talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

11 maggio 2006

Dal quagliaro


Stavo guardando il mio blog, è fermo da un po’ il mio blog. In questi giorni mi sono preso una pausa dalla scrittura. Che in realtà vuol dire che mi sono preso una pausa da me stesso. A volte sono troppo pesante per me stesso, allora mi fermo. Però non dura a lungo, perché poi torno in me e non ce la faccio a non guardarmi dentro.

Ieri sera siamo andati dal quagliaro. E’ un ristorante al Quarticciolo, sulla Prenestina ma lontano. In via Manfredonia, davanti al quagliaro c’è scritto “Giovedì riposo”. Perché la gente ci sono dei giorni che si riposa, anche io lo faccio, mi riposo da me stesso, a volte. Come in questi giorni. Però poi torno. Ieri sera dal qaugliaro mi sono mangiato un sacco di pizze. Ci sono queste pizze un po’ più piccole del solito, buone, una diavola, una capricciosa, una con i funghi.

Poi sono arrivate le quaglie. Buone le quaglie, con i funghi. Ad un certo punto sono uscito a fumarmi una sigaretta, lì davanti al quagliaro, c’era una madre con un bambino, il suo bambino, avrà avuto poche settimane. Lo teneva in braccio e lo cullava un po’, su e giù, povero bambino biondino. Questa madre aveva il corpo sfatto, era più larga che lunga, portava una tuta da ginnastica e scarpe da ginnastica.

Parlava con le amiche, facce da Quarticciolo intagliate nelle ossa e nella carne della Prenestina, e diceva sto bambino devo sempre tenerlo alla luce, perché quend’ero in ospedale c’era sempre la luce accesa e adesso sto bambino se sta al buio piange subito. E le amiche facevano sì con la testa. Spengo la sigaretta, rientro dal quagliaro, quando entro incrocio il padre che sta uscendo con la carrozzella, è magrissimo, capelli neri, la metà della moglie come stazza.

Mentre aspettavamo le pizze e le quaglie, giù dal quagliaro, raccontavo alla gente al tavolo due o tre cose divertenti che mi sono capitate negli ultimi tempi. L’ultima, è stata l’altro giorno dal benzinaio di via Cavour. Mi fermo dal benzinaio, non il solito quello all’angolo dei Fori Imperiali – era chiuso, erano più o meno le sette di sera ed era già chiuso il mio benzinaio solito, quello grasso – e mi sono dovuto fermare a quello un po’ più su. C’era uno slavo alla pompa, di quelli che stanno lì quando il benzinaio ufficiale è a casa, perché ha finito il suo turno. Lo slavo si ferma lì perché spera di raccattare due spicci gestendo l’operazione di inserimento delle banconote nella macchina e poi facendo lui il lavoro di benzinaio abusivo.

Mi fermo, metto la cinque euro nella macchina dei soldi. Lo slavo stava facendo il pieno a una Mercedes, mi passava davanti senza dire niente. Però mi guardava storto, probabilmente perché l’ho scavalcato. Però me ne sono fregato, non avevo voglia di aspettare in coda il mio turno da quell’abusivo. Potevo farmela da me la benzina, non sono mica mutilato.

Stacco la pistola della benzina, la metto nel buco della benza nel motorino, premo. Non viene fuori niente. Mi guardo intorno, come se guardandomi intorno qualcuno o qualcosa avesse potuto cambiare le cose. Riprovo. Niente benzina. Rimetto a posto la pistola. Vado davanti alla macchina dei soldi, intanto lo slavo l’aveva già ricaricata per un altro cliente, mi passava davanti senza dirmi niente, anzi faceva finta che io non fossi lì.

Poi, ristacco la pistola, riprovo a fare il pieno perché con cinque euro ci fai ampiamente il pieno al mio Free, anzi gli regali un euro perché al massimo ci stanno dentro quattro euro di benzina nel mio Free. Riprovo, niente. Riattacco la pistola alla pompa, mi chino, guardo la pompa dal basso, come se guardando la pompa dal basso potesse succedere qualcosa, chessò un miracolo. Intanto lo slavo continua a passarmi davanti, senza dire niente. Guardo lo slavo, come se fosse colpa sua che la benzina non esce dalla pompa. Lo guardo di sbieco, me ne rendo conto, d’altra parte non faccio nient’altro se non rispondere al suo di sguardo storto nei miei confronti.

Quando mi passa davanti per l’ennesima volta, gli dico scusa, sai perché non funziona la pompa? Mi guarda, mi risponde in italiano slavato – slavico, slavo, italiano mezzo slavo – e mi dice hai messo i soldi? Gli dico sì, se no non te lo chiederei, o no. Lui mi passa davanti e mi dice pensa.

