talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

27 marzo 2006

Da quando ho aperto il mio blog


Da quando ho aperto il mio blog invece di scrivere a qualcuno scrivo al mio blog. Da quando ho aperto il mio blog scrivo di merda. Diciamocelo, da quando ho aperto il blog mi sono montato la testa e penso di essere diventato uno scrittore vero, uno di quelli che sono convinti di avere delle cose importanti da dire e peggio ancora pensano bene a come le scrivono. Da quando ho aperto il blog, quando scrivo non faccio più errori di battitura perché rileggo dieci volte e correggo gli errori e penso anche alla sintassi e alla punteggiatura.

Pensa che sono diventato talmente figo, io e il mio blog, che oggi mi sono letto un articolo sull’uso del punto e virgola, che non l’ho mai usato in vita mia e sul mio blog l’ho già usato, io e il mio cazzo di blog di merda. Un articolo sul punto e virgola, ti rendi conto, di Beppe Severgnini su Io Donna della settimana scorsa. Ero al cesso, non ero ancora uscito a comprarmi le parole crociate. Oggi è domenica e ho dovuto anche lavorare, non ho parole.

Da quando ho aperto il mio il blog sono grave. Belin, non ci siamo, da quando ho aperto questo cazzo di blog penso di essere diventato uno scrittore, uno che si deve sforzare per dire delle cose fiche, io e il mio blog del cazzo che c’ha un colore che fa vomitare un cane cieco, il mio blog. In più, da quando ho aperto il blog non mando più le mail ai miei amici. Butto tutto dentro nel mio blog e mi sembra di essere come uno di quelli che ormai, soltanto perché mi sono aperto il mio blog – che te lo apri in sette minuti netti se vuoi - allora mi devo dare un tono. Sono un blogger. Che oggi ho letto su Io Donna che c’è una cinese, una blogger cinese, che si è aperta il suo blog e lo leggono undici milioni di lettori e lei scrive di tulipani. Belin, sono grave, sui tulipani, meno male che è in cinese che i tulipani puzzano più dell’angolo di via Merulana che quando aspetti che diventi verde per attraversare c’è sempre puzza di piedi.

E’ un mistero, ma all’angolo via Merulana Largo Brancaccio, verso l’ufficio postale, c’è sempre puzza di piedi. Una puzza di pedi da panico al volante, come se proprio lì Tito o Marco Aurelio, non mi ricordo che dei due, insomma il padrone dell’enorme piedone di marmo quell’imperatore, il piedone di marmo, dai quello che c’è in tutte le minchia di cartoline di Roma per turisti con il gatto sdraiato mollemente fra i ditoni, proprio come se l’imperatore si fosse tolto proprio lì, nell’angolo di via Merulana, un’enorme Superga dopo duemila anni che se l’è tenuta senza calze per duemila anni addosso. Ecco, quella puzza di pedi lì. Puzza di piede millenaria con Superga senza calze.

Da quando ho aperto il mio blog mi sento bravo, mi sento più bravo che cerco le foto per i racconti, perché adesso sarei uno che scrive racconti, e cerco le foto per il mio blog. Che in realtà non le cerco mica io, le cerca Raffo, il mio amico che mi ha creato il blog, e da quando ho aperto il mio blog mi censuro perché sono diventato un bloger del cyber spazio e allora non scrivo mica più come prima, scrivo da blogger. Che secondo me i blogger non sanno scrivere, i blogger. Buttano dentro nel blog tutte le cazzate che gli vengono in mente, i blogger, che secondo me gli puzzano i piedi anche a loro, che secondo me i blogger usano le Superga senza calze anche d’inverno, sti blogger.

Che vorrei vederne uno di blogger, dal vivo, che secondo me i blogger sono come gli inarco- insurrezionalisti, non esistono per davvero. Che secondo me gli anarco - insurrezionalisti sono come l’uomo di Atlantide, non esistono per davvero. Hai mai visto un uomo che ha le dita palmate, come l’uomo di Atlantide? Io no. Hai mai visto un anarco insurrezionalista che lascia un ordigno fabbricato artigianalmente fuori da qualche caserma dei carabinieri in Sardegna, un ordigno inesploso? Io no. Però sembra che l’Italia sia piena di piste anarco insurrezionaliste, l’Italia.

