talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

13 luglio 2006

Greca


La donna con le lentiggini parla al cellulare e si lamenta con l’amica. “Due settimane di ferie, sono appena tornata, ma sono bianca come un cencio, sembra che sono stata in vacanza a Milano”. Poi, riattacca chiama un’altra amica e dice la stessa frase. Intanto il sudore le cola sulla schiena, “sono tre giorni che mi addormento alle tre e mezza, sono stanca morta, stasera vado a letto alle dieci e mezza”.

Niente Fiesta per la donna con le lentiggini, questa sera si dorme con il ventilatore al massimo, o almeno si cerca di dormire. Che quando fa così caldo l’ora migliore sono le cinque e mezza di mattina, fa un po’ più fresco, comincia a rischiarare e allora ti alzi, ti bevi un bicchier d’acqua giù in cucina e quando torni a letto se ti va bene dormi un paio d’ore di filato.

Oggi mi sono fatto la greca, però metà della feta l’ho lasciata. Faceva troppo caldo, là fuori, non avevo fame. Ascoltavo la donna con le lentiggini, seduta al tavolino di fianco a me, e guardavo quello spicchio di strada fra Sant’Andrea della Valle e la via lì, quella che passa di fianco al Senato. A un certo punto, arriva una vespa, in contromano, e la vedo che inchioda. Stava per fare un frontale con un Mercedes nero, di quelli auto blu, anche se era nero era un’auto blu.

Oggi ho preso il taxi, aspettavo Bari 43 ma alla fine ho preso Modena 21, perché Bari 43 tre minuti non arrivava e dopo 25 minuti mi sono guardato nelle palle degli occhi di Modena 21 e abbiamo deciso che mi portava lui al centro. Eravamo lontanissimi, oltre il raccordo anulare, ho speso una fortuna, ma sta volta non potevo andarci in motorino, che l’altra volta ci ero andato in motorino e mi ero perso sulla Collatina, ero finito in un bosco, ma un bosco vero, alla fine della Prenestina. Che per arrivare dove dovevo arrivare sono finito in un cantiere aperto, oltre il raccordo anulare, in mezzo alle ruspe, fra le buche.

Stavolta il motorino anche volendo non lo potevo prendere perché mi si è fermato, la pipetta della candela non sta più attaccata, ogni volta che prendo una buca si stacca. Ieri sera per riportarlo a casa ho staccato la mascherina della candela, andavo in giro senza mascherina, e ogni volta che prendevo una buca si spegneva il motorino. Così, mi fermavo in mezzo alla corsia e rimettevo a posto la pipetta.

Ieri mi hanno detto che mi devo sfinire di meno, che devo essere più tranquillo e accettare di più i verdetti e le cose come vengono. A me non so perché mi viene male di accettare le cose come vengono e di non capire perché vengono come vengono, perché penso sempre di avere un ruolo nelle cose che mi capitano. Ma probabilmente il mio ruolo è molto minore di quello che penso, nelle cose che mi capitano. Però non sono così sicuro di quello che sto scrivendo.

Ieri sera a Un Posto al sole hanno fatto vedere Diego che si baciava con Carmen, che dopo dieci secondi si staccava e diceva “ma cosa stiamo facendo”. Diego allora ha detto “scusa, sono stato troppo impulsivo”. E poi se n’è andato. Il giorno dopo si sono incontrati nel cortile, andavano al matrimonio di Raffaele (Diego è il figlio di Raffaele, il portiere di Un posto al sole), Diego ha cercato di parlare del bacio del giorno prima, ma Carmen ha saltato l’argomento, dicendo che è stata una fesseria, Diego rosicava ma non diceva niente, poi in chiesa si guardavano, ma Carmen si aggrappava al suo ragazzo Filippo.