Io penso. Ma non mi viene niente. Pensa che ti ripensa, c’è il vuoto cosmico nella mia testa. Ritento l’ultima volta con la pistola. Niente. Allora, mi piazzo davanti allo slavo e gli dico scusa, sai perché non viene la benzina? Lo slavo finalmente mi guarda in faccia, mi fa le sue rimostranze dicendo perché mi domandi ora visto che hai fatto tutto da solo. Insomma, mi punisce, si vendica del fatto che l’ho scavalcato, poi mi chiede che numero di pompa hai schiacciato, gli dico quella, la due. Poi mi guarda e dice quella che usi da dieci minuti, quella che stacchi e riattacchi, è la pompa numero uno. Hai sbagliato pompa, allora gli chiedo per favore di farmelo lui, il pieno, allora lui lo fa. Poi gli lascio i soldi, le monetine che mi restano nel portamonete, tutte, gli dico sì, sono un cretino, sai certe volte sono un cretino, lui tace, non si aspettava questa ammissione di cretineria, gliel’ho data vinta, lui si vede che lo pensava e me lo borbottava fra i denti da dieci minuti, sei un cretino, pensa cretino, ma ora che lo dico è deluso. Metto in moto e me ne vado a casa.

Poi, siamo andati dal quagliaro. Verso le otto e mezza è passato Giorgio con il cassone del socialdemocratico, la sua Volvo gigantesca, che in svedese si chiama sosse lodan (cassone del socialdemocratico) e siamo finiti laggiù, dal quagliaro. Abbiamo mangiato come cessi, tutti quanti come cessi. Tutti quanti pizze e quaglie, buone le quaglie con i funghi. Al tavolo c’era Giorgio, che continuava a versarmi quel bianco della casa dalla bottiglia di vetro del latte. Ci hanno fatto aspettare di brutto, ho bevuto come una latrina, ho appena preso un Aulin adesso, per il mal di testa da hangover per il vino lurido del quaglairo di ieri sera, che mi è venuto oggi per quel vino della casa, non era nemmeno troppo buono.

Poi, al tavolo c’erano Anna e Silvia, un’amica di Carla, c’era anche Carla. Anna e questa Silvia fanno tutte e due degli sport violenti, Anna fa boxe Silvia Tai kondo. Dicevo che strano che le donne fanno sempre più spesso questi sport di violenza, poi loro dicevano che non combattono mai e che quando vanno combattono solo quelle che ne hanno voglia e loro preferiscono fare l’addestramento senza combattere. Pensavo che se fai boxe allora vuol dire che dovresti anche combattere, però poi uno fa un po’ quello che vuole o no e mi sono mangiato mezza quaglia in un solo boccone.

Come sempre sembravo uno che non mangia da sei mesi, non so come mai ogni volta che mangio c’ho sempre questa fame atavica, come se c’avessi un cratere nello stomaco. Un cratere che non si riempie mai e che cerco di riempire fra un pasto e l’altro ma poi alla fine si riforma sempre, in poche ore, sembra che non si riempia mai, è un pozzo senza fondo la mia pancia finché poi non inizierò a ingrassare di brutto e forse prima o poi se continuo a magnare e bere come faccio succederà. Che ingrasserò. E chi se ne fotte.

All’uscita del quagliaro, che dentro al tavolo c’era anche questo amico di Anna che magnava e beveva era emiliano e ha anche descritto come si prepara un salame, fisicamente dico, come si fa e con quali ingredienti lo si riempie, e faceva la descrizione con le mani, ho notato che Silvia, l’amica di Anna, una ragazza con i capelli lunghi lisci che ha magnato quaglie di gusto, ha un Hexagon. Io a tavola avevo raccontato, così per passare il tempo, di quella volta che a via del Plebiscito ero sul mio Free 50, stavo andando al lavoro a Piazza Argentina, e proprio davanti a palazzo Grazioli uno mi supera sulla destra con l’Hexagon, quel bestione di scooter che fa paura a vederlo da fermo, pensa te come sono in movimento questi Hexagon, sembrano bufali con le ruote.

Allora, quando questo qua mi supera sulla destra con l’Hexagon mi cago sotto, non me l’aspettavo, e dal mio Free lo mando affanculo e comincio a urlare come un ossesso. Questo, invece di scappare – si vede che non si è molto spaventato delle mie minacce – frena, aspetta che lo raggiunga e mi chiede che ti ho fatto. Io, gli vomito sopra che guarda, stronzo, mi hai superato sulla destra, non si fa di superare sulla destra, mi sono spaventato, stavo per cadere, non si guida così ecc. ecc. insomma, un’invettiva di tutto punto. Sto qua, più incuriosito che altro, mi dice guarda che non ho fatto niente di male o di strano, superandoti sulla destra. Il traffico romano va così. Non sei romano tu, vero? Mi chiede così, gli dico di no, lui fa ah, ho capito e accelera e se ne va via. Tranquillo e serafico come un papa appena eletto.

1 Comments:

At 5:58 PM, Blogger chiccodicaffè said...

Io dal quagliaro ci torno stasera...mi è piaciuto trovarlo nel tuo blog!
se ti va il mio blog si chiama Chiccoetazzina.

 

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