentro al cervello.

A periodi, come molti esemplari del genere umano, soffro di emorroidi. Mi vengono a volte, con sofferenze indicibili, le subisco, le soffro, mi uccidono le emorroidi. Ma questa bugna era esterna. Sul lato interno della chiappa sinistra, tutta rintanata come molti esemplari del genere umano, che preferiscono incistarsi dentro casa, dentro di sé, invece di spurgare quello che gli rode. E invece di uscire si accartocciano su di sé, sembrano contorsionisti chiusi in una cassapanca, come il mago Houdini.

Si vede che a me rodeva di brutto, perché questa bugna, che in realtà è durata poco, al massimo 72 ore, è venuta fuori con prepotenza. Sembrava un fungo che scaturisce dal sottobosco, bello turgido e caldissimo. La chiappa mi pulsava e l’altro giorno quando sono andato a vedere la partita a via dei Serpenti, sembravo un tarantolato. Non riuscivo a stare fermo, lì seduto sulla sedia bianca di plastica. Ero in moto perpetuo, alla vana ricerca di una posizione accettabile per sopportare quel dolore interno, sordo, pulsante. Meno male che abbiamo fatto zero a zero, il mio ondeggiamento davanti al megaschermo è servito a qualcosa.

Il clou della mia bugna, fra fitte terribili che mi hanno quasi portato alle lacrime, è arrivato questa notte alle tre. Mi sono svegliato per il dolore. Stavo sdraiato sulla schiena, sentivo la bugna pulsare, sembrava che mi parlasse o che ballasse una danza ritmata, uno di quei balli africani dove in sessanta intorno ad un fuoco battono insieme i talloni sul terreno. Solo che al posto del terreno c’era la mia povera chiappa, martoriata dal di dentro. E non sapevo cosa fare, se mi rivoltavo sulla pancia era anche peggio.

L’aureomicina, l’unguento che utilizzo per qualunque genere di problema cutaneo, dai brufoletti alle abrasioni ai punti neri sul naso, non mi dava alcun sollievo. L’unica posizione in cui riuscivo a stare abbastanza bene, senza sentire il bisogno di aprire la finestra del cortile interno e urlare dal dolore insostenibile che mi stava mangiando dal di dentro come un topo che mi fosse scivolato nell’intestino, era in piedi. Appoggiato al tavolo di cucina, piegato a novanta, con le braccia puntellate al tavolo, allargando al massimo le chiappe. e mi sono messo così.

Con santa pazienza, mi sono posizionato in questa postura apparentemente sottomessa. A novanta gradi, in cucina, dalle tre alle cinque di mattina. Da solo, io, la mia bugna, una Moretti e i miei crampi alle gambe. Mi sono un po’ distratto, ho fatto le mie parole crociate – stranamente mi venivano bene, la bugna nel culo mi aguzzava l’ingegno – poi, esausto con i crampi alle gambe per la posizione innaturale e quel formicolio bastardo ai piedi addormentati, che devi stare immobile mentre la circolazione torna normale per non stare malissimo anche per quel motivo secondario – sfido chiunque a stare più di mezzora a novanta gradi senza sentire il bisogno chessò, di sedersi, di passeggiare, di sdraiarsi, di farsi fare un massaggio shiatsu – sono crollato dal sonno.

In quella posizione statica e sottomessa, mi sembrava di essere una pecora pronta per la tosatura o un agnello pronto per il sacrificio o un tacchino pronto per essere farcito – si capisce partendo da dove - mi consolavo ricordandomi che le stesse bugne le aveva subite ciclicamente mia madre e anche mio padre. Ora capisco cosa vuol dire diventare adulti. Vuol dire che ti vengono delle bugne nel culo. Si vede che sono somatizzazioni di famiglia -ti rode il culo eh?”, sentivo la mia carognetta personale bisbigliarmi all’orecchio - mentre una piccola scossa elettrica mi saliva dai nervi del coccige fino al collo partendo sempre da lì, il centro della pulsazione universale, la mia chiappa sinistra all’interno, poco sopra l’osso caudale. Perché questo dolore è bastardo: è un dolore sordo, costante, che cresce, che non ti molla, che si propaga a ondate concentriche.

