talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

22 settembre 2013

Pranzetto panormita

Oggi è stata una tranquilla domenica panormita, la Roma ha vinto il derby meritatamente. Ce la siamo vista su Sky, con Stefano che era al settimo cielo. Due a zero, gol di Balzaretti e Ljajic su rigore. Poi ho lavato i piatti, erano tanti perché a pranzo ci siamo fatti una mangiata di roba sicula da competizione.

Abbiamo ordinato la qualunque alla pizzeria siciliana che si trova in via Emanuele Filiberto. Mi era venuta voglia di mangiare siculo perché in questi giorni mi sto leggendo uno dei romanzi di Santo Piazzese, un autore che non conoscevo e che davvero mi convince appieno. Un giallista da deca e lode, tutto ambientato a Palermo.

Ci sono descrizioni di panzate palermitane che ti fanno venire l’acquolina in bocca. Ieri sera a letto mi stavo leggendo un po’ di romanzo e la decana di Piazzese ordina sei, dico sei, pani con la meusa, maritati e schietti.

Mi è venuta una voglia di pane con la meusa da paura, peccato che qui non la fa nessuno, anzi ho scoperto che c’è un posto a Roma dove la fanno, ci devo andare.

Per supplire all’assenza del pane con la meusa la Giusy ha pensato di svaligiare la rosticceria di via Emanuele Filiberto, si chiama il Veliero.

Menu: 1) Maxi teglia di anellini alla norma, 2) teglia di panelle, 3) una vagonata di sfincione.

All’una spaccata mi sono presentato per ritirare le vettovaglie e il cuoco palermitano mi ha incartato tutto davanti agli occhi. Facevo il vago e fingevo di ascoltare il giornale radio. Ma era dura mantenere un contegno distaccato. Alla fine, ha incartato tutto, mi ha guardato negli occhi e mi ha chiesto, un po’ allibito e un po’ provocatorio: “E i cannoli?”.

L’ho guardato e mi sono sentito un inetto. Ovvio, se compro una cofanata di roba come quella devo anche pensare al dolce. Vedo le cialde in vetrina, di fianco a pizze multicolor con alici fresche e frutti di mare – robe mai viste – e dico: “Eh già, i cannoli. Ne prendo sei”.

E’ andato di là, li ha riempiti con la ricotta fresca che gli arriva con il camion dalla Sicilia, ci ha messo le scagliette di arancia candita di rito e ho preso tutto. Sessanta euro spesi alla grande, ci stavano tutti, abbiamo fatto una magnata con i fiocchi. Le panelle meravigliose a prima fame, mi ricordano molto la farinata di Genova, anche se la forma quadrangolare e quasi mignon è tutta palermitana.

Pasta alla norma ancora calda, Tina ha fatto il bis, sfincione mangiato a sfizio, favoloso. E i cannoli hanno dato il tocco finale. Ottimo veramente. Non vedo l’ora di tornare a Palermo per farmi un bel pane con la meusa, mi è rimasto lì. You bloody italians, you always talk about food.