talentaccio

mi è tornata voglia di scrivere

18 febbraio 2012

Settimana bianca


Non nevica più, anzi, oggi era una bella giornata romana di febbraio, tepore, sole, caldo ecc. Siamo usciti presto, verso le 10, per portare i rifiuti ingombranti al punto di raccolta in piazza Vittorio davanti all’Oviesse. Con Giusy e Pietro abbiamo preso la sedia vecchia dell’Ikea, con le rotelle un po’ bloccate, e ci abbiamo caricato sopra le casse dello stereo che non funziona da circa cinque anni. Lo stereo invece l’ho preso io, nel sacchettone blu dell’Ikea, in spalla.

Belin, Pietro voleva guidare la sedia, in mezzo alla strada, fra le buche, carica con le casse. Ha rischiato un paio di volte di rifare la fiancata a qualche macchinone parcheggiato. Per fortuna la Giusy correggeva la traiettoria della sedia a rotelle, che basculava pericolosamente verso le macchine parcheggiate, rischiando di rigare la fiancata delle macchine per colpa di una buca o di Pietro che perdeva il controllo. Per fortuna non ci sono stati incidenti, anche se a un certo punto Pietro si è preso un colpo contro la sedia, una parte metallica sotto l’occhio, perché mentre la spingeva ha preso una buca.

A metà strada, un culo non indifferente di trasporto a piedi, la Giusy si è ricordata che la raccolta dei rifiuti ingombranti è domani. Le ho detto che è lo stesso, andiamo a posare la roba nel posto davanti all’Oviesse, dai cassonetti, se non arriva a domani vuol dire ch qualcuno si prenderà le casse e le stereo vecchio e magari pure la sedia. Non è un problema. Arriviamo sotto i portici di Piazza Vittorio, c’è Paolo Sorrentino il regista che abita in zona che sta guardando le bancarelle. Non è la prima vlota che lo incrocio, l’altra volta sempre in piazza Vittorio c’era pure lui alla festa della porchetta, e ne valeva la pena perché a mezzogiorno io mi ero già scofanato due panini eccezionali con la porchetta e poi mi sono fatto pure quello di Pietro, che non lo voleva più.

A volte becchiamo anche Peter Otoole, che pure lui abita in zona, l’attore quello con la faccia lunga che fa i film di Batman, piace molto alla Giusi che quando lo vede se lo magna con gli occhi. Non sembra nemmeno un attore di Hollywood, sarà alto come me con la faccia lunga, ma de gustibus. Quando va al banco dei prosciutti, al Sir, c’è quello dei prosciutti che gli dice sempre Mister Otoole, c’è Mister Otoole, che te do? La Porchetta?

Abbiamo posato i rifiuti ingombranti, deo gratias, poi siamo andati al parco a piazza Vittorio. Alle giostre ho cambiato la solita cinque euro per Pietro, c’erano pure Giordano, Greta, poi è arrivata Bianca e l’aria era primaverile. Non si sono nemmeno menati troppo, Greta era vestita da Power Rangers e poi siamo andati a mangiare pasta buonissima con il tartufo da Tina e Stefano. Poi Stefano mi ha accompagnato a Termini, ho prelevato mia madre e siamo tornati da loro.

Mia madre mi ha portato un borsone, peso almeno 20 chili, di roba da sciare per la settimana prossima. Un kit da sci anni ’70-’80 da competizione, tutta roba mia o di bacci: piumini due, un McKees degli anni ’70 azzurro e un Gigi Rizzi rosso, maniche staccabili. Pantaloni da sci, tre paia, due attilati – un paio un po’ strettino, sembravo Nureiev il ballerino del Bolshoy. Guanti Dynafit anni ’70. Un paio di occhiali a specchio anni ’70, strettissimi, ma validissimi. Una maschera da sci Carrera, mi ricordo che me l’avevano regalata a Natale forse quando ho compiuto 8 anni. Pietro se l’è messa e non se la toglie più. Ho notato l’altra volta che oggi le maschere da sci sono un gadget che va per la maggiore fra i black block, il vintage metropolitano galoppa.

C’erano poi anche due fasce copri orecchie da panico al volante, una strettina con scritto “Look” sopra, azzurra, e una rossa veramente da madre coraggio. Dulcis in fundo, un ottimo paio di pedule da montagna marroni, praticamente nuove. Per la settimana bianca sono a posto. Belin, ci sono i miei amici con cui vado a sciare che mi hanno detto che faranno finta di non conscermi quando andremo a sciare insieme perché sono troppo vintage. Pietro è appena rientrato, mi ha ridato la maschera Carrera e mi ha detto che posso tenerla perché è troppo vecchia, belin.

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10 febbraio 2012

Dolore ai malleoli


Oggi nevica un po’, non ancora, anzi piove. Dovrebbe nevicare, più tardi. Sono venuto lo stesso al lavoro, perché a casa c’è Pietro e pure la Giusi, gli uffici pubblici e le scuole sono chiusi in vista della neve. Che non c’è ancora, ma c’è ancora tempo.

