talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

05 settembre 2006

6 agosto, Spot hotel, Rodi vecchia


Mi sono appena fatto la barba, ce l’avevo di tre giorni, sembravo un marocchino con il pizzo bianco. Sì, perché ormai il pizzo è tutto bianco, risalta sull’abbronzatura. Ieri ho notato pure tre peli bianchi sull’uccello, è la prima volta che li vedo così bene. Uno è pure bello lungo, tutto bianco, magari me li tingo.

Mi ricordo da piccoli che mio fratello quando gli è venuto il primo pelo sull’uccello se lo coltivava, lo annaffiava. L’aveva battezzato Britt Marie. E’ il nome svedese di un’amica di mia mamma. Poi, quando gli è cresciuto il secondo pelo sull’uccello, l’ha chiamato Karen Brighenti, un’altra amica mia mamma. Io, i miei tre peli bianchi sull’uccello li ho lasciati senza nome. Peli senza padre sono.

Sono venuto a scrivere sul cesso, è l’unico posto per stare seduto in questo microbo di stanza. Domani, ha detto Lee Mavros che ce ne dà una più grande, di stanza, spero che non sia una mussa sennò gli cago in un angolo.

Già che ci sono, cerco pure di cagare. Non mi viene.

Farmi la barba a me mi rilassa, anche perché poi sembro un’altra persona. Un bravo bambino. (Non mi viene).

Oggi, la Pina sta male. Si è beccata il raffreddore. Allora abbiamo (ha) deciso di non andare a fare il bagno. E così siamo rimasti a Rodi vecchia, nei vicoli delle mucche svedesi.

Siamo andati al museo stamattina, al museo di Rodi vecchia. E’ l’ex residenza estiva di Mussolini. Già questo ti fa capire che voglia che ce n’avevo di andarci. (Non mi viene definitivamente, vado a scrivere sul letto, intanto la Pina è sfatta e dorme).

(Niente letto, la Pina dorme con il braccio sul mio cuscino. Mi sono messo al davanzale, in piedi, che c’è anche un po’ di venticello e posso fumare).

Il museo di Rodi vecchia è grosso grosso. C’erano un sacco di anfore, statue di cavalieri senza faccia, con l’elmo, ma gli avevano strappato via la faccia. Tanti mosaici con delle puzzole. Poi, alle finestre, c’erano dei cartelli poggiati per terra, di non salire il gradino e non sporgersi fuori. Uno, con la maglia di Ibrahimovic della Svezia, se n’è fregato, è salito sul gradino e ha fatto cadere il cartello di divieto. Rideva, l’ho guardato, e il mio sguardo gli diceva: “cazzo ridi”.

Mi sono lisciato la faccia appena sbarbata, liscia come il culetto di quella che sembrava Paris Hilton, l’altro giorno in spiaggia, manco un brufoletto. (Non mi viene ma continuo a scoreggiare, sarà la tiropita, meno male che la Pina dorme).

La cosa più bella del museo di Rodi, a parte il caffè alla turca tutto granuloso, sono: le miniature della dea Bouborg, Beauborgos o qualcosa del genere, che si apre le cosce e con una mano si apre lo spacco della fica. Ha pure due tettone grosse, per essere una miniatura. Chissà che facile per lo scultore fare lo spacchetto della fica di questa miniatura, un tagliettino piccolo piccolo. Carino.

Di fianco a questa miniatura c’erano i falli, dei cazzini in miniatura pure loro. Ce n’era uno che era minuscolo, più piccolo del mignolino del mio piede.

Poi, c’erano le mascherine della commedia greca. Un frammento di quella del dio Pan. Sembrava Pulcinella, un naso adunco che manco Nippo Nappi e Iaquinta.

Poi, al museo, troppo bella la storia del Colosso di Rodi, che anticamente si ergeva sulle mura della città. In realtà, nessuno sa veramente com’era fatto questo Colosso. Così, certi pittori se lo sono immaginato a gambe larghe, piantato sulle mura della città. Alto 65 metri. Poi, è arrivato un terremoto dopo una trentina d’anni che se ne stava lì, a gambe larghe. Ed è collassato. L’altro modello di Molosso, anzi Colosso, è ritratto a gambe unite, sull’attenti, con una lancia in mano, sembra uno di quelli che alle Olimpiadi portano in giro la fiaccola.

Dopo il museo, verso l’una, abbiamo preso il Typhon e siamo andati a Mandraki, nella città nuova, a comprare il paracetamolo e la biochetasi (ma non sono sicuro) per la Pina. Sai, quelle medicine che ti spari lo spray nel naso. E poi, siamo andati in gita ad un monastero.

