A tartufi con Mina
L’altro giorno sono andato a tartufi con Mina e me ne ha trovati sei. Sei bei tartufi uncinati, peso netto 113 grammi sulla bilancia. Una goduria, ce ne siamo già mangiati un po’ l’atro giorno, con i cavatelli e le alici, una boccia di rosso e oggi penso che faremo il bis. E’ domenica, e ogni volta che si apre il frigo a casa arrivano delle ventate di tartufo che sembra di essere in faggeta. Tocca mangiarseli.
Tutto questo non sarebbe possibile oggi se qualche anno fa, esattamente tre anni e mezzo fa, non avessi incontrato per caso Domenico, il mio istruttore e addestratore nel mondo del tartufo e dei lagotti, cani da tartufo meravigliosi. E’ stato lui ad accompagnarmi in questo nuovo viaggio nel bosco e nel mondo del tartufo e dei lagotti. Un viaggio in un’altra dimensione per me, in un altro mondo, che mi si è aperto per caso ma che ho subito intuito come un grande e imporvviso dono nella mia vita di cui sono davvero grato, perché oggi me lo godo alla grande.
Di questo sarò sempre grato a Domenico Felici, che come Virgilio con Dante nel suo viaggio nell’aldilà, mi ha accompagnato in questo nostro viaggio in un altro mondo, il mondo del bosco e del tartufo, insegnandomi a muovermi e dandomi da zero tutti gli strumenti per potermi destreggiare nel bosco senza perdermi e senza fare danni. Però ci vuole passione, applicazione e voglia di sacrificarsi perché se no non ce la fai a imparare. E questo me lo devo riconoscere, la tenacia e la voglia di imparare, tanto più partendo da zero. Però se ami il tuo cane e il bosco ce la puoi fare.
Andare a tartufi
Andare a tartufi con Mina è diventata una cosa bellissima, una piacevole possibilità nel weekend e a volte anche infrasettimanale, che sono in grado di fare da solo in sicurezza e discreta scioltezza. Ma tutto ciò sarebbe stato impensabile fino a tre anni e mezzo fa, visto che non avevo mai avuto un cane in vita mia e mai avrei pensato di averne uno tutto mio.
Tutto è nato perché volevo fare un bel regalo di compleanno a Giusy, mia moglie, che compiva 50 anni. Erano i primi di maggio, ero andato con la mia amica e vicina di casa Laura in campagna da lei. Aveva bisogno di un passaggio per prendere delle cose nel suo appartamento in campagna e mi sono offerto di accompagnarla in macchina.
L’incontro
Una volta lì, per le scale della palazzina a tre piani, abbiamo incontrato Domenico. Portava indosso la maglietta con il nome del centro cinofilo di Castelverde dove lavorava e abbiamo parlato dei suoi cani e della sua attività di addestratore di cani da tartufo. Io non avevo idea di cosa fossero. Non avevo mai visto un lagotto in vita mia e non sapevo distinguere uno schnauzer da un bassotto. Però il racconto mi aveva affascinato e poi ho pensato che i tartufi sono la passione di Giusy. E così, anche su spinta di Laura, ho cominciato a meditare l’acquisto del lagotto come regalo dei 50 anni di Giusy.
Il ragionamento è stato piuttosto banale: a Giusy piacciono i tartufi e ama da sempre i cani, che ha posseduto in gran quantità durante tutta la sua vita; Domenico è un addestratore e allevatore di cani da tartufo; io cerco un regalo per il compleanno per Giusy e un cane da tartufo è quindi l’ideale.
Il regalo
Un sillogismo classico che non fa una piega e che diversamente da molte altre volte nella mia vita (spesso sono un po’ inconcludente) in questo caso invece ho portato avanti con grande determinazione combinando l’incontro fra Giusy e Domenico in tempi stretti e accordandomi poi per l’acquisto di un cucciolo di lì a breve.
Per farla breve, a fine giugno abbiamo preso Mina che aveva due mesi.
