talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

11 giugno 2006

Un Jankulovski a Oderisi


L’altra sera al campetto di Oderisi da Gubbio mi sono presentato per tempo. Non c’era nessuno dei compagni e avversari, solo una marea di genitori raccolti per vedere il saggio di ginnastica delle bambine. Fumavo aspettando gli altri. Alla fine è arrivato mister De Siena e mi sono sentito più tranquillo, pensavo di aver sbagliato campo.

Come sempre, il tizio dell’oratorio ci ha dato gli spogliatoi scrausi dove c’è sempre l’acqua gelata. Sono mesi che ci prende per il culo che i preti hanno costruito gli spogliatoi nuovi, con l'acqua calda e il boiler. Poi però ci sono sempre quelli del basket che hanno la precedenza. Allora, ci toccano gli spogliatoi ghiacciati. L’altra volta negli spogliatoio c’era questo bambino che fa karate che se la stava tirando con i suoi compagni di corso perché lui è cintura marrone. Gli avrei dato due sberle. Una cintura gliel’hanno regalata soltanto perché suo padre un weekend l’ha accompagnato a fare un torneo al Pala Lottomatica. C’erano i suoi compagnucci di corso che rosicavano di brutto, loro sono cintura bianca al massimo rossa.

Intanto, questo qua con la cintura marrone se la tirava e pontificava, sembrava di quelli che dicono che hanno preso chili di mussa ma si vede lontano un miglio che raccontano palle. Poi, sto bambino con la cintura marrone aveva la riga da una parte, si vedeva lontano un miglio che prima uscire di casa sua madre lo aveva pettinato. Ma come stai, vai a karate e ti fai pettinare da tua madre prima di uscire? Almeno spettinati prima di entrare negli spogliatoio, che sei ridicolo te e il Pala Lottomatica e tuo padre che ti compra la cintura marrone portandoti a un torneo nel weekend.

In campo finalmente mi sono potuto mettere la maglia della Germania. Ce l’avevo in borsa da quattro mesi, c'era ancora l'etichetta. Di solito mi fanno sempre giocare con i blu. I meccanismi dei bianchi sono molto ben oliati, sotto la mano di mister De Siena, che sulla fascia stantuffa che sembra Pasinato, quello dell’Inter che a Spillo Altobelli gli metteva sempre la palla sulla fronte che bastava appoggiarla in rete. Poi, mister De Siena si sbatte in campo e falcia mica da ridere. Peccato per quel tiro, quella staffilata che ha preso il doppio palo, troppa sfiga, ma quello che conta è il gesto tecnico.

Come in quel cross che mi ha fatto a me a un certo punto, era un po’ arretrato, l’ho arpionata da fermo (praticamente ho giocato da fermo perché dopo cinque minuti in campo mi sentivo venire in gola un pacchetto pieno di Fortuna blu, ancora incartato, e non riuscivo a respirare) e ho beccato la traversa. I pali e le traverse ci sono, ma quello che conta non è il gol, è il gesto tecnico.

Se no Pippo Inzaghi bisognerebbe dire che è forte, soltanto perché segna a raffica, ma in realtà lo sappiamo tutti che è molto meglio Ibrahimovic, che si conferma il mio giocatore preferito, in nazionale con la Svezia è riuscito a non schiaffarla dentro nemmeno contro il Trinidad Tobago. Però, non ho visto gli highlights, sono sicuro che Ibrahimovic ha fatto dei numeri della madonna in campo. La classe non è acqua e sicuramente non si valuta con il numero di gol che fai. Se no Ibrhaimovic verrebbe a giocare con noi a Oderisi, lo chiamo sempre il martedì per convocarlo ma è sempre da qualche parte per Champions.

Detto questo, parlando dei giocatori in campo a Oderisi da Gubbio, posso dire che i meccanismi di gioco messi su da mister De Siena hanno trasformato giocatori mediocri (vedi Raffo e Paolo Testa) in vere e proprie macchine da gioco. I movimenti dei bianchi sono talmente oliati da ore e ore di schemi ripetuti alla lavagna di via del Sudario sotto le mani pazienti di mister De Siena, nelle infinite ore di ufficio che si fanno questi maratoneti della conchiglia dell’innovazione, che i bianchi potrebbero trovarsi in campo ad occhi chiusi.