L’anarco-insurrezionalsita è una categoria di gente che secondo me se l’è inventata il ministro Pisanu e la tira fuori quando non sa che pesci pigliare, cioè molto spesso. Se l’è inventata mentre guardava una puntata dell’Uomo di Atlantide, alla tivù, che secondo me Pisanu, il ministro Pisanu che gli ronzano sempre gli elicotteri sopra il Vicinale che li sento sempre che passano che vivo a un chilometro dal Viminale, c’ha tutta la serie in cassette Vhs, dell’uomo di Atlantide. Comunque, adesso che c’ho il blog, magari faccio un forum e mando online sto sondaggio: se hai la foto di un anarco-insurrezionaista mandamela, che se me la mandi vinci centomila accessi gratis al mio blog. Oppure ti metto in contatto con il ministro Pisanu, che ti registra la serie dell’uomo di Atlantide, che ce l’ha tutta in cassetta.

Che prima, prima di aprirmi il mio blog, non mi censuravo mica. Scrivevo tutto quello che mi veniva. Poi, prima mi veniva tutto così. Adesso no, non mi viene più così, mi devo sforzare per scrivere. Da quando ho aperto il mio blog penso alle storie prima di scriverle. Controllo la struttura, guardo la grammatica, penso a lasciare gli spazi fra le parole. Insomma, da quando ho aperto il mio blog mi rompo il cazzo, scrivo di merda, anzi mi sa che sono diventato un bel rompi cazzo, e scrivo di merda. Scusate, da quando ho aperto il blog.

Da quando ho aperto il mio blog invece di scrivere a qualcuno scrivo al mio blog. E poi lo leggo solo io, il mio blog. Ieri ad esempio ho costretto Raffo a scaricarmi tre ore le foto nel mio blog. Poi, leggevo le storie che ho scritto da quando ho aperto il mio blog e sono delle palle micidiali, delle vere pompe di racconti leziosi che li potrebbe scrive appunto un blogger.

Scusate, da quando ho aperto il mio blog. Non so com’è potuto accadere. Non lo so proprio, sono diventato come quelli che aspirano, che aspirano, che si ispirano, si ispirano e poi scrivono cagate. Come quelli che poi quando trovano l’ispirazione, poi quando trovano una particina in un filmetto di serie B se la tirano, se la tirano. Non so cosa mi è successo, che da quando ho aperto il mio blog mi sento online, mi sento che c’ho delle cose importanti da dire, che faranno svoltare la gente, che alla fine da quando ho scritto il mio blog nessuno mi manda più nemmeno uno straccio di mail. Perché almeno prima del mio blog invece scrivevo alla gente, avevo delle cose da dire, adesso invento le cose. Si vede che la gente è contenta che ho aperto il mio blog così non rompo più il cazzo nella posta, io mi sento più solo, da quando ho aperto il mio blog.

Bhè, gli do ancora una settimana al mio blog, però se continua a farmi questo effetto, che il mio blog mi allontana dalla gente, allora lo chiudo, il mio blog. Oh, blog del cazzo, guarda che come ti ho creato – che ti ha creato Raffo - così ti distruggo, il mio blog, che c’ho voglia di riprendere a spammare la gente, a rompere il cazzo a tutti via internet come ai vecchi tempi andati, fino a una settimana fa, prima del mio blog. Che scrivo di merda da quando ho aperto il mio blog.

Allora, ti racconto un po’ di cose che mi sono successe in sti giorni. Giusto per tentare un riavvicinamento, che detto fra noi senza di te sono diventato un bel rompi cazzo. Che adesso mi sto facendo preparare dalla Pina spaghetti ajo ojo e peperoncino – mi ha appena chiesto se voglio pecorino o parmigiano, sono troppo un para culo – e dire che non sono nemmeno capace a metterci le foto da solo, nel mio blog, che poi se lo guardi bene fa cagare, il mio blog, compreso il nome da megalomane. C’ha un colore assurdo, il mio blog, un verdolino vomito di cammello con la gastrite, che non beve un po’ di latte da almeno tre mesi nel Sahara. Il mio blog.