Una settimana fa ha nevicato sul serio, questa settimana ha fatto freddo, oggi se nevica sono messo bene perché ho le mie Timberland nuove ai piedi. Me le sono comprate domenica scorsa, dopo la nevicata e dopo il gelo ai piedi di venerdì scorso, per colpa delle mie vecchie Dr Martens che ho buttato nel cassonetto dopo cinque e più anni di onorato servizio. Non erano più impermeabili, le mie Dr Martens.

Le Timberland sono impermeabili, però fanno malissimo ai piedi. Esattamente sono due morse e schiacciano i malleoli e di brutto. Il primo giorno, appena me le sono comprate, non riuscivo quasi a camminare, ma mi sono fatto forza, ho pensato che meritano il rodaggio anche perché le desideravo dai tempi dei paninari e non ho mai avuto il coraggio di comprarmele per il prezzo e perché si vedesse che sono uno sensibile ai vestiti di marca, sono il classico consumatore di massa anche se non mi piace che si sappia in giro.

Adesso le ho usate tutti i giorni, tutta la settimana, ormai sono abituato al dolore di sottofondo. Forse va pure un po’ meglio, nel senso che fanno meno male ai piedi, anche se continuano a stringere i malleoli.

Forse le Timberland a scarponcino le producono apposta per farti male ai piedi e io non lo sapevo. Il commesso non mi ha detto niente, ma forse sono come le scarpe che ti danno a militare, che devono sempre farti un po' male, così ti stimolano la disciplina.

In questi giorni sto registrando per strada tutte le espressioni del volto delle persone che hanno indosso un paio di Timberland come le mie, quelle a scarponcino, giallo senape come dice la Giusi, che è un modo per demolire il mio acquisto, anche perché con il dolore al malleolo che sento mi è venuta già voglia di togliermele le Timberland e di buttarle nel cassonetto.

Sto studiando i volti dei proprietari di Timberland a scarponcino per vedere se dai loro sguardi si nota un’espressione di dolore al malleolo, come quella che devo avere io, dipinta sul mio volto da una settimana, anche se sono stoico e cammino piano e tengo i lacci slacciati per allentare la morsa. Per ora, non ho notato nulla di strano sui volti dei paninari che circolano per le strade e i marciapiedi di Roma. Però a me non mi fregano, perché tutti hanno le stringhe slacciate e quindi secondo me anche loro hanno i malleoli ingessati.

Ma chi lo sa, magari fingono anche loro che non gli fanno male i malleoli. Io non fingo, è vero che mi fanno meno male del primo giorno. Però è anche vero che male fanno male e di brutto per essere degli scarponcini da 160 euro. Uno le scarpe dovrebbe mettersele e non pensarci più di averle addosso. Se ci pensi vuol dire che ti fanno male e belin, a me i paninari mi sono sempre stati sulle palle tra l'altro e ho aspettato trent'anni per comprarmi le Timberland per non essere tacciato da paninaro fuori tempo massimo. Oltre il danno la beffa e fanno male ai malleoli.

In questi giorni, controllando le Timberland addosso agli altri, ho visto dei colori di Timberland che forse mi piacciono di più di quelle che mi sono comprato. E’ vero che l’erba del vicino è sempre più verde, però adesso, dopo il male ai malleoli e tutto il resto, non sono più sicuro che il colore che ho scelto, il classico giallo senape da paninaro, come dice la Giusi, sia il colore più bello. Ma ormai è troppo tardi. Giallo senape è un colore malaticcio, che ti ricorda la diarrea tra l'altro, e poi con questi carri armati se per caso pesti una merda sono cazzi tutti tuoi, mi ricordo una mia compagna di classe al ginnasio che ha pestato una merda con le Timberland e l'ha sparsa in tutta la classe e non riusciva più a toglierla in nessun modo da quanto sono profondi i carri armati della Timberland.

Che poi il turcco è usare un bastoncino di legno e togliere la merda dagli interstizi, con l'alcol o l'ammoniaca a portata di mano per disinfettare lo schifo.

La speranza è che usandole si ammorbidiscano, che le due maledettissime cuciture che mi stanno martoriando i malleoli si ammorbidiscano e che io possa mettermi le mie Timberland senza dover soffrire e senza dover fingere che non mi fanno male. Per il resto, le Timberland sono impermeabili e molto calde comode. Il carro armato è di cinque centimetri, e questo è buono perché ti alzano un po’. E ci mancherebbe ancora che non fossero impermeabili, belin, costano come due pepite d'oro e invece sono giallo senape.

Il carro armato delle Timberland è più alto di quello delle Dr Martens. Tra l’altro, questa settimana la fabbrica della Dr Martens è stata messa in vendita. Ho letto che sono scarpe nate dopo la seconda guerra mondiale, per i militari dell’esercito tedesco o forse inglese, le suole le producevano con i vecchi copertoni dei mezzi militari dismessi. Un tipo di scarpa che poi è stato lanciato sul mercato di massa e adottato da gente con lavori tipo il meccanico, l’idraulico, il poliziotto ecc. E alla fine sono diventati uno status symbol, un accessorio cult nel mondo dello spettacolo. E io le ho cacciate via nel cassonetto, belin, non mi hanno mai fatto male ai piedi in vita mia.