Questo terzetto di giocatori (Raffo, Paolo Testa, Mimmo mister De Siena) si trova su quell’erba sintetica di Oderisi da Gubbio come il triangolo isoscele nel libro di geometria delle medie. C’è sempre, area per altezza diviso due.

Raffo "testa bassa" Mastrolonardo fa sempre le sue sortite in avanti alla ricerca del gol della vita, che prima o poi arriverà. Tutti sanno che il giorno che arriverà questo benedetto gol della vita Raffo "testa bassa" Mastrolonardo smetterà di giocare, perché ormai sono quindici anni che cerca di farlo questo gol della vita: secondo me se lo ripassa tutte le sere prima di addormentarsi. Caricare il destro da lontanissimo, da fuori area, e scaricare una sassata che si insacca nel sette facendo gioire la gradinata che c’ha scolpita nel cervello da quindici anni e che lo osanna e gli chiede di andare sotto la curva. Poi si addormenta felice. Belin, Raffo, se fai sto gol della vita secondo me ti viene l'insonnia fulminante.

Prima di noi nel campetto c’era una partitella di gente e uno aveva la maglia della Germania come la mia. Però la sua aveva le bande giallo-nere-arancioni più larghe. Quella maglia mi piaceva molto di più della mia, però non ho potuto dirlo apertamente perché erano quattro mesi che volevo usare la mia di maglia nuova e se dicevo che non mi piaceva più, che preferivo quella del tizio della partita prima, secondo me mi mandavano affanculo e non mi facevano nemmeno giocare.

Questa volta al campetto di Oderisi per fortuna non c’era quel bambino dell’altra volta, quello che è entrato e continuava a voler giocare e c’erano i due difensori che non conosco che gli davano corda. Io a un certo punto gli stavo per tirare una pallonata sul faccino, poi mi sono trattenuto perché magari ci mandavano via e poi c’era sua madre che diceva che bravi questi ragazzi, che ti fanno giocare. Ma ora andiamo via, che papà ci aspetta. E vattene!!!!! Dobbiamo giocare.

Sulla rete sopra il campetto c’era un pallone in cielo di carta straccia. Come ci è finito non l’ho capito, buchi nella rete non ce ne sono.

In campo degli avversari l’altra volta m è piaciuto Jankulovski. Glielo dicevo ai miei compagni di tenerlo, lo lasciavano scorrazzare per il campo era sempre libero, anche perché Raffo, alla ricerca del gol della vita, si piazzava davanti invece di tornare che lo sanno anche le grate del campetto che lui deve stare dietro, partire da dietro e ringhiare sulle caviglie di Jankulovski. Di gol quando stavo in porta me ne sono presi come sempre una valangata. Non ho fatto una parata, mi giravo quasi sempre dall’altra parte quando tiravano, non è una novità, quando la paro è di culo, nel senso che mi colpisce sul culo per sbaglio. Sta volta ha giocato benissimo Marco, sembrava davvero Figo. Secondo me quando ti metti la maglia di uno forte diventi come lui. E Figo forte è forte, poi secondo me quando giochi con il numero 7 quasi sempre giochi bene. A proprosito, mi è rimasta nella borsa una maglia amaranto con scritto Ascalcio.it con il numero 6 dietro, di chi è?? Di Paolo Cassano Barbieri??

Io di solito mi piace mettermi addosso il numero 3, però ormai la fascia non riesco più a tenerla tutta, non fluidifico, sembro un palo della luce in campo. Non ho fatto manco un tackle l’altra volta e ho ancora litri di acido lattico nei polpacci, belin dovrei correre un po’, se no ogni volta arrivo a casa dopo Oderisi da Gubbio e sputo un pacchetto pieno di Fortuna blu, sul tavolo, e l’acido lattico mi resta anche nelle sopracciglia per una settimana.

Mi è piaciuto molto Emiliano l’altra volta, con quel baricentro basso e le finte controfinte è sempre più il fromboliere di Oderisi. Come dicevo prima, il fatto che il 90% delle sue giocate sia inconcludente e inutile per me è un complimento. Belin, adoro i giocatori innamorati del pallone, quelli che scartano tutti, arrivano sulla linea di porta e tirano alto apposta, a sfregio. L’importante è il gesto tecnico.