Non sto a dire la gioia e i casini che ci ha portato in casa Mina. Un cane molto vivace e casinista che, complice il mio lassismo come educatore – praticamente le faccio fa re tutto quello che vuole – ha creato non poco caos in casa fra cacche e pipì sul parquet, scarpe mangiate, trapunte distrutte, cuscini sventrati ecc. Il tutto però con una iniezione di vitalità e pura gioia condivisa da tutta la famiglia, anche da nostro figlio Pietro che diverse volte mi ha poi accompagnato in questo viaggio di crescita nel mondo del lagotto romagnolo.
C’è da dire che il regalo di compleanno a Giusy è diventato un regalo più che altro per me. Nella mia testa le cose non dovevano andare così, ma alla fine così è stato nella realtà. I sillogismi e la logica, d’altra parte, sono fatti per essere capovolti dalla realtà che con la logica ha poco a che fare. Le cose più belle della vita arrivano quasi sempre da sé e per caso. E per fortuna che è così.
Il padrone
C’è stato però un piccolo problema: Mina doveva scegliere il suo padrone e alla fine, non si capisce come, ha scelto me. Questo è potuto succedere anche perché sarei stato io a diventare il suo conduttore a tartufi, perché una delle condizioni dell’acquisto di Mina è stata la mia volontà forte di farle imparare e di imparare io stesso ad andare a tartufi. I racconti di Domenico mi avevano davvero affascinato.
Tutti erano un po’ scettici sulla mia capacità di diventare un buon padrone di Mina. In effetti, ho molti difetti e come ho detto prima il mio lassismo è forse il principale motivo delle intemperanze di Mina, che si adegua al mio laisser faire o meglio alla mia pigrizia. E il cane spesso e volentieri, ma direi in modo legittimo, se ne approfitta. E’ tutta colpa mia. Faccio mea culpa e cercherò di avere un polso più fermo in futuro. E’ una questione di polso con i cani, se no tirano. Serve il polso duro e la museruola, anche per loro. Me lo dice sempre Domenico, ma io sono un po' come Corrado: più che un piccolo buffetto al cane non riesco a darglielo, così non si rende nemmeno conto se la sto rimporverando. Ma non è mai troppo tardi per imparare.
L’addestramento
Dopo la prima estate con Mina in Sicilia - ricordo quella volta che sul lungomare di Marina di Ragusa uscì da un cespuglio con un sorcio imbalsamato in bocca e che per toglierglielo dalle fauci ho faticato le pene dell'inferno, piccolo canetto delizioso e schifoso insieme - al rientro a settembre ho iniziato l’addestramento per la ricerca del tartufo con Domenico. Ogni sabato o domenica prendevo appuntamento e andavo al centro cinofilo per la lezione. Fare la Prenestina e arrivare al centro cinofilo di Castelverde è diventata una piacevole abitudine del weekend, fatta di radio con l’oroscopo di Branko e un piccolo viaggetto comunque nel verde e fuori città.
Io vivo in centro a Piazza Vittorio e quando saliamo in macchina per andare fuori Mina, cane da appartamento al cento per cento e regina di tutti i divani e letti della casa dove si acciambella con grandissima naturalezza, è sempre e comunque felice perché la riporto nel suo habitat, che resta il bosco.
L’addestramento è stato bellissimo. La cosa che mi piaceva di più era vedere la naturalezza con cui Mina cercava e trovava i tartufi che Domenico le nascondeva ovunque nel campo. E poi io cercavo di starle dietro, assecondando il suo fiuto e cercando di stare al passo con lei. Questo perché comunque la ricerca, e questo me lo ha insegnato Domenico, è un binomio. Cane e conduttore devono trovare il ritmo e muoversi insieme.
Ci è voluto del tempo e tante domeniche al centro di Castelverde, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Eravamo pronti per la prima uscita.