Sono tornato a dormire, mi sono addormentato supino, gambe larghe, con la mandibola serrata per non digrignare i denti e per non urlare. La mia personale soglia di sopportazione del dolore fisico è ridicola, pensa che quando per sbaglio mi pestano un piede faccio delle scene come se mi avessero infilzato con uno spiedo, per non parlare di quando per errore prendo qualche colpo fortuito in uno spigolo. Piango subito, non mi trattengo e grido. Se mi storcono una mano o un braccio, per gioco, non resisto più di due secondi, poi mi arrendo. Se prendo una capocciata, svengo in real time. Perdo i sensi. Se vedo il sangue, divento bianco come un cencio. Quando mi fanno il prelievo del sangue, ho lo sguardo vacuo di un condannato a morte che va alla ghigliottina. Se mi taglio facendomi la barba chiamo l’ambulanza.

Questa mattina mi sono alzato e il dolore era sempre lì, come la bugna maledetta. Prima di addormentarmi speravo che scomparisse per miracolo, prima del risveglio. L’unica cosa da fare era passare in farmacia, comprare il cortisonchemicetina e pregare che succedesse qualcosa. Il coraggio di fare vedere la bugna al farmacista non ce l’avevo. Per sopportare il dolore che cresceva come un climax del tutto simile al Bolero di Ravel, in queste ultime 72 ore – fra le più dolorose della mia vita - ho nell’ordine bevuto litri di alcolici (birra) sembravo un tedesco che dopo mesi di sequestro di persona va a festeggiare la sua liberazione all’Oktoberfest, mangiato come uno che è rimasto chiuso in casa con delle scorte di Jocca e basta, senza nemmeno crackers, per un mese, camminato a gambe larghe in via Merulana che sembravo uno che nella vita fa il cavallerizzo ma invece di montare cavalli monta bufali – allargando le chiappe potevo fare passin passetto una piccola passeggiata, sembravo uno che aveva subito uno stupro di gruppo da una banda di orango tanghi in astinenza da otto mesi – guardato la tivù in piedi, a gambe divaricate, pregato e bestemmiato contemporaneamente.

Poi, all’improvviso, il miracolo. Nella doccia, mi chino in avanti per raccogliere lo shampoo che mi era scivolato, e puf, la liberazione. Lo spurgo, l’evacuazione, lo stappo dell’ingorgo, la rottura della membrana, il parto, il crollo del muro di Berlino, il traforo del Montebianco è iniziato per pressione, la chiappa mi era diventata tutta incandescente, sembrava un boiler dell’acqua calda o unas pentola a pressione dimenticata sul fuoco da due gironi, e finalmente il cratere si è aperto e ha cominciato ad eruttare non so bene cosa, anzi lo so, sembrava lava incandescente. Sono restato venti minuti sotto la doccia, ringraziando mentalmente tutta la schiera di angeli e apostoli e guru e positive thinker e Baci Perugina e cartomanti che hanno ascoltato all’unisono la mia richiesta di aiuto, con un sorriso ebete stampato sulla faccia, me lo sentivo sotto al gonfiore alcolico del volto e delle labbra, non so perché ma stamattina guardandomi allo specchio mi sembrava di avere la bocca di Valeria Marini, che mi ero procurato per sopportare questa puntura che mi tormentava.

2 Comments:

At 12:09 PM, Anonymous Anonimo said...

ciao paolo, scusa, solo non capisco l'immagine abbinata al testo: il fuck you è riferito alla bugna infame??? ti comprendo perchè ho provato anche io con le emorroidi a sognare di dormire in posizioni umane... un bracio

 
At 2:47 PM, Anonymous Anonimo said...

Ora per un po non potrò guardarti un faccia senza pensare alla tuia bugna nel culo!!!!

Carlo

 

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