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03 febbraio 2012

Le mie DrMartens non sono impermeabili



Le mie DrMartens non sono impermeabili e me ne sono accorto oggi che nevicava. Sono uscito a pausa pranzo per la solita passeggiata da Torre Argentina fino al forno di Campo de’ Fiori e sono arrivato lì con i piedi fradici. Belin, un freddo ai piedi da geloni e poi ti dura tutto il giorno, con i calzini bagnati. Ma il punto non è questo, il punto è se le mie DrMartens siano mai state impermeabili prima, in passato. In realtà, non lo so, non mi ricordo.

Eppure, io dentro di me ho sempre pensato che le DrMartens fossero le mie scarpe per la pioggia ma oggi mi sono reso conto che non è così. Poi, all’uscita dal lavoro, me la sono fatta a piotte, perché non passavano autobus. Da Torre Argentina fino a Piazza Venezia, le piotte erano un lago ghiacciato, navigavo nell’acqua gelata, meno male che mi sono comprato un accendino in un bar, ero senza accendino e non poter fumare quando cammini al freddo, con i piedi gelati e fradici con le sigarette in tasca è un supplizio di Tantalo. Povero Tantalo, se lo incontrassi gli offrirei davvero un bel pranzo ai quattro palmenti alla Suburra.

Quando sono arrivato a piazza Venezia, tutti gli autobus andavano in deposito. Le mie DrMartens oltre tutto sono delle scarpe fredde, non sono così invernali come pensavo, e dire che io le consideravo le mie scarpe per l’invero e per la pioggia, ma non so più cosa pensare delle mie DrMartens. Forse, in realtà, sono delle scarpe estive, al massimo autunnali, che puoi usare quando c’è bel tempo e non fa freddo e mai quando piove anche se sembrano scarpe anti pioggia, ma non è vero.

Belin, ho appena ricaricato lo Zippo, da qualche tempo l’ho riesumato. Mi succede spesso di avere delle cose che metto da parte, come se me le dimenticassi, ma poi le ritiro fuori un bel giorno. Lo Zippo ha bisogno di un bel po’ di manutenzione, fra benzina, cotone incendiario e la pietrina. Ora l’ho ricaricato, non si accendeva, si vede che avevo messo troppa benzina. Alla fine si è acceso, ha fatto una fiammata che se non ci stavo attento mi bruciavo le ciglia. Ma per fortuna ci sono stato attento e poi le ciglia con lo Zippo me le sono già pelate una volta e quindi ci sto attentissimo. Mi piace lo Zippo quando è stracarico, fa delle fiammate da belzebù e poi è anti vento per davvero, non per finta o per pubblicità.

L’altra volta, ero a Torre Argentina, al telefonino. Stavo fumando, un tizio che parlava con una bionda fitto fitto mi ammicca con lo sguardo e mi chiede da accendere. Gli do lo Zippo, gli dico stai attento perché fa una fiammata da belzebù. Lui accendo, passa lo Zippo anche alla tizia con cui parlava, le accende e in tutto questo a me non mi guarda nemmeno. Poi mi restituisce lo Zippo senza manco ringraziare e ci aveva messo almeno un minuto fra accensione, accensione della tizia, conversazione bellamente a farsi i cazzi suoi con il mio Zippo per le mani ecc. L’ho mandato a cagare senza nemmeno passare dal via ma non penso che se ne sia accorto, la bionda era valida e me l'ha fatta pesare e calare dall'alto.

Il problema dello Zippo è che passa dalle stelle alle stalle in pochissimo tempo. Secondo me, consuma troppo con la funzione anti vento e poi rimane subito senza benzina. E' come quelle macchinone tremila di cilindrata, quelle americane, che consumano come delle spugne e poi ti lasciano a piedi in autostrada alle due di notte. Oggi lo Zippo scarico e sotto la neve con le sigarette in tasca mi sono dovuto fermare in un bar con le DrMartens fraciche e i piedi congelati per accattarmi un accendino simil Bic che tra l’altro sarà pure blu di plasticaccia ma è un lanciafiamme.

Poi, dopo che sono andato a piedi per i Fori quasi fino al Colosseo nella poltiglia pantano, ho preso l’autobus. Sul bus c’era la marea di gente, c’era la tele. Il mio oroscopo diceva che devo trovarmi un hobby che mi farà conoscere molta gente. Ho pensato a Facebook, o a qualche social network, ci sono entrato appena sono arrivato a casa e nell’elenco di Facebook ho visto un sacco di amicizie che devo accettare o ignorare. Un 50% delle persone non so chi sono, un altro 30% è gente che non so perché dovrei conoscerla e poi allora ho chiuso la pagina senza accettare né ignorare. Sono tutti lì, sul mio schermo se apro la pagina. Magari prima o poi chiedo o accetto l’amicizia, che poi secondo me Facebook è un lavoro e di hobbystico ha ben poco.

Come hobby, ho il mio blog che però lo sto un po’ trascurando. Anche perché io un hobby ce lo avrei pure, sarebbe quello di scrivere un romanzo. Soltanto che non so su cosa scriverlo e quindi mentre ci penso passa il tempo.

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