talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

18 gennaio 2014

Gitarella al Parco degli Acquedotti

Oggi siamo andati al parco degli Acquedotti, posto davvero stupendo. La prossima volta ci voglio andare con la bici, è perfetto per farsi dei bei giretti nel verde fra alberi e rovine. C’è uno scenario meraviglioso. Pietro si è mosso parecchio, all’inizio era un po’ riluttante, ma poi ha apprezzato anche lui, o almeno così credo.

Ha giocato con un cane, ha tirato un bastone a mo’ di giavellotto, ha inseguito un Rayanair che stava atterrando a Ciampino, si è fatto fregare il bastone da un’orda di cani che giocavano fra loro sul prato, ha frantumato quattro o cinque bastoni di legno contro diversi alberi, ha cercato di camminare in equilibrio su un grosso tronco di albero che però era molto scivoloso e ricoperto di funghi e muffe.

Alla fine siamo pure finiti in un’area giochi con dei gonfiabili e per 2 euro ha fatto venti minuti di scivolo sul gonfiabile.

In motorino con lui da casa al parco degli Acquedotti al Quadraro saranno più o meno una ventina di minuti. Al ritorno siamo andati a Monti. Ho fatto la ricarica dello smartphone e siamo andati a mangiare alla Suburra. Una sicurezza. Mi sono spazzato via tonnarelli ai carciofi, abbacchio alla cacciatora (meraviglioso), cicoria ripassata da deca e lode. Pietro un piattone di lasagne e patatine fritte. La Giusy scamorza fritta e prima un bel piatto di verdure. Mezzo litro di rosso 60 euro totale, gran magnata.

Siamo tornati a casa con Pietro, lui si è visto Ratatouille, io mi sono letto La Stampa, sempre il mio quotidiano di riferimento, gli mancano soltanto le cronache, per il resto è perfetto come quotidiano, in un’ora e mezza te lo leggi tutto.

Alla Suburra seduti nel tavolo di fianco al nostro c’era una coppia con il tizio sui 45-50 anni, imprenditore del nord est, accompagnato da una stennardona russa sui 25 anni. Lei parlava italiano così così, lui faceva il maestrino di italiano e Pietro faceva un gran casino intromettendosi nella loro intimità. Grande Pietro, spacchino professionista.

Il tizio cercava di imbarcare la russa dicendo che i rigatoni con la pajata si mangiano soltanto a Roma in tutto il mondo. Belin, che latin lover. Se li è calati in un sol boccone, poi ha chiesto al cameriere se c’era l’insalata russa, voleva fare colpo sulla stennardona russa che, secondo me, si stava rompendo le palle a sangue.

Poi, il tizio, meraviglioso, ha messo il traduttore nello smartphone e cercava insalata russa per far capire alla tizia russa cos’è l’insalata russa. Non l’ha trovata. Belin, che babbo di minchia il latin lover. Che poi a un certo punto, esasperato dal bordello che stava facendo Pietro, soprannominato “il terribile” dal cameriere della Suburra che a un certo punto gli ha pure detto fra il serio e il faceto “ma li monrtacci tua Pie”, ha pure detto ma si vede che è figlio unico. Gelo della Giusy e a quel punto a Pietro non l’ho più imbrigliato e gli ho fatto fare quello che voleva per rompere le palle al latin lover con l’insalata russa. Che babbo di minchia. Che alla fine ha ordinato la scamorza pure lui ma gliel’hanno data dura come la suola di una scarpa e ci godevo non poco con il mio abbacchio alla cacciatora da premio Oscar per la musica culinaria che mi produceva nelle papille gustative.

Poi, quando siamo tornati a casa, mi sono tolto dalle tasche del piumino i mattoni che Pietro aveva raccolto al Parco degli Acquedotti e lui li ha puliti nel lavandino del bagno. Gran bella giornata.

E comunque lo smartphone è un gadget tecnologico eccezionale, ieri ho pure imparato a mettere i widget e ho rimesso il meteo come salvaschermo al 50% del display. Ora provo a inviare una mail con le foto del Parco degli Acquedotti sul pc per metterla nel blog a corredo di questo post. Eccolo lì, Pietro con il cane e l'acquedotto romano sullo sfondo del Parco degli Acquedotti.