talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

01 settembre 2006

A Roma da una settimana


Sono a Roma da una settimana, dopo un mese più o meno di vacanza, e non vedo l’ora di andarmene a Cagliari. A parte la Pina, le cose che non rimpiangerò della città sono, nell’ordine: le buche della madonna per strada, che se Veltroni avesse il motorino la smetterebbe di andare tutti i giorni nei campi nomadi perché lo ricoverano d’urgenza al reparto ortopedia del San Giovanni, con la colonna vertebrale frantumata a metà.

Però, pensandoci bene, magari Veltroni le vertebre non ce l’ha, boh, bisognerebbe vederlo in costume per verificare. Poi, non mi mancherà il portinaio di casa mia, via dello Statuto, sono quasi quattro anni che vivo lì e non mi saluta ancora. Alla mattina, è sempre sudato fracico che lava le scale. Io passo, perché devo andare al lavoro (non vado mica al mare) e lui borbotta sempre. Secondo me non vede l’ora che io esca per sfogarsi della mattinata di merda che ha passato a lavare le scale.

E’ uno di quei rosci, colori arancioni. Però d’estate se li rapa tipo Kojak. Parla con tutti, tranne con me. Si tacchina tutte le donne del palazzo, anche la cinese del sesto piano. L’ho beccato una volta che cercava di parlarle in romanesco, lei stava aspettando l’ascensore, gli sorrideva ma era ovvio che l’unica lingua che conosce è il mandarino. Sono salito a piedi, lui continuava a parlarle. Secondo me gli sto sulle palle perché prima di andare a vivere lì si tacchinava anche la Pina e adesso non può più farlo.

Per tre anni e mezzo le ha impedito di aggiungere il mio nome nella cassetta delle lettere e anche sul citofono, come se fossi un abusivo. Alla fine ha dovuto aggiungermi (sbagliando lo spelling del cognome) quando la Pina incazzata furente gli ha detto che ormai si era sposata e che semmai doveva togliere il suo di cognome e lasciare il mio, visto che le cose in Italia stanno così, siamo patriarcali, mica come in Finlandia, o come Prebene Larsen Elkjaer, il centravanti del Verona dello scudetto che aveva il doppio cognome di suo padre e di sua madre. Elkjaer era quello della madre, di cognome dico, se l’è tenuto perché è più bello.

Altre cose di Roma in sti giorni: oggi stavo superando un camion in via Nazionale, in discesa, quando sto camion inchioda all’improvviso. Allora inchiodo anche io. C’era un tizio alto un metro e novanta che così, bel bello, ha deciso di attraversare la strada lentissimo, fuori dalle strisce e tutto il resto, fottendosene altamente del traffico e del rischio della vita che stava correndo. Allora, sto qua, probabilmente un turista, a testa alta e petto in fuori, tutto gellato, capello linguette biondiccio, occhiale da sole a specchio, tiratissimo, incede lentissimo. Allora, il camionista di fianco a me gli urla: “aho, ma che te sei comprato la strada!!!!”. Poi, ci siamo guardati negli occhi e siamo scoppiati a ridere e sono ripartito.

Sono andato dalla solita tabaccaia di via dei Giubbonari, una stronza vera, ogni volta che ci vado parla al cellulare, è sempre al cellulare, io entro le chiedo: “un pacchetto di Fortuna”, lei ruota sullo sgabello, continua a parlare dei cazzi suoi (manicure, Fiesta, Fregane, Sir, la sua macchina, il suo uomo ecc.) e mi dà il pacchetto e il resto. Un po’ di volte ci sono andato con delle banconote da cento euro per metterla in difficoltà, ma lei impassibile apre al cassa, si mette il cellulare fra orecchia e collo, continua a farsi i cazzi suoi e ti dà il resto sempre perfetto. Penso che non mi abbia mai guardato negli occhi in quattro anni.

L’altro giorno a Piazza Vittorio ho letto un graffiti meraviglioso: avevano appena riverniciato il muro di giallo e il graffitaro aveva scritto a lettere maiuscole: “E’ INUTILE CHE RIVERNICI INTANTO TE RISCRIVO”. Sempre a piazza Vittorio c’è un altro graffiti che ci sono affezionato: “GOD IS BISEX”.

Ecco, magari sti due graffiti un po’ mi mancheranno a Cagliari, però per il resto ci sto dentro.

Oggi sono andato a prendermi la solita insalata da quella di via del Biscione e ci siamo fatti quattro chiacchiere. E’ magrissima lei, sui 35, piccolina, molto simpatica. Porta sempre un cappelletto da basket bordeaux alla rovescia, ha i capelli neri con la tintura bionda solo in un pezzo dei capelli. Oggi, le dicevo che mi sparavo un’insalata in vista di stasera che mi voglio sfondare di cibo, rideva, poi mi ha raccontato che è un’attrice che ha smesso di recitare da quando ha avuto sua figlia, che adesso fa la “mamma single” e che le manca soprattutto l’odore del palcoscenico. Era simpatica a raccontare, si vedeva che è un’attrice perché gesticola tutta quando parla, poi è magra perché faceva danza e ha il fisico di una ballerina. Poi, sono arrivati degli architetti svedesi nel locale prendevano le misure dappertutto, anche sul mio sgabello, pure nella mia insalata. Mi fa sempre pagare pochissimo, tipo 4 euro quando dovrei pagare sette e cose così. L’altra volta ha preparato le farfalle piccanti, con il mazzancolle, quando le ho detto che erano favolose, due euro. Belin.

Poi, mi hanno detto che da Pascucci, il frullataro più buono di Roma, ci è andata la banda del buco, che gli ha sfondato una parete quest’estate per entrare nella valigeria/pelletteria di fianco e che la signora era inviperita perché le hanno fatto saltare il pc e forse anche il forno a microonde. Mi devo informare meglio, mi sa che adesso vado a farmi un fragola/kiwi/limone.

Adesso a Roma c’è la campagna abbonamenti della Cisco, la ex Lodigiani, la nuova squadra di Di Canio, in C2, giocherà al Flaminio quest’anno. Dappertutto c’è il faccione di Di Canio per la promozione dell’abbonamento della Cisco – la prima volta che ho visto scritto Cisco su un muro, l’altra colta a fare la spesa pensavo che fosse la società di software, meno male che non l’ho detto a voce alta – il faccione di Di Canio con i denti serrati, hai presente quando ha fatto il segno romano tempo fa, povero Di Canio. Che l’altra volta, al bar, a colazione, mangiandomi un ventaglio, ho visto la foto di Di Canio con un vassoio di coppa in mano e di fianco la foto di Totti, con la coppa del mondo in testa. Foto affiancate. Didascalia: C’E’ COPPA…….E COPPA. Cazzata, però sai qua a Roma questo c’è, se no ti dico delle foto di Slberto Sordi e cose così, ma che due palle.