Faceva un caldo della madonna, c’era un vento porco. Secondo me, per la sinusite della Pina era meglio se ce ne andavamo al mare. Di sicuro faceva meno freddo.

Il monastero è imbriccato in cima ad un passo montano ripidissimo, 4 km di tornanti. Sembra la strada per Bavari.

Siamo arrivati, c’era una via crucis. Ho detto alla Pina: “Lì non ci vado nemmeno se dopo mi porti a mangiare i pansoti nei vicoli”.

Allora, siamo saliti al monastero per una scalinata che non finiva più. C’era un battesimo greco. Tutti i parenti con il vestito della festa e la giacca, a 40 gradi all’ombra. Come si fa ad organizzare un battesimo il 6 agosto, lo sanno solo sti greci.

Il prete ortodosso, con i capelli lunghi grigi e raccolti, vestito talare nerissimo, lo abbiamo beccato dietro al monastero che cacciava nel prato aridissimo l’acqua del battesimo da un’enorme battistero in bronzo, un’insalatiera gigante a forma di coppa dei campioni, con le orecchie grosse (ci siamo capiti).

L’altro orecchio dell’insalatiera battesimale lo teneva la sagrestana, ma poteva pure essere una delle invitate al battesimo greco. C’era un grosso tavolo nel chiostro, con esposti tutti i regali del battesimo. Un mare di sacchetti sotto il sole.

Le donne greche sono tutte bianchissime.

Siamo passati in mezzo agli invitati, raccolti nel chiostro dopo il rito. "Kolaiannis….paramidis, sfrazein….filoporos, taxi, taxi….iassas…..karidadis, filokaridadis, felinunte….".(risate).

Ho cominciato a chiamare la Pina Iannis oppure Kolaiannis, siamo scesi giù verso il motorino (alla via crucis) sfollando insieme agli invitati del battesimo, che stavano guadagnando la scalinata in discesa pieni di pacchi giganti sotto braccio.

Una scendeva i gradini della rampa ripidissima con tacco 12 centimetri addosso, molto abile e attenta. Indossava un vestito leggerissimo, ma sotto non si vedeva niente perché si era messa la sottoveste.

Un ragazzo, vestito tutto di bianco – c’aveva addirittura i mocassini bianchi – teneva sotto braccio una vecchia per sostenerla. La vecchia era vestita tutta di nero – c’aveva pure le scarpe color pece – ed era strano perché il ragazzo bianco-vestito aveva i capelli nerissimi, mentre la vecchia nero-vestita aveva i capelli bianchissimi. Da dietro, mentre scendevano lo scalone, sembravano lo ying-yiang vivente, oppure una bandiera della Juve, o quella a scacchi della formula uno, che scende le scale sulle sue gambe.

In fondo alla rampa, c’erano tre pavoni. E tutti i bambinetti greci del battesimo a inseguirli e le madri a indicarglieli perché li ricorressero. I pavoni se ne stavano all’ombra e camminavano goffamente sul pietrisco. Assomigliavano nell’andatura a quelle con la lordosi che si mettono il tacco alto a Campo dei Fiori.

Una bambina gli tirava le pietre al pavone, i genitori ridevano, la madre era almeno all’ottavo mese di gravidanza, mentre Ilia (Elia) – un altro bambinetto – inseguiva il pennuto e si è inciampato con relativa facciata nella ghiaia. Poco prima, Ilia aveva rotto scagliandola per terra la bomboniera del battesimo, una piccola bambolina di ceramica. Io mi godevo la scena bevendomi una birra (Mythos) all’ombra di un grande salice piangente.

Dopo il monastero, non contenti, io e la Pina siamo andati a vedere la valle delle farfalle. Paghi 5 euro a cranio per entrare in un sentierino. C’è un ruscello e vedi delle farfalle. Basta. A parte il caldo porco. Al ritorno eravamo in riserva, ho fatto il pieno all’ultimo secondo, non ho fatto il bagno in tutto il giorno, siamo tornati alo Spot hotel che la Pina stava morendo di sinusite.

Stasera, giuro, mi sparo un suvlaki che in confronto il Colosso di Rodi è un’anoressica.

Al museo, tra l’altro, ci siamo fatti le foto di fianco ad una statua greca nuda (vedi foto). Aveva l’uccello microscopico, sembrava quello di mio fratello a sei anni. Ad un certo punto, ho preso la penna e gli ho disegnato il suo primo pelo sull’uccello, a questa statua greca. Un graffiti. La Pina non voleva. Ci ho scritto di fianco Britt Marie, con una freccia di uniposca indelebile. Speriamo che l’amica di mia mamma non venga in vacanza a Rodi quest’estate.