talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

19 ottobre 2014

Serata dimenticabile

Ieri siamo andati allo stadio Olimpico. Era la prima volta per Pietro e credo che per un po’ di tempo almeno sarà anche l’ultima. A Pietro il calcio non interessa e alla fine del primo tempo se ne voleva andare a casa.

Non è stata una passeggiata tenerlo alla partita fino alla fine del match e quando finalmente siamo riusciti a uscire dallo stadio ha cominciato a correre come un pazzo perché stare fermo seduto due ore non fa per lui. Aveva l’argento vivo addosso alla fine, si è messo a tirare calci ad una bottiglietta vuota di caffè Borghetti e a dribblare tutta la calca di tifosi che defluiva dallo stadio.

All’inizio era anche andata bene. Siamo arrivati con Stefano e Bianca a un tiro di schioppo dall’entrata dello stadio, abbiamo parcheggiato il motorino e Pietro si è bardato con tutte le bandierine e i gagliardetti di carta e scotch che si era fabbricato in casa con scritto VIVA ROMA a pennarello, compresa la bandierina giallorossa in formato A4. E’ stato questo il momento migliore per il nostro Pietruzzo, che poi invece una volta entrato ha perso subito interesse.

Sì, ha guardato un po’ i tifosi, ha ascoltato i cori, ha urlato un po’ anche lui. Ma dopo venti minuti ha cominciato a chiedermi insistentemente quando finisce? Quando ce ne andiamo? Un martellamento totale. Alla fine, mi ha detto sì, il calcio mi piace ma quando lo gioco io non vederlo. Non penso che abbia visto nemmeno un gol in diretta. E’ finita 3 a 0 ma non seguiva il gioco.

Insomma, un discreto supplizio per lui e per me che ho dovuto tenerlo fermo mentre lui sarebbe scappato via dopo venti minuti.

Per il resto, la Roma bella da vedere, Destro che ce l’ho al fantacalcio ha segnato subito. Bel colpo d’occhio la curva del tifo romanista. Bello stadio e bella atmosfera per le famiglie.

Eravamo circondati da padri con bambini e tante madri anche. Lo stadio come momento di aggregazione delle famiglie, non male. La cosa che mi è piaciuta di più dell’Olimpico sono i mosaici per terra, all’ingresso. E la madonnina di Monte Mario che nell’oscurità sembra fluttuare, come ha detto ad un certo punto Pietro che ha scattato una foto di quella macchiolina dorata che sopra la tribuna Monte Mario sembra spuntare dal nulla.

Dietro di me ascoltavo i discorsi dei vicini. Un padre che diceva all’altra madre, sì, al lavoro tutto bene, l’amministratore delegato è inquisito ma hanno fatto una buona ristrutturazione e lei che alla domanda è inquisito anche il tuo? Rispondeva, sì, ma tutto a posto. E quest’estate ce ne andiamo tutti alle Eolie e una settimana a Vulcano. Belin.

Mi ricordo una delle prime partite che vidi a Marassi con mio padre. Rigore per la Samp. Eravamo nella Nord. Mio padre mi prende in braccio per vedere il rigore in diretta. Tiro, parata del portiere avversario e mio padre che praticamente mi butta giù sclerando. Amen.