talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

12 ottobre 2014

Tempi morti e gateau di patate

Belin, oggi niente campionato, sto sclerando. Il weekend senza campionato è un tempo morto, non c’è sugo nella pastasciutta, è una giornata con la minestrina, sei tu a letto con il raffreddore, non avevo mai scritto raffreddore in vita mia, che parola strana, con due doppie diverse.

Sono le 19,30 e spero che stasera ci sia qualche Crime Scene Investigation per ammazzare questa domenica senza campionato.

Dal cortile arriva il piano a dirotto di un bambino, avrà pochi mesi. E dategli da mangiare. E se no avanti endré, avrà le colichette o i dentini.

Sta continuando. Sempre peggio. La madre se ne frega. Sembra che stia soffocando. Non riesce quasi a riprendere il respiro. Ha smesso. Gli avranno dato il biberon.

Ha ripreso.

Sto finendo le sigarette, mi sa che me le vado a comprare sotto i portici.

In sti giorni mi sono fumato le Marlboro Light, le Fortuna non c’erano dal tabaccaio. Preferisco le Fortuna.

Vorrei scrivere un bel racconto, un bel romanzo. Mi vorrei comprare delle scarpe nuove. Ma poi non ho mai voglia di entrare nel negozio. Adesso sto ancora portando i sandali, fa caldo.

C’è qualcosa nel forno. Penso che sia un gateau di patate. Il forno sta suonando. La cottura è finita, sta suonando un beep beep.

Fra un po’ me lo mangio. Quando non gioca la Smap la butto sul cibo di domenica. Ieri a pranzo siamo andati al pub Marconi, mi sono preso un piatto misto di wuerstel. Buono c’era anche uno di quei wuersteloni più chiari e ciccioni, penso che siano bavaresi. Con la senape.

Poi, in via Merulana, c’era il barbone quello biondo e grosso, gli siamo passati di fianco e ho detto a Walter di non respirare perché di solito puzza come una carogna in decomposizione. Belin, l’altra volta gli sono passato di fianco e per sbaglio ho respirato e mi veniva da vomitare. Una puzza quasi solida, agghiacciante, bisogna stare attenti quando gli sei vicino a non respirare perché c’è da sentirsi male. Quello biondo con la barba altissimo. Attenzione.

Mi restano due sigarette, poi sarò costretto a uscire per comprarmele.

Altri tempi morti sono quando aspetti il bus e il tram, quando aspetti al ristorante che ti portino da mangiare, alle Poste con il numeretto, in sala d’attesa, quando lavori e non funziona la connessione, al semaforo, imbottigliato nel traffico, quando aspetti il tuo turno dal dentista, dal tabaccaio, al supermercato con il carrello pieno, in coda in motorino, che non passi da nessuna parte nemmeno se preghi in cirillico, in attesa con il numeretto al municipio, in attesa al telefono, con la musichetta, la domenica senza campionato, alla posta in coda già prima che apra l’ufficio, in coda dalle paninare, in fila al casello, in attesa dal tizio della porchetta, in fila per pagare un libro.

Sono le 19,45 mi resta una sigaretta. Dovrei uscire a comprarmele ma non ne ho voglia. Però devo farmi forza. E’ pronto il gateau di patate. Poi dopo vado dal tabaccaio. Quello più vicino a casa non ha mai le Fortuna. Se invece decido di andare sotto i portici le Fortuna ci sono. Poi decido.