talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

23 giugno 2006

Golden gol


Bomber Tappi arriva al campo col pallone nuovo e lo spara in cielo, “ciao ragazzi, sono passato da Cisalfa, ecco la boccia nuova”. Non capisco subito cosa sta succedendo, poi però vedo il pallone, l’unico che c’è per giocare, arenarsi sulla rete sopra il campetto di Oderisi e scivolare lentamente sulle maglie. Sembra una mosca presa nella ragnatela di un ragno gigante.

Lo guardiamo tutti, sconcertati. Si è dimenticato Bomber Tappi che nel cielo sopra Oderisi c’è questa rete, che ingabbia il campetto, per evitare che il pallone voli via. Certo, se lo tiri da fuori è ovvio che resta lassù, sospeso in aria, sopra il campetto. Belin, ci abbiamo messo venti minuti a tirarlo giù, il pallone, ci è riuscito uno del basket che l’ha centrato da sotto così è rimbalzato fuori.

L’altra volta ho cominciato a giocare con una maglietta bianca e le maniche corte rosse, me l’aveva regalata tempo fa una di quelle donne del merchandising. Stavo comprando delle Fortuna blu, come sempre, lei era vicino alle casse e mi ha regalato questa t-shirt della Fortuna. Solo che le maniche sono rosse, perché esistono anche le Fortuna rosse, sono un po’ più forti, c’è la stessa differenza che passa fra Diana blu e rosse. A me delle Diana mi piace che c’è il pacchetto morbido. Il pacchetto morbido mi piace un sacco nelle sigarette, perché dopo un po’ che te le togli dalle tasche escono un po’ storte, un po’ lise. Le fortuna non esiste il pacchetto morbido.

Dopo un po’ che giocavamo Raffo mi ha fatto cambiare la maglietta, giocavo con i blu e non potevo tenermela la maglietta della Fortuna bianca e rossa. Gli abbiamo fatto il culo ai bianchi. Però è stata dura. Siamo arrivati a fine partita in parità, otto a otto. Avevamo già sforato l’orario, però dopo di noi non c’era nessuno quindi i teoria potevamo restare all’infinito. Ma eravamo massacrati, c’era un caldo che mi friggevano i piedi nelle Puma. Ero fermo statico peggio del colosso di Rodi, da un po’ mi ero messo libero alla Mihailovic perché mi sentivo il cuore in bocca dalla mancanza di fiato. Bomber tappi invece continuava il suo match personale con raffo, dandogli rumbe e prendendosi la sua meritata dose di calcioni finché non so chi ha detto: “chi fa questo vince tutto”.

Allora mi sono ricordato delle partite infinite alla Pascoli, che arrivi dopo due ore nove a nove o cose così. E allora subentra la legge del golden gol. Quando ho sentito chi fa questo vince tutto mi sembrava di avere nove anni e di essere alla Pascoli, ho preso la palla, ho dettato il triangolo a Bomber Tappi, che me l’ha ridata, ho fatto uno scatto che ci ho lasciato sei anni di vita sul sintetico di Oderisi, l’ho stoppata e incrociando ho tirato un missile nell’angolino dall’altra parte e abbiamo vinto.

Della partita non ricordo niente, mi sudava tutto il tempo negli occhi e non ci vedevo. Abbiamo fatto la doccia negli spogliatoi nuovi. Microscopici. Appena arrivati, il custode, quello con la barbetta che secondo me è frocio, ha detto “lo sapete, vero che non abbiamo il pallone?”. Belin, ma come facciamo a saperlo? Chiamiamo mister De Siena e poi bomber Tappi, gli diciamo di prendere un pallone da Cisalfa che se no non si gioca. E lui lo compra, e per la contentezza, quando arriva, da fuori, scarica questo campanile in campo, vorrebbe scavalcare la grata, ma come dicevo prima la butta su.

A fine partita, pago. Me ne vado. Dopo il pinte di ferro, faccio venti metri, e si ferma il motorino. Ero completamente a secco, dalla mattina lampeggiava la spia della benzina. L’avevo ignorata, peggiorando la situazione del serbatoio facendo una trasferta all’Eur, per una cosa di Confindustria. Per questo mi ero messo la camicia. Insomma, sono al Ponte di Ferro, senza benzina, verifico che il cellulare è completamente scarico. Ho forse un residuo di qualche centesimo, mando un sms alla Pina: “Mi chiami?”. Per fortuna, lo vede e mi chiama le do appuntamento a Piramide. Le dico di portare una bottiglia da un litro e mezzo per fare rifornimento e tornare a recuperare il mio Free dell’85, ho anche tolto la copertura del sacco nero invernale dal sellino, adesso c’è solo la gomma piuma.

Cammino fino a Piramide e sudo due o tre litri di liquidi. Fumo. Arrivo al baretto e mi prendo una Moretti, la bevo in piedi fuori, ai tavolini rossi circolari, in piedi. C’è un sacco di gente intorno, Piramide è un luogo di appuntamenti. Classico. Ascolto la partita del mondiale alla radio, Svezia Inghilterra, La mia camicia è fradicia. A un certo punto arriva la Pina, mi dice di cambiarmi la maglietta che sto sudando l’anima, apro la borsa, prendo la maglietta della Fortuna, quella bianca con le maniche rosse. Mi cambio. In motorino, con il suo Free, andiamo a riempire la bottiglia all’Api di viale Aventino. Torniamo al ponte di Ferro, riempio il serbatoio del mio Free. Si era ingolfato. Poi parte e torniamo a casa. La Svezia ha pareggiato 2 a 2, gol di Larsson.

Ieri ero in treno. Stavo uscendo a una fermata sconosciuta, lontanissimo dalla Tiburtina, ero sul treno per Tivoli. Arrivo alla stazione, apro la porta, però solo da un lato e rimango chiuso fra le porte. Stamattina mi sono svegliato e mi faceva malissimo il torace, non capivo perché, poi mi sono ricordato di questo colpo che mi sono preso, mi sono trascinato fuori perché mi ero davvero incastrato fra le porte mentre uscivo.