Emiliano è un maestro in ste cose. Scarta uno, poi torna indietro per riscartarlo per dimostrare a tutti che non è stato un caso. Poi, tenta sti passaggi tocchettati alla Hagi. A me i rumeni mi sono sempre piaciuti, sono latini dentro, giocano bene e perdono sempre però in più la Romania ha una bellissima maglia gialla. Però non me la compro perché se no sono sicuro che arrivo a Oderisi, vedo la partita prima della nostra e c’è qualcuno che c’ha la maglia della Romania più bella della mia e mi viene voglia d andarmene senza giocare.

Poi, dalla nostra parte c’era Luca che tirava delle staffilate da fuori area che si insaccavano cliniche nel sette ogni volta che tirava. Sembrava Oddo. Secondo me, Raffo "testa bassa" Mastrolonardo, rosicava ogni volta che vedeva la palla insaccarsi perché Luca, che di certo non sogna da quindici anni di fare quei gol che fa normalmente senza grosso sforzo, non se li sogna di sera tutte le sere prima di addormentarsi di fare un gol così, che se Raffo ne facesse uno in vita sua appenderebbe le scarpe e i chilometri di scotch che si arrotola prima di giocare sulle caviglie al chiodo e si dedicherebbe soltanto al pugilato all'Audace.

Paolo Testa sembrava Gullit il primo anno che è venuto alla Samp di Eriksson dopo due o tre anni in tribuna nel Milan. Una voglia di correre che se io ce ne avessi un quindicesimo della sua, di voglia di correre, sarei titolare del Paraguay ai mondiali col passaporto falso naturalizzato oriundo. E invece no, siamo sempre lì, sotto alla doccia gelata di Oderisi, che dopo la partita me ne sono andato a via dei Serpenti all’enoteca e mi sono fatto due Menabrea di seguito e il proprietario era il suo compleanno, quarant’anni, e gli avevano regalato una maglia della Germania.

Ce l’aveva addosso, era meravigliosa. Grigia, dev’essere la seconda maglia, dell’Adidas, con lo stemma laterale della Fussball Bundes Verbund. Ce l’aveva addosso, puzzava già di acrilico, si vede che ste maglie moderne dei mondiali della nazionale le fanno così, che puzzano, così il difensore lo stordisci con le ascelle, e allora per fargli bene gli auguri che era il suo compleanno del proprietario dell'enoteca di via dei Serpenti ho tirato fuori dalla sacca la mia maglia bianca della Germania. Gli ho proposto uno scambio, era sudata la mia maglia, non ha voluto. Diceva che da quando ha sei anni tiene per la Germania. Belin, qualcuno me lo deve spiegare come fa uno a sei anni a decidere di tenere per la Germania se è nato e cresciuto al rione Monti. La sua maglia era molto più bella della mia.

4 Comments:

At 9:33 AM, Anonymous Anonimo said...

Belin se passo da Roma e vi manca uno ci vengo anch'io a Oderisi che mi mancano i tackle ruvidi di Raffo e i sinistri di Paolone

 
At 3:12 PM, Blogger talentaccio said...

ok, però puoi giocare soltanto se ti porti la maglia del kenia oppure di una squadra del keniota. per chi tinei in kenia?

 
At 6:32 PM, Anonymous Anonimo said...

pezzo bellissimo, pieno di immagini bellissime. almeno per me che (un po' come per te il virtuosismo in campo) amo più una singola bella immagine che un'intera enciclopedia di luoghi comuni.

complimenti di cuore. e sai che di cagate di giovani scrittori (a 'sto punto) un po' me ne intendo.
riguardo alla partita, non me ne voglia chi non c'era (leggi bombertappi), ma secondo me è stata una delle più belle di sempre.
certo senza il mister è dura, ma martedì quasi quasi ci riproverei...

PS: spero che l'immagine di gullit non fosse riferita alle corna del "cervo che esce di foresta"

 
At 4:07 PM, Anonymous Anonimo said...

Penso che se la tua teoria funziona mi compro anche la maglia di Rui Costa dopo quella di Figo.
Anche se sono calabrese posso concludere con Belin pure io..
Belin .. nooo.. forse per me è meglio minchia..
ei stasera ci vediamo al campetto.

 

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