Oggi, oltre al grande raccordo anulare, sono andato ad un convegno. Di fianco a me c’era seduta una bella donna, molto alta e formosa, con le gambe scoperte. Aveva tutte le gambe coperte di cicatrici, sembrava che l’avesse morsicata un banco di meduse. La cosa che mi piaceva di più era che questa donna molto bella se ne fotteva, di queste cicatrici. Oggi faceva molto caldo e mi sembrava giusto che le donne, potendolo fare, si mettessero delle gonne corte. Anche se ultimamente mi sembra di essere diventato un taliban con le donne, che le vorrei tutte in burqa, anche se probabilmente non funziona così.

Il taxista di oggi, Modena 21, aveva la panzetta. A via Nazionale mi ha cominciato a parlare del suo lavoro. Dice che lavora da quando ha 14 anni e ora ne ha 40. Porta i capelli corti, neri, ha la barba nera, un po’ rada, lunga, che non gli copre tutto il viso. Sembra più giovane della sua età. A un certo punto mi diceva che lui ha le mani rovinate perché lavorava ai mercati generale, a scaricare cassette, e che da un anno fa il tassinaro. Diceva che ha un milione e seicentomila chilometri sulle spalle, tutti a Roma e dintorni, perché dopo i mercati generali ha lavorato come camionista. Sputava un po’ di veleno addosso a Bari 43, quello che dovevo prendere io che mi aveva dato un’attesa di tre minuti e dopo 25 non era ancora arrivato. Diceva che nella sua categoria ci sono sempre dei furbetti, come dappertutto. Poi, mi ha lasciato a Largo Argentina e sono uscito dalla macchina, c’era un caldo che si bolliva nell’asfalto di questi giorni.

Il Sole 24 Ore ha cambiato grafica, hanno tolto il commento sulla giornata di borsa che c’era sempre in prima pagina. Preferivo prima, anche se adesso la linea è più snella. Non ho mai letto una biografia in vita mia, voglio provare, magari mi leggo quella di Giulio Cesare.

La donna con le lentiggini aveva capelli rosso cenere, era bianca sul serio considerato che era stata in ferie, poi lo diceva pure lei, in questi giorni non si riesce a dormire. Fa troppo caldo per dormire. Il ventilatore non serve.

Ieri sera abbiamo visto un telefilm del commissario Poirot in tivù, era molto bello, così alla fine mi è venuta voglia di leggermi un libro di Simenon, l’ho iniziato ieri sera. Per me Simenon è una sicurezza, i suoi romanzi mi riconciliano con il mio cervello, perché Simenon è molto intelligente e si inventava dei romanzi noir favolosi, con un sacco di retroscena e di colpi a sorpresa. Dice un mio amico che ogni volta che Simenon finiva un romanzo, ne ha scritti a migliaia in vita sua, usciva e si ubriacava e gli pagavano una prostituta che faceva finta di avvicinarlo per strada dicendogli “è lei il famoso romanziere Simenon?”. Lui rispondeva sì, e poi stavano insieme. Lo credo che si vantava che era stato con migliaia di donne in vita sua, con tutti i romanzi che ha scritto se ripeteva ogni volta lo stesso rituale è ovvio.

Dice che Simenon quando scriveva un romanzo si tappava in casa, con la macchina da scrivere, a bere e fumare e che non usciva di casa finché non aveva finito. Poi, alla fine, usciva e si riviveva questa scena, sempre uguale, di lui che va in un posto e una prostituta che gli si avvicina e lo riconosce e lui si sente un grande romanziere. Però era un metodo che funzionava, se pensi a quanti romanzi ha scritto Simenon, funzionava eccome. Dice che ogni volta che finiva un romanzo Simenon era un po’ fuori di testa, lo credo con le cose che scriveva doveva essere bello fuori per scriverle. Pare che si sfogasse andando a bere e stando con migliaia di donne, sempre diverse, mignotte che fingevano di riconoscerlo, organizzate dai suoi editori. Magari mi leggo quella di Simenon, di biografia, Cesare alla fine non mi sta molto simpatico.