talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

10 luglio 2006

Effetto Grosso


Ieri sera siamo usciti da casa di Carlo, lì di fianco a San Giovanni, e mi sentivo campione del mondo che belin, è una bella sensazione, è come se una te l’avesse data dopo che te la sei provata per 20 anni. Insomma, le campane di san Giovanni avevano già suonato a festa, Zidane era a frignare negli spogliatoi, Del Piero stava accarezzando il suo cazzo di uccellino nella gabbietta, Ringhio era il miglior amico dell’uomo e noi stavamo uscendo di casa.

Ribery si stava guardando allo specchio pensando che forse è arrivato il momento di farsi una plastica facciale, la Seredova preparava il letto per il ritorno a casa di Buffon, mio fratello mi aveva appena chiamato al cellulare dicendo che avevamo giocato di merda, gli ho detto ma chi se ne fotte scusa, sti francesi ci hanno tritato la minchia per decenni loro e i loro marron glacé, se ripenso alla finale dell'europeo in piazza Duomo mi incazzo ancora adesso.

Il collegamento più bello da Napoli, in contemporanea con Milano e Roma da piazza del Plebiscito – c’erano più fumogeni a Napoli che a Marassi in vent’anni di militanza allo stadio – ho visto lo striscione più bello: "adesso ridateci la Gioconda".

E dire che ieri in giornata mi sono cremato doppio pacco di Fortuna blu per la tensione e mi sono golato un tre o quattro litri di birra. Ma alla fine è andata bene, anche grazie a Omar Camoranesi, il sosia maschile della Pina, che ieri sera in diretta le dicevo “belin, Pina, stai giocando bene stasera”. Lei si scazzava un po’, poi capiva che ero scaramantico, lo sa che lei assomiglia a Zamorano, non a Camoranesi, ma fra oriundi più o meno, poi di sera con l’illuminazione artificiale.

Raffo mi aveva chiamato alla fine dei supplementari, da Genova, non ce la faceva più dalla tensione e allora chi chiamo? Chiamo Paolo, dai, belin, però dopo la partita, dopo che il mio nuovo idolo assoluto Fabio Grosso l’ha schiaffata dentro su rigore con una lecca incrociata nel sette, sto cazzo che ti richiamo. L’ho dovuto chiamare io, Raffo, lui soltanto quando siamo nella merda mi chiama, per festeggiare no. Il solito Raffo cacamiande. Dai, oggi sono buono.

Usciamo, e ci sono tutti i tifosi dell’Italia che si riversano a san Giovanni con le trombe e i bandieroni tricolori che non ho mai visto tante bandiere dell’Italia in vita mia. Insomma, c’è sto gruppetto di ragazzi, uno con un bandierone, che gli si impiglia nell’albero. Va avanti per un po’, con l’asta in mano, poi si accorge che il bandierone è rimasto sull’albero. Torna indietro, belinone, ti sei perso il tricolore!!!

Poi, un po’ più avanti, di fronte al mercato vuoto (è notte) c’è uno seduto sul marciapiede che sta guardando la tivù in strada. E’ seduto su una seggiolina vicino alle macchine parcheggiate. La tivù è poggiata davanti alla saracinesca del negozio, con una parabolica assurda, non ho capito dove prendeva la corrente, seduto sul marciapiede con una tivù a cristalli liquidi poggiata vicino alla saracinesca, di fronte ad una merda di cane, che canta “po, po, po….”.

Poi, un’allegra famigliola, padre, madre figli. Il padre, ad un certo punto dice: ”stasera tutti fratelli, domani torniamo ad ammazzarci”. Poi prende il più piccolo in spalla e corre verso la buridda.

Arriviamo vicino a san Giovanni e il rumore si fa assordante. Trombe, trombette, vecchi, bambini, donne, tacchi alti, scarpe da ginnastica, tamburi. Squilla il cellulare, è il padre della Pina, 77 anni non gliene è mai fottuto un cazzo di calcio, che mi vuole parlare e mi dice: “Certo, quando Zidane ha buttato dentro il rigore ero un po’ disturbato”. Belin, mi veniva da dirgli che io ero incarognito come una bestia al macello, ma mi trattengo, dico due cose di circostanza e commenti di calcio che potrebbe capire anche un analfabeta del tifo, nato nella Svizzera tedesca che non ha mai visto un filmato di calcio in vita sua perché passa il tempo a sciare dall'età di due anni, poi mi concentro sulla gente. Non prima di averlo ringraziato, ero stato io che per questioni scaramantiche l’ho costretto a distanza a guardare la partita, lui che non gliene fotte un cazzo di calcio. L’ha fatto, la cabala conta.

