talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

31 dicembre 2013

Elogio dello small talk

La small talk è una cosa che non mi piace, che mi toglie energie e mi sfianca. Tanto per dire, io quando dico qualcosa di solito la dico perché la penso, ma vedo che la gente di solito o almeno molto spesso parla perché ha la lingua in bocca. Però lo small talk è importante, bisogna imparare, perché la gente lo fa e se lo aspetta e se non lo fai manchi di galateo.

C’è un sacco di gente che parla così, perché apre la bocca e parla anche se non ha niente da dire. Finalmente lo sto imparando e anche io mi adeguo, a volte parlo così, per cortesia. Anche se preferirei stare zitto, ma mi sforzo di dire qualche cosa, qualsiasi cosa va bene di solito.

Perché poi se stai zitto ti dicono che non hai niente da dire e che sei maleducato. Non so se riesco a spiegarmi, io pensavo che uno dovesse parlare soltanto se aveva qualcosa di interessante o di utile o di necessario da dire. Se no stai zitto, non si offende mica nessuno. O forse sì.

Ma non è così, perché se stai zitto pensano che tu non abbia nulla da dire mentre magari tu stai pensando prima di parlare. E per pensare ci vuole tempo. Parlare e pensare insieme non è facilissimo, se non sei multitasking. Cioè, parlare non è mica obbligatorio. A me il silenzio non dà per niente fastidio, anzi.

La gente che mi parla mentre non ho tempo di ascoltare mi disturba con un effetto cocktail che mi confonde e mi irrita il sistema nervoso. Sarà perché quando qualcuno parla io ascolto e cerco di capire cosa vuole dire quella persona, ma la maggior parte delle volte sono cose di poco conto o inutili o fastidiose. Insomma, per ascoltare ci vuole concentrazione e se uno parla sempre non ascolta mai.

Che palle queste cose che sto scrivendo, sembro l’ars poetica di Cicerone. Magari.

Oggi è l’ultimo dell’anno, capodanno. Stasera cenone, menù: cotechino di Cecchini e lenticchie è il piatto forte; pescetti fritti di antipasto, insieme ad altre cose sfiziose come tartine ecc. Beveraggi alcolici a manetta, dolci, poi vediamo. Niente primo.

Nella seconda parte del 2013 sto assumendo una nuova visione delle cose più improntata al positive thinking, ho verificato che se sei troppo critico e dici le cose come stanno senza troppi giri di parole la gente la prende sul personale e si offende. Meglio ricamarci un po’ su e tirare fuori qualche soluzione o alternativa per uscire dall’impasse. Che è meglio.

Se no poi vengono a dirti che sei il solito disfattista, che si vede che sei di Genova – come se a Roma o altrove fossero diversi – e allora meglio smettere di mugugnare e pedalare con il sorrisetto sulla faccia. Per l’anno prossimo magari mi compro un corso online di small talk e positive thinking.