Poi, allora, abbiamo appena visto un bel film, si intitola “La damigella d’onore”, che c’è una pazza che però è fichissima, che irretisce un ragazzo, un bravo ragazzo di provincia, per amor suo, di lui, lei, la damigella d’onore, che assomiglia un po’ a Bjork ma è molto ma molto più fica – che nel film scopano tutto il tempo – bhè, lui come ricompensa che per la prima volta in vita sua scopa come dio comanda, la denuncia alla polizia. E c’è un cadavere in putrefazione al secondo piano della villa di lei, l’ha ammazzato lei che è pazza e l’ha ammazzata per gelosia – come la capisco, io e il mio blog - che nel cadavere, truccato benissimo da Oscar, si vedono tutte le vene blu in rilievo del cadavere in putrefazione. Chissà che puzza, in quella villa, ma è un film coglione, è fiction, che secondo me da quando ho aperto il mio blog mi sono rincoglionito di brutto. Belin.

Belin, oggi la Samp, sesta sconfitta consecutiva. Va male, sul fronte del calcio, basta così, no comment. Che Raffo mi ha detto che nei miei racconti – ma è ovvio, sta parlando di quelli che ho scritto da quando ho aperto il mio blog, che prima mi convinco sempre di più che scrivere sapevo scrivere, adesso mi sono come dimenticato – scrivo sempre a sproposito troppo di calcio. Ma non va male solo lì, nel capitolo calcio cioè nel capitolo Samp.

Va di merda pura anche sul lavoro. Oggi, ho dovuto lavorare (domenica pomeriggio) un bel freelance, che se no poi non c’ho i sacchi per pagarmi il medico, che curarsi il cervello costa, belin se costa andare in via Opita Oppio. Poi, c’è un altro problema non sogno più, non sogno. Il medico dice che devo rispettare i tempi dell’inconscio, ma guarda, dottore, che io ti pago anche quando vengo lì a sparare cazzate, almeno sognare, almeno. Che le cazzate le sparo anche gratis, almeno sognare.

Ieri sera siamo andati a magnare come cessi con l’ingorgo da Bisteak, il miglior ristorante di carne di Roma e dintorni, in via Fosse Ardeatine. Che sembravo Obelix, mi sembravo Obelix lì da Bisteak. Da Bisteak, mi sono ordinato una fiorentina con l’osso da settecento grammi, meravigliosa, la carne è debole, poi di fianco, di contorno al bisteccone con l’osso cottura media, una cipolla al cartoccio e patatine fritte a sfoglia, che sembrano patatine normali, la patata tira, però calde e non a bastoncino.

Ho goduto, culinariamente parlando e magnando, poi c’abbiamo avuto culo che non c’era posto, ce ne stavamo andando, eravamo lì davanti ma ci hanno richiamato che si è liberato un posto all’improvviso e ci hanno subito richiamato. Che culo, che magnata, che lì in coda per ordinare la carne, che dentro c’è questo banco da macellaio, dentro nel ristorante, c’era anche Andrea Pezzi. Mi dirai, chi se ne fotte. Bhè, hai ragione, solo che uno come Pezzi, che secondo magnare gli piace, se ci va lui capisci meglio che tipo di carne buona c’è. Belin, se ci va quel grassone di Pezzi, belin che panza che c’ha, allora vedi che non ti racconto cazzate.

Ok, abbiamo magnato come cessi. Eravamo in sette, sette cessi. Sono contento perché c’erano un sacco di donne con noi al tavolo e quando vedi le donne che mangiano come cessi delle gigantesche slerfe di carne da paura mi metto di buon umore. Che le donne al tavolo sembravano Obelix con le tette. E non ci siamo nemmeno risparmiati sul golaggio. Ah, che bello, pancia mia fatti capanna, che alla fine io non glielo devo nemmeno dire.

Raffo anche lui ha mangiato come un cesso, che di pomeriggio, sabato pomeriggio, me lo stavo menando a morte. L’ho chiamato per la storia delle foto del mio blog. Stava dormendo, di sabato pomeriggio. Sabato pomeriggio, splende il sole e Raffo cosa fa? Dorme. Belin, non gli ho nemmeno chiesto il permesso e gli ho detto che stavo arrivando da lui, che almeno invece di dormire, che non aveva voglia di uscire a farsi una passeggiata che c’era il sole dopo sei mesi che a Roma piove sempre, un tempo di merda a Roma che tutti pensano che c’è caldo e c’è sempre il sole a Roma, ma non è vero. Che ha sempre piovuto da sei mesi, con tutte le pozzangherate in faccia che mi sono preso quest’autunno-inverno da macchine che passando mi hanno inondato ci potrei riempire un’autocisterna per l’Africa senz’acqua.

