talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

16 febbraio 2014

Para dura al big bambù di Testaccio

Ieri siamo andati al Macro di Testaccio e mi sono preso una paranoia assurda sul big bambù. Era andato tutto bene, il pranzo con gli altri, il bambino si era divertito, prima giornata di sole dopo un mese di pioggia torrenziale. All’uscita, con Pietro, siamo passati di nuovo davanti al big bambù, l’installazione di canne di bambù che c’è all’ingresso.

Con una certa leggerezza ho detto a Pietro, ti va di salire? Figurati, certo che sì. Abbiamo cominciato la risalita sulla struttura, ma ci hanno subito bloccato gli inservienti. Serve la liberatoria del genitore. Blocco Pietro e andiamo dentro a fare la liberatoria. Mi doveva squillare il campanello d’allarme, e invece niente. Ma è ovvio che se ti dicono di firmare la liberatoria un motivo ci sarà. Non ci ho pensato e allora siamo tornati lì, davanti al big bambù.

Abbiamo cominciato la risalita. E’ un’enorme scala a chiocciola fra le canne di bambù intrecciate. Io tra l’altro avevo in mano il casco, mentre Pietro correva davanti a me. Vedendolo salire così velocemente ho cominciato ad agitarmi, anche perché mettere un piede in fallo non è certo impossibile. C’era questa matassa di canne di bambù e gradini di bambù e passerelle. Nessuna indicazione, soltanto salire su in mezzo a un sacco di altra gente. Molti che salgono e molti che scendono.

Nessuna maniglia. Nessun corrimano. Come barriere anti vuoto soltanto degli altri bambù messi in orizzontale. A un certo punto mi sono cominciate a tremare le gambe e mi è venuto un attacco di vertigini secco. Cercavo di frenare Pietro, che invece era esaltatissimo e correva su velocissimo. Più gli dicevo di andare piano e più lui accelerava in salita. Un panico assurdo, se guardavo giù mi diventavano le gambe di pasta frolla e mi agitavo sempre di più.

Pietro me lo menava, dai papà sali su, guarda che figata, arriviamo su in cima in cima. Saranno stati trenta metri di altezza. Io a metà strada ero già in vertigini secche, come quella volta che ero salito sulla piramide di Chichenitza in Messico, che poi per scendere mi sono dovuto sedere e andare giù gradino dopo gradino con il culo attaccato al cemento fino a giù.

Nel big bambù, finalmente siamo arrivati ad una specie di piazzola. Mi sono fermato, sono riuscito a bloccare Pietro e a farlo sedere un attimo, c’erano delle specie di panchine, ma eravamo a circa 20 metri di altezza. Se guardavo giù mi si annebbiava la vista. Per fortuna c’era un inserviente che ha detto, signori bisogna scendere, c’è troppa gente. E sono riuscito a far tornare giù Pietro che invece insisteva per salire fino in cima. Siamo scesi giù e io sul big bambù non ci salirò mai più. Amen.