Vedo tipe in reggiseno, belin a sto punto spogliati. Tipe che sporgono dalla macchina, con il reggiseno a coppa nero in mano, allora spogliati, cosa sono ste mezze misure, come quando ti fai una carbonara e ti pesi la pasta, ridicolo. Tipe dietro in motorino con in mano la bandiera nella sinistra e gli slip nella destra. Allora spogliati, sei ridicola.

Camion carichi di tifosi con bandiere, moto in contromano, con sessanta bandiere e trombe in mano, uno che va a palla in controsenso con un palloncino, forse è un presrvativo gonfiato, in mano. A un certo punto oso dire, così, gioiosamente, fra me: “che bello vedere tutti sti tricolori. Strano, non capita tutti i giorni, non mi sembra che sia una cosa così normale che gli italiani siano fieri della bandiera”. Una banalità. Non l’avessi mai fatto.

Mi si affianca una donna, sui 50 anni, con un bandierone dell’Italia in mano. Dice: “scusi, ho sentito quello che ha appena detto. Non è vero, io è dall’82 che ho questo bandierone dell’Italia e lo sventolo con grande orgoglio”. La guardo, le dico “guardi che non stavo dicendo questo, stavo soltanto dicendo che in Italia non mi sembra che ci sia normalmente questo grande attaccamento alla bandiera. Provi ad andare in altri paesi, non so in Svizzera, e tutti i santi giorni ti vedi la bandiera del paese che sventola dal balcone di casa. Non è che ci deve essere il mondiale di mezzo, così, gli piace e sono fieri del loro paese”.

Lei si irrigidisce ancora di più e ribatte: “il nostro problema è che abbiamo avuto il fascismo e per questo non potevamo essere fieri della bandiera perché se no ti davano del fascista. Io nella mia scuola dove insegno la bandiera la insegno”. Io la abbraccio un po’, mentre cammina, e le dico: “ah signò, ma che cazzo c’entra il fascismo col mondiale? Rilassati, sventola la tua bandiera e non rompere i coglioni”.

Secondo me era una fascista bella e buona, che le giravano i maroni che la metà delle bandiere in giro le avevano comprate da una settimana mentre la sua ce l’aveva religiosamente piegata in casa da 24 anni, perché secondo me l’ultima volta che l’ha sventolata è stato dopo il Mundial dell’82. Le ho anche detto che secondo me dall’82 non penso che l’abbia tirata fuori dal cassetto troppe volte, la bandiera, non ha risposto sta testa di cazzo attaccabrighe, poi mi sono concentrato su una tifosa dell'Italia vestita in pantaloni attilati bianchi, top verde (avrà avuto la quinta) e scarpe rosse. Oggi ce n’erano tante di tifose dell’Italia, che non sanno nemmeno la differenza fra un guardalinee e un tosa erba, vestite così: pantaloni/gonnellina bianca, top/reggiseno verde, scarpe/sandali rossi. E poi ditemi che in Italia normalmente la gente si gasa dei colori del tricolore e vi mando affanculo in due secondi.

Poi, oggi c’era in giro l’effetto Grosso, cioè che tutte le tipe oggi che siamo campioni del mondo sembrano più fiche, c’hanno il culo più bello e più sodo. Le strade e i colori sembrano più belli, l’insalata era più buona, eppure era la solita cazzo di insalata tonno e mozzarella, Roma sembra la capitale dell’Italia, eppure è la solita città di merda invivibile come sempre. Chissà quanto dura, speriamo che duri quattro anni. Comunque, sono contento che sia finito il mondiale perché ho sentito donne camminare in giro e dire che secondo loro Cannavaro dev’essere una bella scopata, che i giocatori della Spagna erano carini, peccato il numero 15 con il cerchietto, che Gattuso tutto sommato un giretto (soprattutto dopo la vittoria) se lo sarebbero fatto volentieri. Ma vai con Ribery prima dell’operazione facciale, cazzo, il calcio è una cosa seria, non una minchiata intermittente per farsi quattro ciance mentre ti bevi il caffè al bar e ti scegli i colori del top, brutta testa di minchia.

La cosa più pericolosa che ho visto ieri erano quelli seduti sui cofani delle macchine, che se per caso inchioda la macchina finiscono direttamente sotto le ruote, ma semmai uno in meno e chi se ne frega. Siamo quasi 58 milioni, alla fine, o no. Poi, oggi prima di pausa pranzo, mi sono fermato a fumare all’ombra, davanti a un negozio, si sentiva la radiocronaca registrata della partita, che ficata, su una radio locale romana. Mi sono comprato un peroncino, come etichetta c’era la foto dei campioni del mondo dell’82, adesso finalmente potremo vedere un’altra formazione dopo 24 anni sulle etichette delle birre. In effetti, vedere Graziani e Collovati per non parlare di quel ciccione di Tardelli dopo 24 anni aveva tritato il belino ogni volta che ti prendevi una birretta, lì sulla bottiglia appiccicati.