Così, Raffo invece di dormire inutilmente di sabato pomeriggio con il sole, mi poteva mettere le foto nel mio blog. Arrivo a casa sua, lì dietro piazza Navona, e Raffo mi prepara il thè verde. Non ho parole il thè verde, non lo bevo dai tempi che me l’offriva la madre di qualche amico con cui giocavo a subbutteo ai tempi delle elementari, il thè verde. Sono talmente allibito dal thè verde che quasi mi dimentico che prima, poco prima, mi era toccata la spesa al Sir. E’ sabato, spesa. Che mi sono comprato non so quanta pizza bianca, che me la sono calata tutta oggi, domenica, che ho dovuto lavorare e la Pina anche lei a lavorare, di domenica, solo che lei è dovuta addirittura andare in ufficio.

Sti pezzi di merda di datori di lavoro, che oggi c’era la maratona a Roma, 50.000 persone da tutta Italia, a meno di un chilometro da casa mia e non me ne sono nemmeno accorto che non ho avuto tempo di mettere il naso fuori di casa a lavorare ero, che l’unica cosa che ho fatto oggi, la cosa più emozionante della giornata, è stata uscire a comprarmi La Repubblica e le parole crociate, che mio nonno che è morto vent’anni fa è più attivo di me, mio nonno lui e le sue orecchie a sventola. Uh, che emozione dal giornalaio con la copertina di Chi l’ha visto davanti agli occhi. Io e il mio blog di merda.

Che tra l’altro ieri ho scritto un racconto, si intitola Gianni il lavapiatti, che fa cagare. Mi sono anche impegnato. L’ho riletto, fa cagare. Che poi quel Gianni non esiste, è ovvio che sono io, e poi a me lavare i piatti mi fa cagare, non sono mica Gianni il lavapiatti, un minchione sto Gianni che invece di dormire la domenica mattina lava i piatti. Nella realtà, io le pile di piatti le faccio crescere come costruzioni del Lego, che alla fine ci sono delle incrostazioni sui piatti da lavare che per toglierle altro che Nelsen piatti diluito, ci vuole l’ammoniaca o il veleno per topi che ci crescono sopra i funghi e il muschio, sui piatti del lavello.

Che se lo diluisco, il Nelsen, le croste non vengono via nemmeno con lo scalpello. E le inondazioni in cucina le faccio semmai perché ci sono talmente tante stoviglie da lavare accatastate lì che quando lavo è ovvio che viene fuori tutto, l’acqua non ci sta dentro nel lavello. Gianni il lavapiatti, ma chi è un minchione che lava i piatti a casa d’altri, quando lo invitano a cena, poi per di più se c’è la lavastoviglie.

Ieri andando a piedi a casa di Raffo sono passato a Piazza Navona, c’era un bordello di turisti, che secondo me quello che ha detto Bush o chi per lui, che ha detto ai turisti americani di non andare in Italia che sotto elezioni è pericoloso, non l’hanno proprio cagato nemmeno di striscio. Non l’hanno cagato perché ieri a piazza Navona c’erano più turisti americani che americani veri nella città di Dallas. Non so se mi spiego. Un mare di americani, dappertutto, che c’era il tizio che fa Michael Jackson con le dita e lo stereo che secondo me ieri ha guadagnato 30.000 dollari ieri a piazza Navona, lui e Michael Jackson.

Poi, c’era una madre che cazziava – oh, il correttore del word è stronzo, volevo scrivere cazziava e me l’ha corretto in razziava, meno male che me ne sono accorto, sto cazzo di correttore del word - la figlioletta perché si stava per macchiare con il gelato. Ma belin, le compri il gelato e poi glielo meni che c’è troppo gelato e lei rischia di macchiarsi? Ma cosa sei scema? Pensaci prima, mamma stronza che non sei altro, prima le compri un gelato da sei euro, poi le impedisci di buttarcisi dentro di testa? Cogliona di una mamma stronza, io e il mi blog.