Prima uscita
Mina aveva sì e no quattro mesi. Piccola. Ma già cazzuta, con un fiuto innato da lagotto di lunga data. Quella mattina ho subito fatto una cazzata: le ho dato la sua pappa, prima di partire. Sui tornanti per arrivare in montagna ha vomitato l’anima, quindi prima avvertenza: non date la pappa al cane prima di andare a tartufi, sicuramente vomiterà in macchina. Piccoli incidenti di percorso, poi la giornata è stata fantastica e Mina si è divertita un mondo. C’era pure la neve ed è venuto anche Pietro, mio figlio, con cui abbiamo condiviso questa prima esperienza di libertà nel bosco. Mina era felice e ha ripassato tutte le buche degli altri lagotti esperti che erano con noi, c’era pure Giotto, suo padre. E naturalmente Domenico. Un imprinting indimenticabile. Come indimenticabile per me è stata la sensazione di entrare nella faggeta.
Io di mio sono stato tante volte in montagna, soprattutto a sciare con mio padre, da quando eravamo piccoli andavamo la domenica, partivamo presto io, mio fratello e mio padre verso le cinque e sciavamo tutto il giorno. Sarà anche per questo che mi piace svegliarmi presto e uscire con il cane nel bosco. una questione di imprintig famigliare. Chissà cosa direbbe mio padre se mi vedesse nel bosco con il cane, secondo me non ci crederebbe nemmeno e si metterebbe a ridere.
Piano piano abbiamo continuato l’addestramento fino all’estate. Tante simulazioni in casa, con il tartufino camuffato nel contenitore di plastica - quello giallo della sorpresina dell'ovetto Kinder - e nascosto ovunque (nelle scarpe, nei cassetti, negli armadi, sotto il letto ecc) e Mina che li cercava e li trovava sempre. Con quel nasone radar che si ritrova.
Bianchetto
Già a febbraio-marzo ho cominciato ad uscire sempre più spesso anche con Claudio, che abbiamo rivisto l’altro giorno, un altro appassionato istruttore di tartufi che mi ha portato con sé insieme a Mali e Otto, i suoi cani. Siamo andati tante volte a bianchetti insieme ed è stato un grandissimo maestro di pazienza. E’ stato importante andare con Claudio, superare la pigrizia dell’uscita e imparare che anche se torni a mani vuote quello che conta è che il cane e tu stesso state nel bosco insieme. Nella natura. Se arriva il tartufo bene, se non arriva pace. Sarà per la prossima volta. L'importante è uscire e andare in quell'altro mondo, per stare di qua c'è sempre tempo e poi ti ricarichi le batterie nel bosco.
Andare a tartufi come andare a pesca
Andare a tartufi è come andare a pescare. Non c’è nessuna garanzia che tu li trovi. E’ per questo che quando lo trovi sei felice. Devi essere un po' uno che ama scommettere, che accetta di rischiare, la possibilità di tornare a mani vuote c'è eccome. E’ una specie di miracolo. Dal nulla, ecco che c’è un bel tartufino che ti rotola nelle mani. Una pesca miracolosa dalla terra. Tutto grazie al radar di Mina. Che viene lautamente premiata per questo con i premietti di parmigiano che ti porti dietro, o i wurstel di Domenico quando c'è, e che spesso e volentieri, stronzetta e velocissima più di Nembo Kid, se li mangia direttamente lei i tartufi. La bastarda.
Non sai quante volte glieli ho tolti mezzi mangiati dalla bocca. E quante volte l'ho vista masticare, a ganasce piene, seduta un po' più in là. Una volta aveva il tartufo fra i denti, mi ha gurdato e poi lo ha sbranato, la stronza maledetta. Ma cosa le vuoi dire, è un mito a trovarli, senza di lei tutto questo non sarebbe possibile, e quindi sta a me semmai diventare più veloce per salvarmene un po’ di più.
Di solito li trovo lì, vicino dietro la buca che Mina ha fatto, trascinati all’indietro dal suo scavo frenetico, recuperati dalla "risalita del cono d'ombra". Poi si ferma, setaccia la terra dietro di lei, e individua il tartufo. E lì tac, intervengo e salvo il tartufo dalle sue grinfie. E poi la premio col parmigiano. Amen, sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato. Tartufo in saccoccia.
Primavera estate
A primavera estate Domenico mi ha portato con lui, sempre nel bosco, Mina ha cominciato a trovare tartufi sempre più spesso, dopo i bianchetti primaverili sono arrivati gli scorzoni estivi, e io mi sono sempre più abituato a stare al suo ritmo di cerca, molto elevato.
