talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

23 marzo 2013

Mi sento punto e virgola

Ultimamente ho notato una cosa che non so come giudicare: mi incazzo molto meno. Non so dire se sia una cosa positiva o negativa, però è un dato di fatto: non mi incazzo più come una volta. Da un certo punto di vista, mi sembra una cosa buona, perché comunque incazzarsi è faticoso. Da un altro punto di vista questa cosa un po’ mi preoccupa, mi domando se c'è qualcosa che non va in me.

Forse non trovo più motivi per incazzarmi, o molto semplicemente non ho più voglia di sprecare energie in atteggiamenti distruttivi, che alla fine non mi portano nulla di buono.

Mi rode meno il culo, detto in altri termini. Forse ho imparato a farmi scivolare di più le cose addosso, a prenderla con filosofia. A non pensarci troppo, a passarci sopra. Non so cosa mi è successo, forse sono narcotizzato, forse ho messo il silenziatore.

Non so cosa sia successo, forse non ho più l’energia per incazzarmi. Ma un po’ questa cosa mi fa incazzare. Io voglio incazzarmi come prima, però non mi viene. Una specie di stitichezza dell’incazzatura. Eppure, vedo gente che si incazza e si infiamma e continua a farlo. Senza cambiare atteggiamento sulle cose.

Ad esempio, sulla politica, molta gente che conosco continua ad incazzarsi. Io non so perché guardo la situazione politica, mi tengo informato, ma non riesco ad appassionarmi più di tanto. Fino ad un certo punto, ok, mi accaloro. Ma non trascendo mai oltre il limite di un commento. Non mi lascio trasportare da sentimenti che non ho.

Forse però non è del tutto vero, visto che ieri in motorino con la Gusy, mentre l’accompagnavo al lavoro, c’era lo sciopero dell’Atac – l’ennesimo e sempre di venerdì paralizzano la città – ho passato tutto il tragitto mitragliando Mario Monti. Ma poca roba rispetto a qualche tempo fa. E’ finita lì, quando ho lasciato la Giusy in ufficio.

Non so se riesco a spiegarmi. Non c’è nulla in questo periodo della mia vita che mi mandi davvero fuori dei gangheri e per assurdo invece di essere contento di una relativa atarassia raggiunta con fatica, a costo di avere i capelli prematuramente bianchi, un po’ mi manca quella sensazione di quando mi incazzavo e mi infiammavo per un nonnulla. Ora non più. Dov’è finita tutta quella rabbia? Che fine ha fatto? Tu lo sai, io no.

Faccio le cose, vedo la gente, leggo i giornali, lavoro, vado in motorino nel traffico, sto in famiglia e con amici e conoscenti. Ma non mi accaloro più come prima. E’ una strana sensazione di corazzamento automatico, la cosa è che tutto questo un po’ ti spegne l’ispirazione. Perché se non ti incazzi non scrivi nemmeno granché.

E l’altro giorno dicevo che un po’ mi dà fastidio leggere libri che ad ogni costo vogliono sbatterti in faccia situazioni estreme e marce, il tutto per scuoterti. Non so se mi spiego, forse non ci riesco.

Non so se sia davvero una cosa buona e giusta scrivere soltanto cose un po’ marce perché altrimenti non ti legge nessuno. Ma forse è così, se non hai nulla di marcio da scrivere allora è meglio che non scrivi del tutto. Forse è così.

Ecco, allora forse ho capito che in realtà sono incazzato nero perché non ho niente di marcio da scrivere e allora il mio sogno di scrivere un romanzo, anche un e-book, lo posso mettere nel cassetto sine die.

L’altro giorno mi è venuta un’idea su una cosa da scrivere, l’elogio del punto e virgola, un segno grafico davvero troppo snobbato da tutti. Ma probabilmente l’avrà già scritto qualcuno. Non ho controllato su Google, ma ora ci vado. Su Google, dico, e vedo cosa dice se digiti “punto e virgola”. Dice che è un segno di interpunzione sempre meno utilizzato.

Ecco, mi sento un po’ così, come il punto e virgola. Un po’ a metà del guado, in mezzo alla virgola e al punto. A metà strada, esisto ma non del tutto, o meglio, esisto, ma non mi incazzo più. Né carne né pesce, in aurea mediocritas, chi si accontenta gode, chi rompe paga e i cocci sono suoi.

Perché la punteggiatura è importante; le pause sono il sale della musica; anche i due punti mi piacciono molto: a Natale ho letto un libro con tutti i migliori articoli di Gianni Brera ed erano pieni di due punti messi lì, in mezzo al discorso, e ti davano un senso di aspettativa, perché sapevi che il discorso proseguiva serrato.