Che se scrivi cogliona il correttore di word te lo corregge in fogliona. Ma il correttore di word, ma chi cazzo l’ha impostato il correttore di word? Il fratello di Buttiglione? Il papà di Casini? Lo zio di Amanda Lear? Che quando scrivo minchia viene fuori mischia, con i correttore di word. Che ogni volta che voglio scrivere non me ne frega una minchia invece viene fuori non me ne frega una mischia. Ma vaffanculo al correttore di word e al figlio di Buttiglione o chi per lui, che quando scrivi Buttiglione il correttore di word te lo corregge il Bottiglione, il correttore automatico di word.

Sto già un po’ meglio adesso, io e il mio blog. Che tra l’atro ci siamo stati tre ore a mettere le foto, ieri pomeriggio con Raffo, che mentre mi metteva le foto nel frattempo faceva le seguenti centomila cose: chattava; - belin, punto e virgola, lo vedi che non ci siamo mica, io e i mio blog? - guardava una trasmissione in americano nella web tivù; mi raccontava quattro sogni di seguito che ha fatto chiedendomi l’interpretazione junghiana in chiave comportamentista – oh, Raffo, guarda che io sono un tifoso del Doria, mica una tutta ciccia e brufoli, belin - che poi tra l’altro io sono tutto incazzato infiammato perché invece da un po’, da quando vado dal medico dei sogni e lo pago come una banca svizzera con gli interessi zero, sono in sciopero di sogni; - di nuovo punto e virgola, sono gravissimo, io e il mio blog - che invece li dovrei fare come il pane con il cioccolato a merenda, i sogni; che vado dal medico dei sogni e per pagarmi il medico dei sogni, dove vado fondamentalmente per raccontargli i sogni, non sogno più ma devo lavorare extra per questo faccio i freelance la domenica pomeriggio. Belin, ti rendi conto, che di domenica pomeriggio nemmeno do lavorava, che secondo me dio è milanista o juventino e comunque tutto il calcio minuto per minuto gli arriva nell’etere, eccome se gli arriva a quel milanista di dio.

Mi sono calato almeno tre etti di bavette ajo ojo peperoncino e ora mi sento meglio, la Pina è un tesoro culinario.

Poi, cose divertenti sto weekend, poche. Allora, ieri sera dopo Bisteak siamo andati a un locale. Titolo della serata: “Non solo single”. Belin, c’era di tutto. Una carogna di scopare generalizzata, uomini e donne dai trentacinque in su con più testosterone in corpo di me. Ti lascio dire. C’era una in pista - musica dance oscena, volume bassissimo, ci voleva l’apparecchio acustico per sentire qualcosa, era una ex cripta di un monastero dolciniano il locale a Salita del Grillo - con minigonna bianca, cannottierina bianca, capelli lunghi neri, stivali, che sembrava che ti diceva da tutti i pori: “trombami”.

Però, quando il JR del locale, un lumacone con capello liscio longuette, felpa con scritte in americano che non mi ricordo ma non importa poi tanto - il testo modello felpe Fiat di Lapo Elkann - scarpe giuste Hogan oppure stivale, ma non importa, basettine sfumate rasatine, caccaro come pochi fino all’ossobuco del midollo osseo (vuoto, secondo me). L’uomo perfetto per lei, insomma, quando lui la avvicina per lumacarla lei non lo caga nemmeno di striscio. In compenso mi ballano sia lui sa lei a un centimetro per mezzora. Lei mi struscia tutto il davanti addosso, senza però guardarmi in faccia nemmeno un attimo, che io non posso fare niente di concreto, e boh, chi ci capisce qualcosa me lo spieghi che da quando ho aperto il mio blog mi sembra che mi sono anche un po’ rincoglionito. Lui mi sembra che mi lumacheggi a me, ma forse è solo una mia impressione, io e il mio blog.

Altra cosa divertente del weekend, niente. Ah, sì, siamo andati dal tizio che affitta dvd, da Gesù di Colle Oppio, hai presente. E abbiamo preso in prestito questo film francese, di cui ti parlavo prima, “La damigella d’onore”, lui, Gesù di Colle Oppio, l’aveva detto che non era il massimo da vedere. Però, la Pina si era fissata, allora l’abbiamo preso. Bello.

