talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

15 settembre 2012

Caffè doppio in tazza grande

Sto aspettando di parlare con Lollo su Skype. Mi sa che si è sbagliato con il fuso orario e l’appuntamento è saltato. Nel frattempo la Giusy e Pietro sono andati a fare la spesa e in questo tempo morto scrivo un po’, per sgranchirmi il cervello. Mi sono appena fatto mezzo panino arabo con la nutella, ci voleva perché il sabato mattina mi viene fame. Di solito invece durante la settimana non mangio mai niente di mattina, mi basta lo yogurt che prendo appena sveglio con il caffè. Fame intermittente, fame da sabato mattina.

Anche se ogni tanto in settimana prima di andare al lavoro mi prendo un caffè al bar con un cornetto, il mio preferito è il cornetto integrale con il miele. Una cosa che non condivido e che non mi piace al bar è quando ti dicono che c’è il cornetto al cioccolato e invece è ripieno di un chilo di nutella. Se mi dici che è un cornetto al cioccolato non può essere alla nutella perché la nutella e il cioccolato sono due cose completamente diverse.

Il cornetto al cioccolato al bar secondo me deve essere il classico “pain au chocolat”, con piccole scagliette di cioccolato (solido o fuso, ma meglio solido) all’interno della pasta del cornetto, che deve mantenere la prevalenza e non essere annegato dal gusto di cioccolato. Qui a Roma, invece, il cornetto al cioccolato al bar te lo danno strapieno di nutella. Talmente imbevuto di nutella che appena lo mordi comincia a colarti nutella ovunque. Troppa nutella e questo vale anche per la marmellata: troppa marmellata in rapporto alla pasta della brioche.

Se chiedi una brioche al bar, a Roma, non ti capiscono. Devi chiedere un cornetto.

Un’altra cosa che non devi chiedere mai al bar, a Roma, è il caffè doppio. Te lo dico perché io spesso quando vado al bar ordino un caffè doppio, e immancabilmente il barista mi corregge e dice “in tazza grande”. Belin, ok in tazza grande, tanto sempre di due caffè si tratta, due invece di uno.

Poi, un’altra cosa che non mi piace è l’immancabile richiesta del barista: ci vuoi la cremina? No, la cremina non la voglio, non lo voglio nemmeno al vetro o schiumoso o lungo o corto. Voglio un caffè “normale”, a volte lo voglio doppio. Amen. Ma c’è tutta questa liturgia del caffè al banco, qui a Roma, dove certi bar diventano famosi perché la cremina come la fanno loro non la trovi da nessuna parte. Ma io che non prendo cremina me ne frego, voglio soltanto un caffè e basta. Eppure te lo fanno a fettine ovunque, in tutti i bar, con le richieste dell’optional non richiesto. Però, se dici un caffè doppio si straniscono e ti devono dire: in tazza grande.

Una delle cose che odio di più è il cornetto che quando lo addenti perde nutella (evito di prenderlo il cornetto al cioccolato) e che sbrodola marmellata da tutti i pori. Così ho scoperto e sposato il cornetto integrale al miele oppure il cornetto vuoto e per favore un bicchier d’acqua. Quello di solito è un optional molto gradito, anche perché a Roma non fanno storie e ti danno senza fiatare l’acqua del sindaco.

Parlando di acqua, poi, c’è tutto un altro rituale di quelli complicati. Qui a Roma c’è l’acqua Nepi, che non è né carne né pesce, né liscia né gassata. Un’acqua minerale che sembra sgasata. Ma ormai ci sono abituato e la bevo senza fiatare. Acqua Nepi, Sant’Anna, Santa Croce ecc. Però invece un’acqua meravigliosa, la migliore, è quella del rubinetto che qui a Roma è buonissima, molto meglio che a Genova o Milano.

Io quando finisco l’acqua da un litro e mezzo spesso riempio la bottiglia con l’acqua del rubinetto. Anche Pietro mi imita ma la Giusy non vuole. Non ho mai capito perché, forse perché devo piegare la bottiglia da un litro e mezzo perché il rubinetto in bagno è in basso e la bottiglia così si accartoccia. La Giusy beve soltanto l’acqua Sant’Anna, quella del rubinetto non le piace.

Un’altra cosa culinaria qui a Roma che non ci siamo è il pane. Le rosette dopo un giorno sono diventate di gomma e non esiste la classica distinzione fra pane all’olio e pane all’acqua. Ci sono le ciabatte, le tartarughe, il pane arabo, il pane casereccio che devi tagliarlo e il pane di Genzano ecc. Se vuoi il pane all’olio scordatelo. La rosetta è ok quando è super fresca, poi si ammoscia velocissimamente. Il pane arabo almeno il giorno dopo è ancora mangiabile senza grossi problemi.

Parliamoci chiaro, la nutella è buonissima ma per farci un panino, non nel cornetto. Il cornetto al cioccolato deve avere delle scagliette di cioccolato dentro, se no lo devi chiamare cornetto alla nutella perché altrimenti è un inganno. Non è vero che un cornetto è migliore se lo rimpinzi di nutella e di marmellata, ci vuole la dose giusta e la marmellata non deve superare il 20% del totale della brioche perché se no la sbrodolata è assicurata.

E’ un principio limpido, anche in un panino al salame non è che il salame deve eccedere le dimensioni del panino. Parlando di panini, a me piacciono i panini sinceri, con un solo companatico. Se il panino è al prosciutto, non vedo perché si debba aggiungere anche il formaggio. Se un panino è al salame, basta il salame. Questo discorso non vale per un toast. Il toast deve essere prosciutto e formaggio. Una cosa buonissima che fanno a Roma sono i tramezzini prosciutto e formaggio scaldati, a mo’ di toast, anche se di fatto non sono veri toast perché il pane dei tramezzini non è quello dei toast.

Una cosa che trovo blasfema è farsi scaldare il panino. Il panino è servito freddo, se lo scaldi vuol dire che il pane non è fresco. Piccole cose culinarie che fanno la differenza. E la pizza bianca non venitemi a dire che è come la focaccia di Genova perché è una palla colossale. Sono due cose diverse. Quando al banco del pane del Sir c’è la focaccia alla genovese è un bluff. Ti danno una specie di focaccia alta un metro e venti, gonfia, come se fosse dopata. E’ doping culinario quello. Anche il pesto che vendono qua a Roma è un’imitazione, eppure se la ricetta ce l’hai dovresti farlo come recita il libro di cucina. Ma forse bisogna avere un palato adatto per capire se ti stanno ingannando oppure no.

Belin, sono soltanto le 12,15 e devo ancora aspettare che Lollo si connetta a Skype, ha sbagliato il fuso orario.

E’ arrivata una chiamata sullo smartphone della Giusy e non sapevo come rispondere, bisogna premere con il dito e schiacciare verso destra, alla fine ce l’ho fatta.

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