Mina nel bosco è velocissima. Quando cerca il muso a terra, il fiuto veloce, le movenze seguono le tracce di odore e quando scava è una trivella. All’inizio è scavo selvaggio, come una ruspa. Poi, man mano che passa il tempo, la ricerca si fa meno frenetica e più tranquilla e più mirata. Ed è qui che bisogna alzare le antenne.
Poi ho fatto l’esame per il patentino, Domenico mi ha dato tutto l’occorrente per studiare e per passarlo. Avevo studiato tutti i quiz e mi ero ben preparato. L’ho passato subito alla prima. Ora potevo andare da solo nel bosco. Pazzesco.
La faggeta
A novembre Domenico mi ha portato su un bel monte in una faggeta meravigliosa. Ci si arriva direttamente con la macchina. Si parcheggia e sei nel bosco, nell’altro mondo. Tipo la serie "Stranger Things", che vanno tutti nel mondo di sotto. Lo stesso quando vai in faggeta. Ti lasci dietro Piazza Vittorio, il lavoro, la città, il traffico, Roma, le cose da fare, la settimana ed entri in un’altra dimensione. Come l’Inferno di Dante, che può essere Inferno ma anche Paradiso.
Da solo nel bosco
L’aria in faggeta e i colori e gli odori e le sensazioni sono completamente diverse e rigeneranti. Sembra di essere in un'enorme bombola d'ossigeno che ti avvolge e tu respiri a pieni polmoni. Dopo la prima volta in faggeta Domenico mi ha detto, vai tu. Vai da solo, sei pronto. Devo ammettere che ero un po’ spaventato la prima volta. Ma poi dopo un quarto d’ora Mina ha trovato un bel tartufo e la mia felicità era alle stelle e non mi sentivo più solo per niente. Anzi. Ero al settimo cielo e con me c'era Mina. Dopo un anno di addestramento ero riuscito nel miracolo, grazie a Domenico, andare da solo a tartufi con il mio cane e trovarne uno. Ero raggiante. Per me era come aver vinto il campionato dopo essere stato promosso dai dilettanti in serie A in pochissimi anni. Un miracolo sportivo in faggeta.
Considera che non avevo mai visto un cane in vita mia, se non di straforo e per interposta persona. L’arrivo di Mina nella nostra vita è anche legato ad un periodo eccezionale, ovvero il Covid. Quando l’abbiamo presa eravamo in pieno Covid e per questo dico che non tutti i mali non vengono per nuocere, perché senza Covid una follia come prendere un cane in piazza Vittorio non penso che l’avrei mai pensata di fare.
Dalla prima volta nel bosco ce ne sono state decine. Praticamente tutti i weekend vado a tartufi da solo. L’altro giorno siamo tornati con Domenico nella faggeta dove mi aveva portato la prima volta, quando Mina mi vomitò tutta la macchina di crocchette, e come dicevo all’inizio ne ha trovati sei. Sono felice di questo, è una gioia uscire nel bosco con Mina. Ogni volta imparo qualcosa di nuovo sul cane e su me stesso. Adesso sono più tranquillo ma non è sempre così.
Paura
A volte ho anche avuto paura. Ad esempio, quando è calata la nebbia o si è messo a nevicare o quando ho perso l’orientamento nel bosco. Bisogna restare calmi, non farsi prendere dal panico, avere sempre dei punti di riferimento con cui orientarsi. Muoversi in base alle proprie possibilità. Non andare in sbattimento. Non farti salire troppo il battito.
Domenico mi ha raccontato diverse volte in cui si è trovato perso nel bosco a chilometri dalla macchina, ad esempio nella nebbia fitta. Allora bisogno fare passo dopo passo, senza panico. Ma ci vuole sempre prudenza. Una volta Domenico ha perso le chiavi della macchina, nella neve nel bosco. E’ stato alla fine il suo cane, il mitico Giotto a ritrovargliele. Mai perdersi d'animo. Perché le vie del lagotto sono infinite.
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