Poi, ho letto sul giornale che l’Italia è allo sfascio. Che scoperta. Poi, ho letto tutti i commenti al Caimano, voglio andarlo a vedere anche se lui, Moretti, odioso è odioso, lui e il cinema Sacher che ci sono i sedili più scomodi d’Europa. Che il Sacher è all’aperto mi ricordo una volta d’estate, mi accendo una sigaretta. Una stronza dietro voleva che la spegnessi. Le ho detto se ti da fastidio il fumo vai in un cinema al chiuso, stronza, e mi sono voltato. Non ha detto più niente e mi sono fumato sette sigarette in tutto il film, divertente, era Il mio grosso grasso matrimonio greco. Nemmeno suo marito mi ha detto niente quando ho sfanculato sta rompi cazzo, che cazzo vuole, vai al cinema al chiuso, se non vuoi che ti fumano in faccia, stronza. Vacci vacci che è agosto e muori di caldo, sola in ultima fila te e i tuoi Smarties da mezzo chilo.

Che da quando mi sono fatto il mio blog faccio il figo, me la tiro, vado nei blog degli altri e va a finire che prima o poi ci lascerò i post, ma parla come mangi, belin, te il post. Che l’altra sera mi sono fatto dire da mister raimo quali sono le riviste letterarie, belin come sto messo male, i canali per far leggere le mie cose che scrivo che mi vengono le ambizioni da scrittore. Belin, come sono messo male, ragazzi, io che di solito mi divertivo di solito a scrivere. Io che scrivo per sfogarmi, che da quando c’ho il mio blog faccio finta di essere uno scrittore, non ci siamo mica, non faccio mica più refusi, io e il correttore di word, mister word.

Ah, una roba bella del weekend è stata quando da Bisteak, che commentavo con Muriel e la tavolata degli Obelix e delle Obelix sta cosa della censura alla copertina del Mucchio, che aveva messo in copertina un disegno del Belrluska con la faccia con un cazzo al posto del naso. Un cazzo moscio mi sembra – ma magari era duro, non mi ricordo, ma ne dubito, il Berluska c’ha settantenni e ho sentito dire da fonti vicine che non gli tira più da secoli - con il preservativo.

Una delle persone con cui mangiavamo diceva che in Francia non l’avrebbero mai censurata, questa copertina del Mucchio, boh. Però forse hanno fatto bene a censurarla la copertina del Mucchio, che era pubblicità in più per quella faccia di merda che è andato a dire che a Genova quei sette o otto liceali in croce che sacrosanti l’hanno contestato davanti al Carlo Felice erano squadristi. Che venisse a vedere a Roma i cortei della Fiamma, la compagine di estrema destra che fa parte della sua coalizione, quelli vanno in giro con la camicia nera e fanno il saluto romano e nessuno dice niente.

Che l’altro giorno, un’altra cosa bella del weekend, ero lì a Monti a farmi una birra e c’erano i manifesti della Fiamma. C’è la foto di uno pelato, con la barba nera lunga, che sembra Bin Laden senza capelli. Che ci sono passato di nuovo oggi davanti a quel manifesto e qualche genio, lo adoro, gli ha disegnato una capigliatura afro – stile Arnold – e gli ha fatto i ciglioni, sì i ciglioni, che per una volta volevo scrivere ciglioni, che di solito viene fuori ciglioni invece di coglioni perché il cazzo di correttore di word lui è proprio incorreggibile. Un bacchettone del cazzo, sto signor word.

1 Comments:

At 7:06 PM, Anonymous Anonimo said...

beuh io sono arretrata e non so come scrivere un commento su sto azz.. di blog, speriamo vada bene cosi'.
una cosa: io preferisco quando Paolo l'occhio acceso ti dice "guarda ho scritto un racconto" e mi da la carta stampata e io devo leggere di fretta perché aspetta ic ommenti e rido spesso di cuore, mi piace un sacco quello che scrive. invece ocsi' davanti al computer mi fanno male gli occhi, non ho piacere a leggere... DUNQUE: IO NON VERRO' PIU' SUL BLOG. MI ASPETTO CHE MI STAMPI PRIORITARIAMENTE I RACCONTI o non prioritariamente ma insomma... stampagli!
bacio mangiacione
mur
cazzo e in più mi devo iscrivere e non va bene che mi chiamo mur!!!!!!

 

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