talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

03 ottobre 2015

Sandokaaan, Sandokaaan

Sono le 8,00 e il cucù ha suonato in cucina. Da un po’ di tempo ormai l’uccellino non esce più dal binario mentre trilla, è fermo nella casetta. Si vede che gli ingranaggi e i binari dove si muove si sono bloccati, probabilmente per colpa del grasso e dell’unto della cucina – è pur sempre montato sul muro della cucina il cucù – e quindi è un po’ fermo il cucù.

Fare il social media manager è un lavoro, ma inserire i social nella dieta del content manager è un passo in avanti strutturale.

Però adesso voglio parlare di Sandokan. In settimana ce lo siamo guardati in tivù, due puntate in dvd, in tutto sono sei. Le prossime ce le guarderemmo la prossima settimana, quando Pietro avrà letto il suo libro di Sandokan – è un Geronimo Stilton – e avrà superato il punto dove siamo arrivati con il dvd.

La cosa più bella di Sandokan, a parte la sigla e lo stacchetto di arpa credo – Sandokaaan, Sandokaaan - è la lentezza esasperante delle scene. Lo sceneggiato deve essere del 1978 o giù di lì. I tempi filmici sono lunghissimi in confronto ai ritmi di oggi. E’ bellissimo perché una scena può durare cinque o sei minuti.

L’altra volta c’era la scena di un ballo, un gran ballo, e sarà durata appunto cinque minuti, un’eternità.

Poi c’è Adolfo Celi, un grandissimo attore, il cattivo per eccellenza che in Sandokan replica un po’ lo steso ruolo della Baronessa di Carini, di James Bond dove è stato uno dei cattivi più azzeccati.



Vagamente ricordo quando a sei o sette anni vedevamo Sandokan a casa. Una volta alla settimana, un’ora di sceneggiato, appuntamento fisso.

Lo stesso rituale me lo ricordo con Michele Strogoff, voglio andare a vedere se esiste anche questo sceneggiato in cofanetto perché vorrei farlo vedere a Pietro, che a vedere Sandokan ci sballa tantissimo anche lui.

Di quegli anni quando c’era soltanto la Rai in televisione mi ricordo anche le prime edizioni di Fantastico e come ballerina e show girl di punta c’era Amanda Lear.